Formazione
Meeting, “Non di solo Stato vive la scuola”
Il ministro Gelmini al Meeting: la scuola non è un ammortizzatore sociale. Praticantato per gli insegnati
Da Rimini
Sul tavolo tutti i temi caldi della scuola. Non è una novità per il Meeting di Rimini, come ricorda Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che ha moderato l’incontro con la ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e Mariapia Garavaglia, membro della Commissione Istruzione Pubblica e Beni culturali del Senato nonché ministro ombra all’Istruzione, citando i tanti responsabili del dicastero di viale Trastevere che hanno partecipato al Meeting, da Berlinguer alla Moratti, a Fioroni lo scorso anno.
Gelmini e Garavaglia sono state chiamate a rispondere alle domande incalzanti di Vittadini su libertà di educazione, autonomia e proposta di trasformare le scuole in fondazioni, sul fondamentale tema della parità, ma anche sul metodo di reclutamento degli insegnanti e sul concetto di valutazione. Un confronto serrato scandito dagli applausi di un’affollatissima sala, dove l’applausometro ha premiato più la Gelmini della Garavaglia.
Oggi è anche il giorno in cui sono stati resi pubblici i dati di bilancio del ministero dell’Istruzione dai quali si evince che quasi il 97% della spesa è bloccata per gli stipendi. Ma ora è il momento dei tagli, quelli annunciati in Finanziaria. «Il problema è che non ci dicono dove sono gli sprechi, questi tagli sono orizzontali», ha osservato la senatrice Garavaglia che ha voluto ricordare come se è vero che in Italia il rapporto è di un insegnante ogni 9 studenti e in Europa è di uno a 12 «si tratta di un dato che ci deve riempire di orgoglio, perché noi abbiamo gli insegnati di religione e quelli di sostegno. Noi i bambini in difficoltà li affidiamo alla scuola, all’estero sono affidati ai servizi sociali». Sui tagli la ministra ombra si è detta favorevole là dove ci sono sprechi, ma ha deplorato il fatto che andando avanti con decreti o provvedimenti di fiducia si toglie spazio al dialogo e al confronto in parlamento.
«Se dipendesse solo dalle risorse la nostra sarebbe la miglior scuola d’Europa. Ma la qualità della scuola non dipende dai soldi investiti ma dal progetto educativo» ha detto la ministro Gelmini che ha anche ribadito come «le scuole non statali ottengono risultati migliori spendendo meno». Sul bilancio bloccato del suo ministero ha osservato che è «ingessato in stipendi bassi che non nobilitano gli educatori. E’ finita un’epoca, la scuola non è un ammortizzatore sociale perché questa scuola non ci soddisfa. So di non avere la bacchetta magica, sono pronta al confronto ma smettiamola di dire che servono più soldi: spendiamoli meglio invece». La proposta di Gelmini è quella di non finanziare più il costo storico, ma per liberare risorse occorre premiare non solo l’anzianità di servizio, ma il merito «se vogliamo scommettere su una scuola di qualità occorre impiegare meglio le risorse» e il modo sarà indicato nel Piano programmatico per la scuola che sarà presentato ai primi di settembre.
Altro tema è quello dell’autonomia che Vittadini ha ricordato la proposta fatta proprio al Meeting dello scorso anno da parte di Fioroni di trasformare la scuole in Fondazioni, «anche per le scuole statali». Per Garavaglia l’autonomia appartiene alla sussidiarietà, ma «l’autonomia costa, se è una priorità del paese occorre spendere meglio e sull’autonomia ci vogliono i fondi. Noi – ha ribadito la ministra ombra Pd – continueremo sulla scia di Fioroni. Con un’autonomia più spinta ci sarà più concorrenza con la possibilità di fare un confronto tra capacità educative e gestionali delle singole scuole. Però senza soldi anche il progetto educativo non ha strumenti». Ha suscitato applausi Mariastella Gelmini quando ha detto «quando tutte le scuole saranno fondazioni quello sarà un bel giorno». Tra i vantaggi una governance più snella e una maggior responsabilità decisionale. E su un di più di autonomia «non ho paura di un dimagrimento del mio ministero né di dare fiducia ai protagonisti della scuola: diamo ai dirigenti la possibilità di decidere», ma occorre evitare dibattiti ideologici sulle fondazioni. «occorre cambiare anche il modo di reclutare gli insegnanti che vanno premiati sulla base del merito». E come rispondendo a Garavaglia ha obiettato che «l’autonomia non costa di più. Oggi la scuola è una macchina con il motore che non funziona, non serve mettere più benzina, occorre aggiustare il motore » e ha portato l’esempio della regione Lombardia. Su questa linea ha annunciato anche la creazione di un ufficio alla semplificazione «finora si è lavorato per sommatoria, vanno eliminate le leggi contraddittorie».
