Formazione

Al via il Meeting dei “protagonisti”

Ha preso il via oggi la XXIX edizione del Meeting di Rimini. L'associazione Meeting è diventata una Fondazione

di Antonietta Nembri

Da Rimini

Si è aperto questa mattina nei padiglioni fieristici riminesi il Meeting di Comunione e liberazione. In questa occasione Emilia Guarnieri ha comunicato, durante la conferenza stampa che è seguita alla celebrazione della Messa da parte del vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiase, che l’associazione Meeting si è trasformata in fondazione «per fornire a questa opera una maggiore stabilità istituzionale e finanziaria, dando più evidenza e centralità allo scopo e finalizzare le risorse al raggiungimento di esso» come si può leggere nel secondo articolo dello Statuto della Fondazione stessa di cui Emilia Guarnieri è presidente. “La fondazione ha lo scopo di promuovere la crescita culturale e sociale della persona umana, quale prioritaria risorsa per la costruzione di rapporto di amicizia e solidarietà tra i popoli. Nella sua attività (…) la fondazione si prefigge la tutela e la promozione di tutti i valori autenticamente umani per la costruzione di una convivenza più rispettosa della versa dignità dell’uomo avendo a prioritario riferimento da un lato i principi contenuti nel testo di monsignor Luigi Giussani “Il rischio educativo” e dall’altro richiamandosi ai “principi fondamentali” sanciti dalla costituzione della Repubblica Italiana con particolare riferimento per quanto riguarda i rapporti internazionali a quanto previsto all’art.11”

 

La presidente della Fondazione ha spiegato il significato del XXIX Meeting per l’amicizia tra i popoli “O protagonisti o nessuno”, anche riprendendo il messaggio inviato dal Papa. Ha evidenziato che il cristiano lascia una traccia “se è la traccia dell’amore di cui diventa testimone”. Il protagonista, infatti, è «chi ama il proprio destino, chi ama le cose per non possederle ma per il destino che la realtà ha dentro».

Il programma del Meeting è ricco di incontri con uomini che non hanno rinunciato a essere protagonisti (politici, imprenditori, ma anche carcerati) per i quali l’impeto di affermare sé si paragona con la realtà. Ed è lo stesso desiderio che ha provocato la gratuità di 4mila volontari, che documentano il bisogno di imparare ad amare la realtà.

 

Tra i primi protagonisti della giornatai coniugi brasiliani, Cleuza Ramos e Marcos Zerbini che hanno raccontato la loro esperienza di fondatori del Movimento “Trabalhadores Sem Terra” di San Paolo del Brasile e la consegna che hanno fatto del loro movimento a Comunione e liberazione dopo l’incontro con don Julian Carron. I “Sem terra” che Zerbini ha tenuto a precisare essere “senza terra” urbani sorti contemporaneamente ai “Senza terra” rurali, ma distinti da essi, comprendono 17.500 famiglie proprietarie di lotti di terra, diecimila proprietarie di case edificate, 5mila in attesa di poter acquistare lotti di terra, 47mila studenti che frequentano l’Università sulal bae di convenzioni; 10mila nuovi studenti che entreranno in università a febbraio.

 

Zerbini ha poi ricordato l’inizio dei problemi con il partito di sinistra, cui aderiva, «vi fu il tentativo di inserire nella struttura del governo la leadership del nostro movimento per controllarlo. Il partito pretendeva che i partecipanti partecipassero alle manifestazioni di piazza da loro organizzate e che i nostri leader guardassero innanzitutto a ciò che era importante per loro» da qui la rottura: «Loro erano mossi da una preoccupazione ideologica e non erano a un rapporto con le persone, che era quello che invece muoveva noi». Nella stessa circostanza anche la rottura con quella parte della Chiesa legata alla Teologia della liberazione.

Cleuza, parlando del suo rapporto con la Chiesa, ha detto di essere sempre stata inserita in essa: «La mia preoccupazione all’inizio era di tipo assistenzialistico. Dopo la rottura con il partito di sinistra e con la teologia della liberazione e nella solitudine conseguente, ciò che ci aveva spinto ad andare avanti era sta la coscienza di dover aiutare la gente a costruire il proprio futuro, ma senza il vincolo di dipendenza che nasceva dai finanziamenti pubblici».

 

Ma quale è stata la reazione della Chiesa brasiliana alla consegna del movimento dei “senza terra” a Cl? «La reazione è stata analoga a quella dell’uscita dal partito di sinistra – ha risposto Marcos – perché sia questo sia la chiesa legata alla teologia della liberazione credono nella creazione di un popolo che però dipenda da essi».

«Dal momento della consegna – ha precisato Marcos – mi è stato tolto dalle spalle un grosso peso. Ho capito che il risultato non dipende dal mio lavoro, ma da Cristo; a noi spetta dire di sì e aderire a quello che la realtà ci mette dinanzi, ma l’esito non dipende da noi. La conseguenza del sorgere di questa coscienza è che il movimento è cresciuto, ma il peso che sentiamo sulle nostre spalle è diminuito».

 

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