Welfare

Stragi di Altamira: in carcere i colpevoli

Dopo le denunce dei missionari italiani nel Parà e la mobilitazione internazionale anche in Brasile si è mosso qualcosa

di Antonietta Nembri

“Una giustizia che tarda non è giustizia” era questo il motto che aveva lanciato il Comitato in difesa della vita dei ragazzi di Altamira, cittadina brasiliana nello stato del Parà. Una battaglia che in Italia avevano portato due missionari di origine italiana: padre Savio Corinaldesi e padre Bruno Sechi a lanciare appelli a livello internazionale dando vita anche a una raccolta di firme in Italia. L’obiettivo era riuscire ad arrivare a un processo contro chi negli anni tra il 1989 e il 1992 aveva trasformato le campagne attorno ad Altamira in un luogo di torture e omicidi. I sospetti erano chiari già allora, ma la giustizia brasiliana tardava. Anche sulle pagine di Vita, nel 1998, era stato raccolto l’appello dei missionari per chiedere, attraverso una raccolta di firme di sensibilizzazine, giustizia nei confronti dei ragazzini castrati di Altamira. Si parlò anche allora di una setta satanica e di importanti agganci dei sospettati con l’establishment. Tagliavano gli organi genitali a bambini fra i nove e i dodici anni e li lasciavano morire dissanguati. La setta satanica che ha portato il terrore lungo la transamazzonica brasiliana ha incominciato a essere smantellata a Belém (capitale dello stato del Parà), alla foce del Rio delle Amazzoni, dove due medici sono rinchiusi in celle di massima sicurezza: forse solo loro conoscono il mistero legato alla morte atroce di sei bambini e alla sparizione nel nulla di altri nove. “In dieci anni non sono ancora riuscito a capire il perche’ di tutto questo – commenta padre Bruno Sechi – Le ipotesi sono tante. Oltre a rii macabri, si pensa al traffico di organi, anche se personalmente non credo molto a questa possibilita’ per le difficolta’ di conservazione in questa regione cosi’ calda”. La polizia brasiliana ha annunciato di aver arrestato il ginecologo Cesio Flavio Caldas Brandao e il medico Anisio Ferreira de Souza, accusati entrambi di aver partecipato come protagonisti a queste atrocità. Tre bambini scampati per miracolo ai riti satanici sono i principali accusatori di questi e di altri quattro ricercati. ”La gente sapeva che questi crimini avevano a che fare con gente ricca e poderosa di Altamira e Imperatriz, le pricipali citta’ lungo la strada transamazzonica – prosegue padre Sechi, – La gente non parlava. Era terrorizzata. Per dieci anni è continuata l’impunità: non si trovavano testimoni”. E’ stato lo stesso Sechi, fondatore del movimento dei ”meninos de rua” e dei centri per la difesa dei bambini in tutto il Brasile, a convincere alla fine le famiglie delle vittime a testimoniare. E se il processo prosegue, aveva ricordato padre Savio Corinaldesi è perché in Brasile si è attenti all’immagine del paese all’estero e le raccolte di firme promosse erano tutt’altro che una pubblicità favorevole.


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