Si è parlato anche della moratoria sulle Sis «Dovevano essere chiuse perché non si devono distribuire illusioni» ha detto la ministro Gelmini che per il reclutamento degli insegnanti punta invece a una sorta di praticantato «l’insegnamento si basa sull’esperienza non solo sulle conoscenze, tenere una classe è un’esperienza unica, quindi invece che due anni di studio in più è molto meglio il praticantato», sempre sulla figura dell’insegnante il ministro ha sottolineato il fatto che chi insegna non deve solo trasmettere dei saperi e delle conoscenze, ma ha anche una funzione educativa». Mariapia Garavaglia ha ricordato che anche il Pd aveva presentato un emendamento per interrompere le Sis e poi ha osservato che «non è detto che alla fine del praticantato si sia in grado di insegnare» e sulla necessità di mettere la persona la centro nel mondo della scuola, come detto da Gelmini, ha ricordato quanto scritto da Fioroni in un decreto dello scorso anno che parlava proprio di centralità della persona.
Tema caro al popolo del Meeting da sempre è quello della parità scolastica. E per rispondere la ministro Gelmini è partita dal progetto di legge sull’introduzione dell’educazione civica: «Non possiamo chiedere di conoscere la Costituzione quando noi siamo i primi a tradirne i principi. Il principio della libertà di scelta educativa presente nella nostra carta costituzionale è compresso, la politica dovrebbe affermarlo e viverlo questo principio. E ci sono delle Regioni che hanno sperimentato questo e deve diventare patrimonio di tutti se vogliamo far sì che anche le famiglie più in difficoltà possano scegliere», ha continuato riferendosi ancora una volta all’esempio della Lombardia in particolare. «La scuola è di tutti» ha esordito Mariapia Garavaglia che ha ricordato in questo settore le sentenze della corte costituzionale del 2004 e del 2008 che stabiliscono che i fondi pubblici per le paritarie devono passare dalle Regioni, come pure la distinzione che aveva cercato di introdurre Fioroni tra scuole profit e non profit.
L’ultimo tema affrontato in un incontro densissimo e ricco di spunti è stato quello del valore legale del titolo di studio e della valutazione: non solo degli studenti ma anche della scuola. E in effetti, ha osservato la ministro ombra del Pd, «manca il parametro per capire chi spreca e chi no», poi rivolgendosi al pubblico presenta ha detto «spero siate scocciati anche voi dai diplomifici» si è poi detta favorevole alla possibilità di una valutazione dal momento che è «indispensabile perché se posso valutare posso anche scegliere». «Nel nostro Paese si ha paura di valutare, ma la valutazione è un modo per misurare le risorse che investiamo ed è un modo per premiare i risultati ottenuti», ha detto Gelmini che sul sistema di valutazione della qualità dell’apprendimento degli studenti, come anche delle capacità di dirigenti scolastici e insegnanti «Si ha paura della valutazione perché si vede come una bocciatura, invece serve per premiare la fatica, l’impegno degli insegnanti e anche i risultati degli studenti, tenendo conto dell’ambito e dei livelli di partenza e anche della dispersione scolastica». Annuncia che c’è un gruppo di lavoro per riformare l’Invalsi. «Valutare è un mettere al centro la persona e misurare il servizio che viene dato all’alunno. Anche la formazione professionale deve ritornare a essere una scuola di serie A». Per questo in Finanziaria è stabilito che l’obbligo scolastico può essere completato anche con la formazione professionale: «Porte aperte alle buone esperienze», è la conclusione del ministro.
Vittadini chiude con i punti irrinunciabili: libertà di educazione, autonomia, libertà d’insegnamento, parità, valorizzazione della formazione e investimenti per lo sviluppo. E una nota: «Formidabile l’idea dei costi standard».
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