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Meeting, l’anno prossimo si parlerà di “La conoscenza è sempre un avvenimento”
Nella conferenza stampa finale presentato il titolo dell'edizione 2009, la trentesima
da Rimini
Dopo il Meeting del desiderio e della libertà, dopo quello della ragione e quello della verità, il titolo del Meeting 2009 (a Rimini dal 23 al 29 agosto) è: “La conoscenza è sempre un avvenimento”.
«La conoscenza», ha detto Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, «è il primo gesto, l’atto fondamentale che una persona compie nel suo rapporto con la realtà. La parola avvenimento è una parola grande e larga».
Come vuole la tradizione la conferenza stampa di chiusura del Meeting lancia il titolo dell’edizione successiva, quella dell’anno prossimo sarà la trentesima, e tira un po’ le somme della settimana appena trascorsa che ha visto muoversi tra i padiglioni della Fiera riminese 4mila volontari e oltre 700mila presenze, che hanno mostrato la realtà di un popolo «per il quale la fede è l’esperienza di una soddisfazione perché corrisponde al bisogno che ogni uomo è, ed è l’inizio di un percorso della conoscenza che fa entrare ogni volta di più nella realtà da protagonisti»
I sette giorni di incontri, mostre, conferenze hanno mostrato che la gente non parte da discorsi o da idee astratte, ma è colpita da una presenza. «In questo senso il messaggio del Santo Padre è stato il segno di una presenza familiare al popolo del Meeting e ha indicato l’ipotesi di lavoro che ha segnato tutta la settimana: “Il Meeting vuole ribadire che solo Cristo può svelare all’uomo la sua vera dignità e comunicargli l’autentico senso della sua esistenza… Ecco dunque il protagonismo… ci vuole suoi collaboratori per la realizzazione del suo Regno”» si legge nel comunicato stampa finale.
Gli incontri del ciclo “Si può vivere così” hanno offerto la testimonianza di persone appassionate alla propria umanità, che nell’incontro cristiano hanno trovato la risposta al bisogno infinito del loro cuore e sono diventate perciò protagoniste come Vicky e Rose tra i malati di Aids di Kampala, Cleuza e Marcos Zerbini tra i senza terra di San Paolo, padre Aldo Trento ad Asunción, Rosetta Brambilla a Belo Horizonte, suor Elvira e Margherite Barankitse. Che sono rimasti nella testa e nel cuore della gente, perché testimoniavano una chiarezza di sguardo sulla vita fino al riconoscimento di Cristo come una presenza reale. «Il loro dire di sì al Mistero – prosegue il comunicato finale – li ha resi protagonisti e questo è all’origine anche del cambiamento sociale che le loro storie hanno documentato».
E nel tirare le somme degli intensi giorni del Meeting non poteva mancare la mostra sulle carceri: «una continua possibilità di incontrare la stessa novità nella presenza fisica dei carcerati che facevano da guida, mostrando un’altrimenti impossibile libertà».
Il comunicato finale infine segnala: «Gli interventi di personalità della Chiesa, dal cardinale Bagnasco al cardinale Tauran a monsignor Mamberti, fino ai vescovi Pezzi, Fisichella, Negri, Hinder (vicario apostolico d’Arabia Saudita) ha reso evidente che l’apertura verso l’altro nasce dalla coscienza della propria identità e che la fede cattolica mette nelle condizioni ottimali per incontrare chiunque sulla base della comune esperienza elementare, come è accaduto con gli anglicani Hauerwas e Milbank, con gli ortodossi Mescrinov e Polujanov, col buddista Habukawa e con l’ebreo Weiler. In un momento in cui la situazione internazionale è confusa e carica di tensioni, il Meeting, fedele alla sua storia, è stato il luogo di un dialogo per la pace, i diritti dell’uomo e la convivenza tra i popoli, con personalità internazionali come l’ambasciatore Usa Mary Ann Glendon, il segretario della Lega araba Moussa, gli economisti Krueger e Attali.
Quanto alla politica, particolarmente quest’anno in primo piano sono stati i temi – quali federalismo, welfare, sussidiarietà, istruzione – e non il gossip o le schermaglie fra avversari. Più d’uno fra i politici e imprenditori presenti a Rimini si sono sorpresi nel riconoscere che il Meeting reale è cosa del tutto diversa e ben più interessante rispetto a quello troppo spesso rappresentato nei media.
Al Meeting si è rinnovato l’incontro con intellettuali e scrittori che hanno documentato che la cultura non è un fenomeno da accademia, ma nasce all’interno di una appartenenza e si documenta come coscienza critica e sistematica di un’esperienza. Questo hanno testimoniato Aaharon Appelfeld, Michael O’Brien, John Waters e Gianpaolo Pansa, Javier Prades, Enzo Bettiza e Ivanovna Ljudmila Saraskina».
Al Meeting si sono incontrate e raccontate persone diversissime, «la diversità degli altri ci interessa, anzi ci è necessaria», ha detto ancora Guarnieri ricordano don Giussani. E ricordando la battuta di Sposetti nel paragone Meeting – Festival dell’Unità ha ricordato che l’esperienza riminese «è un’altra cosa perché non nasce dalla politica, ma da un’esperienza vissuta, dalla passione reale e condivisa per la vita degli altri». Infine, ha ricordato che gli anni in cui nasceva il Meeting sono gli stessi al centro del libro “Uomini senza patria” che raccoglie le conversazioni di don Luigi Giussani con gli universitari di Comunione e liberazione nei primi anni Ottanta e che è stato protagonista dell’incontro conclusivo con Eugenia Roccella, sottosegretario di Stato al Lavoro, politiche sociali e Bernard Scholz, presidente della CdO.
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