Volontariato

Il Tibet ancora sotto tiro

Sui giornali di oggi le accuse del Dalai Lama riportate da Le Monde. E la smentita sulle cifre

di Redazione

A cura della redazione di Vita
sintesi di Franco Bomprezzi

L’incanto dei giochi olimpici è durato pochi giorni, oggi torna con grande forza il tema dei diritti civili e della repressione nel Tibet, dopo l’intervista del Dalai Lama al quotidiano francese Le Monde.

Partiamo allora proprio da Le Monde che esce il pomeriggio in Francia e arriva nelle nostre edicole stamattina con l’intervista al Dalai-Lama raccolta da Henri Tincq (vaticanista del quotidiano francese) a Nantes. Sul sito di Le Monde l’intervista continua a campeggiare in home senza neppure la precisazione del leader buddista. In sintesi ecco le accuse e precisazioni (solo sul numero delle vittime del resto):
Il Dalai Lama accusa l’esercito cinese di aver “sparato sulla folla” il 18 agosto scorso nella regione di Kham, nell’est del Tibet. Secondo il leader spirituale buddista, sono stati uccisi circa 140 tibetani, bilancio che “deve essere confermato”. Lo ha dichiarato nell’intervista a Le Monde. Nel pomeriggio di ieri il Dalai Lama ha voluto smentire in parte l’intervista, con un comunicato del suo ufficio stampa. “Ho avuto notizia della repressione, ma non posso confermare il numero di vittime”. Il quotidiano francese ha rilasciato questa precisazione: “Il numero di 140 vittime era stato fatto al giornalista dall’entourage del Dalai Lama prima dell’incontro. Questo bilancio non è stato poi ripreso dal Dalai Lama durante l’intervista, ed è stato erroneamente citato come sua dichiarazione.

Tutto il resto del colloquio è confermato”. Il Dalai Lama, nella stessa intervista, ha poi denunciato che dall’inizio delle sommosse il 10 marzo scorso ”testimoni affidabili hanno potuto constatare che 400 persone sono state uccise nella sola regione di Lhasa. Uccisi da colpi di arma da fuoco, mentre manifestavano disarmati”. ”Se consideriamo tutto il Tibet, il numero delle vittime è sicuramente più elevato. Diecimila persone sono state arrestate, però non sappiamo se siano state incarcerate”, cifre queste non smentite. Nella stessa intervista il Dalai Lama dice: “Per le Olimpiadi avevamo creduto a segnali positivi, invece ci siamo trovati davanti un muro”. Oggi il Dalai Lama vedrà la Bruni e il ministro degli Esteri francese Kouchner.

La Stampa, ripropone a pag 9 il testo integrale dell’intervista a Le Monde accompagnata da un pezzo di Florence Boulin da Parigi sulla visita del leader tibetano a Parigi.

Il Corriere della Sera apre con “Il Dalai Lama: strage in Tibet”: il pezzo, che prosegue a pagina 5, parte ovviamente dall’intervista a Le monde. Il corrispondente da Pechino, Fabio Cavalera, sottolinea la delicatezza della situazione: «Occorre ricordare due cose. La prima: nei giorni scorsi il capo del governo tibetano in esilio aveva sostenuto che dal 31 luglio in poi non erano state segnalate violenze. La seconda: è difficile che in 3 o 4 giorni, tanti quanti ne sono trascorsi dal 18, le fonti del dissenso non siano riuscite a denunciare una strage di queste dimensione… Ciò non significa che la situazione sia normalizzata. Da settimane i rappresentanti del Dalai Lama stanno negoziando con Pechino». Il Lama è quindi stretto in una morsa. «Da un lato costretto a smentire le frange indipendentiste tibetane (la Cina chiede che le denunci pubblicamente), dall’altro perplesso dinanzi al silenzio della nomenklatura». A corredo (parte anch’esso in prima), il racconto di due signore che avevano chiesto di manifestare e che saranno “rieducate”: “Protestano, due settantenni ai lavori forzati”: le due vecchiette hanno compilato l’apposito modulo per protestare in uno dei 3 parchi della capitale indicati dal governo (la rivendicazione: da 6 anni attendono la compensazione perché le loro case sono stata abbattute, per costruire immobili di lusso…). Dall’inizio di agosto sono state 149 persone hanno compilato 77 domande per organizzare proteste pubbliche legale. Non se n’è svolta nemmeno una.

