Economia
Cooperative, vero modello
Lo ha detto il neo presidente della Cdo, Bernard Scholz oggi a Rimini. All'inconto presenti i presidenti di Legacoop e di Confcooperative
da Rimini
«Più che mai oggi viviamo in un momento in cui bisogna cooperare, senza lasciarsi andare a lamenti, per ridestare la fiducia nel Paese non velleitaria, ma basata su fatti concreti. L’Italia ha sempre saputo superare le crisi appoggiandosi sul suo sistema che è fatto sia di piccole e medie imprese sia di cooperative, un sistema da alcuni considerato anomalo, ma che funziona». Ha esordito Bernhard Scholz (nella foto), neopresidente della Compagnia delle Opere, che ha aperto l’incontro “Cooperare per crescere, con Luigi Marino, presidente di Confcooperative e Giuliano Poletti, presidente della Lega delle cooperative. A entrambi Scholz ha chiesto quale contributo possono dare le cooperative allo sviluppo dell’Italia.Luigi Marino inizia il discorso ricordando le ragioni per cui nasce una cooperativa: risolvere i problemi della gente senza costituire un’impresa basata sul capitale. «È un’impresa per eccellenza della sussidiarietà, è un’iniziativa pratica per permettere alla gente di vivere degnamente. La forza delle cooperative è quella di essere rimaste se stesse con i valori di solidarietà e di democrazia al loro interno». Marino ha ricordato poi che il mondo cooperativistico italiano favorisce sia la crescita personale sia della comunità e lo ha fatto portando una serie di dati: «In questi ultimi anni (dal 2001 al 2006) le cooperative sono passate dal 2% al 7,5% del Pil, sono passate da 500mila addetti a 1,2 milioni e sono stati realizzati utili in un periodo di crisi. Per questo gli economisti definiscono le cooperative uno strumento anticiclico, ovvero anticrisi, perché hanno scopi diversi dalle altre aziende e non hanno l’ansia di dare utili agli azionisti, ma puntano a far lavorare i soci e a dare un servizio alla comunità». Da Marino anche altri dati interessanti: tra gli addetti oltre il 50% sono donne e il 18% immigrati «le cooperative –ha aggiunto – sono una prova di Lisbona, di quello che i governi europei hanno deciso per dare spazio all’emancipazione femminile e a una dignitosa occupazione per l’integrazione degli immigrati». Per Poletti una cooperativa è soprattutto uno strumento, come una zappa o una vanga, a disposizione dei cittadini che devono decidere come utilizzarlo. «Lo scopo di una cooperativa non è l’arricchimento, ma la costruzione di risorse che durino nel tempo, le cooperative mettono la persona al centro». Per questo le riserve indivisibili sono un patrimonio per le future generazioni. «Non si ragiona sul fatturato dei tre mesi, – precisa Poletti – ma gli obiettivi hanno un tempo lungo. Ragioniamo come se si dovesse lavorare per sempre». La natura delle cooperative non permette, come alle imprese di capitale, di delocalizzare, per questo sono costrette a investire in formazione, tecnologia e innovazione, a essere flessibili, per vincere le sfide anche nelle condizioni di mercato difficili in questo momento. «Non facciamo miracoli, se in dieci anni è capitato che gli occupati sono raddoppiati la ragione è nella natura tipica di collegarsi ai bisogni e anche per questo la cooperazione è un patrimonio della società italiana».
Una seconda domanda posta ai due presidenti da Scholz riguarda le trasformazioni che le cooperative devono fare al proprio interno e gli interventi richiesti al governo di fronte ai difficili problemi attuali. Non nasconde un accenno polemico Luigi Marino raccontando gli attacchi che negli ultimi decenni le cooperative hanno dovuto affrontare negli ultimi decenni: negli anni Ottanta si diceva che erano società assistite, negli anni Novanta si sosteneva che le cooperative dovevano operare solo in ambienti marginali e ora, l’attacco più micidiale, quasi mortale, è che le cooperative sono cresciute troppo e quindi non sono più cooperative «dovete essere normalizzate ci dicono». Queste polemiche hanno fatto nascere anche un contenzioso a Bruxelles con le aziende della grande distribuzione che agiscono come potente lobby con la tecnocrazia europea. D’altra parte la cultura dei governi privilegia la grande impresa capitalistica, anche se alcune realtà cooperative offrono il fianco alle critiche perché lavorano con i valori della cooperazione negando, per esempio, la de-mocrazia delle scelte del management e la partecipazione. E le cooperative, aggiunge, pagano tutte le tasse con una sola agevolazione: la detassazione degli utili che vengono assegnati alle riserve indivisibili e indisponibili «Ho proposto l’idea di estendere queste “agevolazioni” alle aziende di capitale che così pagherebbero più tasse e non dimentichiamo che meno del 10 per cento delle tasse deriva dagli utili delle grandi imprese» ha concluso Marino ricordando che in una democrazia economica occorre la diversità.
Giuliano Poletti sposta l’attenzione su altri aspetti della cooperazione. L’Italia deve sostenere il sistema cooperativo per affrontare la crisi e vincerla, inoltre ha bisogno di una nuova idea di impresa: una società che abbia personale, capitale e tecnologia e non solo le cosiddette imprese individuali composte da una sola persona che paga contributi più bassi «Si dice che dobbiamo aumentare le imprese, ma noi abbiamo un milione di imprese, o meglio di partite Iva. Quindi il problema è fare delle imprese con dimensioni mediamente grandi capaci di fare rete tra loro e capaci di crescere a livello europeo». L’altro grosso tema, per così dire fondamentale, a cui le cooperative possono dare un contributo di formazione, è quello della legalità: «Tutti siamo contro la mafia, ma quando si tratta di rispettare il semaforo rosso? E i dispositivi di sicurezza sul lavoro? E di pagare tutti i contributi? Bisogna ricostruire un nuovo senso civico, il rispetto per gli altri. Le cooperative sono una scuola del rispetto della legge, producono fiducia, danno un senso alla legalità. Guardiamo alle future generazioni, ci siamo mangiati, noi della nostra generazione, un pezzo del futuro: oso dire che bisogna dare meno ai padri per poter dare di più ai figli». Scholz ha concluso l’incontro osservando che «le cooperative hanno nel radicamento sul territorio un punto di forza enorme che permette di affrontare i problemi, l’integrazione degli extracomunitari e di rispondere a una società mobile. Un altro punto di forza è nel fatto che le persone sono coinvolte e responsabilizzate. Noi siamo per il pluralismo delle forme economiche economiche che devono poter concorrere. Le cooperative sono un modello anche per le società di capitale. E questo in un quadro di sussidiarietà che è l’unica possibilità per creare un bene per la persona e la società. In definitiva il sistema delle cooperative è un sistema economico che va salvaguardato».
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