Famiglia

I benefici dell’alimentazione nel tumore al seno: una ricerca

Lanciato il progetto Diana 5, si indagherà sui benefici di una diversa alimentazione e di uno stile di vita più sano contro le recidive del cancro al seno

di Antonietta Nembri

Un’alimentazione più naturale come aiuto nel ridurre le recidive del tumore al seno. È l’obiettivo del progetto Diana 5 che ha avviato il reclutamento di almeno duemila donne, operate al seno negli ultimi cinque anni, alle quali sarà proposto di cambiare completamente lo stile di vita e di alimentazione.
Lo studio, sostenuto e finanziato dal ministero della Salute, dall’Airc e dall’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (attraverso l’8 per mille donato all’associazione di volontariato Lega Vita e Salute onlus), è stato progettato dalla Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che ne seguirà anche il coordinamento insieme all’Istituto europeo di oncologia e vedrà la collaborazione di altri centri. Oltre a Milano, infatti, la ricerca sarà svolta a Torino, Perugia, Palermo, Napoli, Potenza e Avezzano (L’Aquila).
Nel presentare il Progetto Diana 5, il professor Franco Berrino, direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale Tumori, ha sottolineato come i cambiamenti avvenuti nella dieta e negli stili di vita occidentali abbiano favorito numerose malattie. «Il passaggio a una dieta ricca di cibi troppo raffinati, un consumo elevato di prodotti animali e una vista troppo sedentaria e al contempo stressante hanno portato a favorire alterazioni endocrino – metabiliche legate allo sviluppo di numerose patologie cronico – degenerative, prima poco frequenti nella popolazione. Adottare un’alimentazione più naturale e mantenersi in buona forma fisica per tutta la vita diventa, quindi, il metodo più efficace per difendersi dalle malattie» ha osservato Berrino che ha spiegato i principi cardine della nuova dieta che sarà proposta alle donne che parteciperanno al progetto: più fibre, meno zuccheri e proteine, meno grassi, ma anche più attività fisica. Ma come fare per cambiare completamente la dieta in un mix tra principi della cucina macrobiotica e della tradizione mediterranea «quella di una volta», ha precisato il professore Berrino? Per le donne che aderiranno al progetto e saranno scelte per lo studio (si conta di contattarne almeno 4mila per reclutarne duemila che rispondono a una serie di specifiche scientifiche) sono in programma corsi di cucina che del resto sono già attivi al Campus Cascina Rosa (dietro l’istituto tumori di Milano in via Vanzetti) «ma pensiamo anche a incontri, gite, pranzi e cene insieme oltre a dar vita a un gruppo di acquisto solidale». Fagioli, lenticchie, tofu, legumi, quinoa e tanti altri ingredienti sono quelli che Berrino indica far parte della dieta e della nuova cucina. «Per quanto riguarda le malattie cardiache e il diabete la correlazione con il cibo è già sperimentata, ma lavorando sull’alimentazione ci sono anche altre patologie, come il morbo di Alzheimer, per le quali si possono trovare correlazioni con lo stile di vita», osserva indicando come strategia dello studio: ricette mediterranee tradizionali e macrobiotiche «le filosofie orientali» ha osservato riferendosi ai principi della macrobiotica «sono arrivati a delle conclusioni cui noi giungiamo oggi dopo studi di fisiologia e biochimica».
Lo studio che durerà alcuni anni parte da un’ipotesi di riduzione delle recidive del tumore alla mammella di circa il 30 per cento «ma anche se sarà solo il 20% ci sarà una potenzialità statistica». Al 2002 (ultimi dati certi) tra le malate dignosticate la sopravvivenza era dell’80 per cento, senza recidiva al 77% «ma le cose sono molto migliorate negli ultimi sei anni».
«Diana 5 è una bella sfida» ha detto Bernardo Bonanni della divisione di prevenzione e genetica oncologica dell’Ieo. «Siamo in grado oggi di valutare il rischio oncologico nelle persone sane e sono in corso ricerche per offrire opportuntità per la riduzione di tale rischio: che includono misure farmacologiche, soprattutto per i soggetti ad alto richio, e misure dietetiche e di adegueto stile di vita. Sempre più studi indicano che dieta e attività fisica aiutano fortemente sia le persone sane sia i pazienti già affetti da tumore nella riduzione del rischio».

Saranno due i gruppi di donne che saranno seguiti: al primo i ricercatori forniranno indicazioni su dieta e attività fisica, mentre al secondo sarà proposta una marcata modifica delle abitudini alimentari e attività fisica attraverso incontri, corsi e seminari. La ricerca non andrà a influenzare l’utilizzo di farmaci in corso.
Al reclutamento possono rispondere le donne tra i 35 e i 70 anni, che hanno avuto un tumore alla mammella negli ultimi cinque anni e che non hanno avuto recidive. Occorrerà essere disponibili a sottoporsi a un prelievo di sangue e a misurazioni del peso, della circonferenza vita, della pressione arteriosa e a compilare questionari periodicamente. Ma soprattutto essere disponibili a modificare la propria alimentazione e lo stile di vita.

Le donne interessate ad aderire a Diana 5 o ad avere maggiori informazioni può contattare la segreteria del progetto: diana@istitutotumori.mi.it


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