La Repubblica dedica all’argomento una grande foto di taglio in prima pagina, con militari cinesi armati in parata. “Il Dalai Lama: la Cina uccide in Tibet” è il titolo del pezzo di Federico Rampini, corrispondente da Pechino, che nella sua cronaca conferma le notizie di nuove proteste a Karze, in una enclave etnica tibetana annessa al Sichuan. L’esercito cinese ha sparato sulla folla, incerto il numero dei morti, pare 140, anche se la cifra non è stata dichiarata dal Dalai Lama, ma indicata da Le Monde sulla base di dichiarazioni dell’entourage del monaco. La visita a Parigi, fa notare Rampini, è di basso profilo, il Dalai Lama non è stato ricevuto da Sarkozy, impegnato nella realpolitik con la Cina, e dunque ha dovuto ripiegare sulla moglie Carla Bruni… Leonardo Coen intervista la medaglia d’oro Valentina Vezzali, tornata a Jesi: “Non è facile accettare una notizia così. Non è facile accettare il fatto che ci sono ancora popoli senza patria, è una cosa inquietante, che mi rende tristissima”. E Alberto Custodero intervista il ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Se ogni singolo atleta decidesse di alzare un dito, dopo la gara, per ricordare il Dalai Lama, io lo apprezzerei. E se questo gesto di protesta fosse fatto da uno degli atleti che fanno parte dei corpi sportivi militari, sicuramente al suo ritorno come ministro della Difesa lo accoglierei doppiamente grato”.

Fotonotizia su Avvenire: “Il Dalai Lama rivela: fuoco sulla folla. Poi (un po’) frena). Il pezzo è a pagina 13, firmato da Luca Miele. Riporta il giallo delle affermazioni e delle parziali smentite. Non aggiunge molto. Il manifesto si limita a un articoletto, a pagina 5, di spalla all’immagine del cubano vincitore dei 110 m ostacoli: racconta che la Cina ha reso noti i nomi dei quattro attivisti (occidentali) arrestati ieri davanti allo stadio di Pechino perché manifestavano per il Tibet. E intanto il regime vieta anche iTunes, per non scaricare canzoni “sovversive” come quelle di Sting e Alanis Morisette. Sui diritti civili in Cina si segnalano due pagine de il Giornale, primo piano sulla richiesta fatta da 10 giornalisti italiani (tra cui Luciano Gulli del Giornale ) di una manifestazione silenziosa in uno dei parchi dedicati sulla libertà dei panda. Il Giornale pubblica la comunicazione ufficiale delle autorità cinesi che vietano l’iniziativa perché “Costituisce offesa ai sentimenti dei cinesi e sabotaggio dell’ordine sociale”. Interessante anche l’intervista al regista cinese Zhang Yimou, autore della cerimonia d’apertura che dice: “Solo con il senso dell’ordine, con l’ubbidienza, la bellezza delle masse e il loro senso armonico si possono elevare a interpretazioni artistiche. È grazie alla nostra cultura che noi cinesi riusciamo a fare in una sola settimana le cose che gli europei fanno in un intero mese. In occidente proprio per il rispetto dei diritti umani e a causa delle rigide norme sindacali non ho ancora potuto realizzare regie operistiche”: Ah però…

