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Roccella su testamento biologico: dopo la Cassazione serve una legge

Eugenia Roccella interviene al Meeting di Rimini e parla di "biopolitica"

di Antonietta Nembri

da Rimini

Eugenia Roccella, sottosegretario al Lavoro, salute e politiche sociali, intervenendo al Meeting, ha affrontato il tema del testamento biologico e di un’eventuale legge per regolamentare le dichiarazioni anticipate di trattamento, commentando gli articoli apparsi nella giornata di sabato 30 agosto sull’Unità in merito al caso Englaro. E, in particolare, contro le affermazioni del medico della ragazza, ricorda che «è impossibile ritenere gli stati vegetativi come permanenti perché mancano le ricerche scientifiche». Anzi il ricorso fatto dalla procura si basa proprio sull’idea di irreversibilità degli stati vegetativi che era alla base della sentenza che ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.

Per Roccella occorre parlare di “biopolitica” che è una questione di potere sui corpi. «Io ritenevo che l’articolo 32 della Costituzione fosse una tutela sufficiente del diritto alla salute, ma con la sentenza della Corte di Cassazione del 16 ottobre scorso le cose sono cambiate, vi sono alcuni criteri rischiosi» ha continuato. «Eluana non ha scelto niente, mentre ci deve essere il consenso informato, non basta fare riferimento agli “stili di vita”. A questo punto l’unico modo per mettere i paletti è una legge», ha osservato ricordando di rimanere comunque diffidente su norme che possano regolare il passaggio tra la vita e la morte «ma, a questo punto, ciò non impedisce che si possa fare una buona legge garantista che ponga dei paletti sulle relazioni tra medico e paziente e che non susciti la tendenza a suicidarsi o legittimi l’uccidere». Ha inoltre ribadeto che l’idratazione e l’alimentazione non sono da considerarsi delle cure, ci sono tante persone come i bambini molto piccoli, o i malati di Alzheimer che non sono in grado di alimentarsi da soli.

Per Roccella la legge dovrà essere comunque garantista e contenere la difesa della vita. «Ritengo incredibile che per far morire una persona bastino dichiarazioni rese a testimoni in età adolescenziale, come nel caso di Eluana, mentre per un banale passaggio di proprietà occorre il notaio. A questo punto è meglio una legge per che dia almeno lo stesso criterio di garanzia che c’è per i beni materiali anche per la vita».

 

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