Formazione

Che razza di scuola sarà?

Quando la campanella suonerà, migliaia di scolari si troveranno a fare i conti con una lingua e cultura sconosciute. Lo dice il Censis. E i maestri. Che non sanno che pesci pigliare...

di Giampaolo Cerri

Mohammed, Juan, Drazen: presenti. A settembre la campanella suonerà per una scuola italiana sempre più multietnica. Secondo una ricerca del Censis, nell?ambito del progetto europeo Child Immigration Project, saranno quasi 20 mila i minori immigrati che entreranno nel nostro sistema scolastico per effetto dei ricongiungimenti familiari. Una presenza che si fa quantitativamente sempre più significativa. I dati ufficiali relativi parlano di 63.000 alunni stranieri (precisamente 63.199). Di questi circa 6.400 provengono da Paesi sviluppati, un numero pressoché costante ormai da molti anni. Quasi il 90% degli alunni stranieri (pari a 56.713) proviene, invece, da Paesi in via di sviluppo. Il loro numero è andato crescendo soprattutto negli anni ?90; basti pensare che nell?anno scolastico ?83- ?84, gli alunni provenienti da paesi extra-europei nel periodo dell?obbligo erano poco meno di 4.000. L?universo dei minori di origine immigrata è molto più vasto di quanto non si pensi. Cresce il tasso di bambini nati da genitori stranieri; ad esempio, nel 1997, a Milano sono stati 1.079 i bambini nati da papà e mamma cittadini di paesi in via di sviluppo. Tra il 1996 e il 1997, le richieste di ricongiungimento familiare sono aumentate di quasi il 70%, passando da 18.669 a 31.642, e i primi dati di quest?anno indicano che la crescita continua. Il 77% delle richieste sono già state accolte, e di queste, circa il 34% riguarda gli under-14. Nascite e ricongiungimenti vanno ad alimentare la popolazione dei minori stranieri. Dal ?96 al ?98 il numero degli stranieri con prole, regolarmente soggiornanti, è aumentato del 37%, arrivando a 163.907 unità. Secondo le stime del Censis sarebbero più di 170.000 i minori stranieri residenti in Italia. E la scuola? Purtroppo è già in ritardo. «I 20 mila nuovi bambini immigrati dell?anno 2000», dicono al Censis, «atterreranno in un mondo scolastico in cui la maggior parte degli attori, alunni e insegnanti, non è ancora preparata per il loro arrivo». La presenza di bambini con una tradizione familiare, culturale e religiosa così diversa da quella dei loro coetanei italiani investe con la sua problematicità tutto il sistema: dal mondo dell?insegnamento, alla dirigenza, all?editoria scolastica. Molte scuole hanno cominciato spontaneamente ad attrezzarsi, ma manca un?applicazione estesa e approfondita delle indicazioni ministeriali per l?educazione interculturale. Si tratta di esperienze limitate, sia nel tempo che nelle risorse, e che si traducono per lo più in brevi corsi per il personale oppure in moduli di animazione per gli alunni. «Le richieste che ci arrivano dagli insegnanti riguardano soprattutto l?insegnamento dell?italiano agli stranieri», spiega Edoardo Lugarini, direttore de La Nuova Italia, uno dei maggiori editori ?scolastici? italiani. Che vede segnali contraddittori: «Da un lato c?è l?emergenza di misurarsi con ragazzi che non parlano la nostra lingua, dall?altra la difficoltà a confrontarsi con mondi poco conosciuti: proporre in un steso di narrativa un racconto di uno scrittore nigeriano, o più in generale, non occidentale, è un?operazione che spesso rischia il rifiuto». Per Vittoria Calvani, direttrice editoriale-scuola della Fabbri, «la sensazione diffusa fra gli editori è che il tema immigrazione stia per affiorare in maniera esplosiva». Lo testimoniano le numerose telefonate che giungono alla casa editrice da parte di insegnanti. «La strada percorsa finora», conclude, «ci porta a dare un taglio meno eurocentrico ai nostri testi e ad affrontare argomenti inediti». Le cifre Richieste di rincongiungimenti familiari presentate 31.642 Richieste gà accolte 24.360 Richieste per bambini 8.280 Bambini immigrati presenti in Italia 170.000
Scuole con esperienze multiculturali
Nord Centro Sud Elementari 46% 45% 24%Medie 40% 30% 20%

Fonte: dati Censis

Non sono tutti uguali
Agli insegnanti che entreranno nelle scuole italiane con i prossimi concorsi, consiglierei innanzitutto di dimenticare la propria personale esperienza scolastica. Chi è andato a scuola venti-venticinque anni orsono troverà una realtà profondamente diversa e quindi è essenziale che si disponga psicologicamente e culturalmente a un profondo cambiamento. Molti docenti, specialmente nella scuola dell?obbligo, avranno a che fare con bambini stranieri: è essenziale che si guardi all?integrazione di questi studenti come ad un processo che si attua con la necessaria gradualità, rispettoso delle differenze e che non pretenda di fare ?tabula rasa? di un patrimonio personale di cultura e di tradizione familiare. È fondamentale non far finta che le differenze non ci siano il più grosso errore che chi insegna può compiere è pensare: ?Per me sono tutti uguali?. La diversità, specialmente quella linguistica, deve essere anzi valorizzata e può diventare la ricchezza del gruppo, quindi fattore chiave dì integrazione. Il rischio più grande é la forzatura. L?esperienza pedagogica di Paesi che questi problemi li hanno vissuti prima di noi, come la Gran Bretagna e la Germania, ci ricordano che l?integrazione scolastica che non nasce da un processo armonico, e valorizzatore della diversità del bambino, finisce sempre per non lasciare tracce e per sgretolarsi nel tempo. pedagogista, docente dell?Università di Bologna

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