Cultura

L’ora del dialogo

Parla Carlo Balestri supporter bolognese e collaboratore della Uisp

di Daniele Biella

Ancora una volta le violenze dei tifosi hanno guadagnato le prime pagine di tutti i giornali. Tante analisi, commenti di esperti. Vita è saltata dall’altra parte della barricata: è andata a sentire le loro ragioni. Intervistando Carlo Balestri, storico supporter del Bologna e responsabile del Progetto Ultrà della Uisp (Unione italiana sport per tutti).

Si aspettava quello che è successo?
Siamo alle solite, sono stanco di queste cose. Perchè già nella partita precedente i tifosi del Napoli avevano esposto uno striscione con scritto “Tutti in treno”, e 1500 dei 2mila arrivati in stazione per prendere il 9.12 per Roma avevano già contattato le Ferrovie, e comprato il biglietto del treno.

E quindi?
 Quindi l’Osservatorio, di cui fanno parte, oltre a Forze dell’ordine e Lega Calcio, anche le Ferrovie, sapeva di quel viaggio in massa. E non ha fatto niente. Ovvero, ha lasciato mischiare i tifosi con viaggiatori normali, scatenando il caos che poi, sommato al ritardo, ha dato alla testa a gruppi di sbandati. Invece bastava dare loro, organizzandolo prima, un treno speciale. Di sicuro non l’avrebbero ridotto in quello stato. Mi chiedo: a cosa serve l’Osservatorio?

Appunto, a cosa serve?
Oggi serve solo per decidere quanti poliziotti mandare in ogni stadio, oppure per punire o vietare le trasferte, come si è visto. Il che non è una soluzione.

Quali sono le soluzioni?
Oltre a una maggiore organizzazione dell’Osservatorio nel prevenire e limitare i rischi, bisogna dare più credito al mondo Ultrà. Lo dico conoscendolo bene. Se c’è dialogo, c’è anche più responsabilità dalla parte dei tifosi. E si ottengono risultati insperati. Questo dialogo, ad esempio, ha portato in Inghilterra a non avere alcun problema di ordine pubblico durante le partite di Chelsea e West Ham, due gruppi storicamente nemici.

L’Inghilterra non è l’Italia…
Esatto: in Italia, purtroppo, si è all’opposto, alla criminalizzazione preventiva, ai divieti, come quelli assurdi di portare tamburi, megafoni e altro materiale coreografico. In questo modo anche i tifosi “buoni”, quelli che prima si sfidavano a chi faceva la coreografia più bella, rischiano di entrare nel calderone di quelli cattivi.

Ma su quel treno non si potevano dividere i buoni dai cattivi…
Non fa parte del mondo Ultrà distruggere tutto. Piuttosto, è opera di singoli gruppi di teste calde, esasperate anche dal fatto che, visto il ritardo, non avrebbero visto la partita per la quale avevano già pagato il biglietto.

E le infiltrazioni della camorra?
Ogni società è figlia del suo contesto, e la tifoseria di una squadra è un’unione di gruppi di diversi quartieri cittadini. A Napoli ci sono quelli in mano alla camorra, quindi viene da sé pensare a componenti del tifo con logiche camorristiche. Ma sono parti del sistema-tifo, non rappresentano quindi l’intero sistema.


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