L’Espresso in edicola oggi dedica al tema il suo primo piano (da Pechino Federica Bianchi). Sommario “Cala il sipario sui giochi. E la Cina conquista la medaglia più preziosa perché è riuscita a dare al mondo l’immagine di una grande potenza. Ma ora l’attende un’altra sfida: quella della democrazia e dei diritti”. Ecco un passaggio dell’inchiesta: “Nessuna delle promesse fatte da Pechino nell’ormai lontano 2001 si è concretizzata. A partire dalla sfera dei diritti umani: «La comunità internazionale ha imposto i parchi delle proteste sulla Cina e la Cina ha risposto in maniera cinese», ci spiega un anziano di Pechino. “Maniera cinese” vuol dire impedire un avvenimento sena negarne formalmente la possibilità. Nel caso specifico, arrestare i cittadini che hanno fatto la richiesta di protestare e bloccare nelle maglie della burocrazia la possibilità di una protesta straniera. La censura dei media non è stata allentata, neppure dopo l’8 agosto…”

E inoltre sui quotidiani di oggi:

La Stampa – Grande spazio in prima ripreso alle pagine 2+3 dedicato al riaccendersi dello scontro sulla giustizia tra governo e Anm. Titolone: “Giustizia, riforma autoritaria”, dicono i magistrati che pensano anche a uno spot in tv per fermarla. Lo scontro, ovviamente è stato riacceso dall’intervista a Berlusconi del settimanale Tempi.

Il Sole 24 Ore – Pag. 8 “L’Italia invecchia e rischia di perdere fino a due milioni di abitanti entro il 2030: è l’allarme lanciato ieri a Berlino dall’Osservatorio sulla popolazione e lo sviluppo globale, che indica tra le possibili soluzioni a questo fenomeno una migliore integrazione degli immigrati e politiche di sostegno alla famiglia e al lavoro femminile”. “L’Italia registra una media di 1,35 figli, ma solo grazie al contributo delle immigrate. “L’Italia ha bisogno dell’immigrazione, dice Renier Klongholz, direttore dell’Osservatorio, che sottolinea anche che l’Italia ha una delle percentuali più basse di immigrati in Europa (4,5%). Altro tema: le politiche per la famiglia: “La bassa fertilità non è una legge di natura, le donne hanno un numero apprezzabile di figli solo nei paesi che permettono loro di conciliare lavoro e famiglia”. La natalità non è legata, poi, al modello di famiglia tradizionale: oltre metà dei figli nati in Svezia, Norvegia e Francia, tutti paesi con tassi di natalità piuttosto, alti sono nati fuori dal matrimonio.

La Repubblica – Pag. 17 “Scuola, troppi tagli ministeriali. Niente prof per i bambini malati”. Servizio sul Policlinico di Bari costretto a rinunciare agli insegnanti. In sostanza, se non ci saranno ripensamenti, la sezione della scuola media Fiore all’interno del reparto di Pediatria, dove sono ospitati malati cronici di leucemia, non riaprirà i battenti a settembre.

La Repubblica/2
– Pag. 23 “Addio Bocca di Rosa. Genova sfratta le lucciole”: sta per partire un’ordinanza del sindaco Pd Marta Vincenzi che utilizzando il decreto Maroni vuole entro la fine di settembre la chiusura coatta dei “bassi”, i magazzini nel centro storico trasformati in alcove per le prostitute. Un provvedimento difficile da attuare, ma inserito in una vera e propria crociata del sindaco contro la prostituzione.

Avvenire – Pag. 25 (con richiamo in prima) la ricerca della Cgia di Mestre: “Più debiti in famiglia. Parte il salvamutui”. I dati della ricerca sono impressionanti (l’indebitamento medio è aumentato del 93% dal 2002) e rispetto alla situazione attuale si spera nella nuova operazione salvamutui (che però non li rinegozia: allunga i tempi di restituzione). In taglio basso un pezzo “curioso”: “E per la spesa rispunta il rigattiere”, ovvero il mercato dell’usto cresciuto negli ultimi 4 anni del 35,4% (sono 3440 le imprese del settore).

Corriere della Sera
– Focus di oggi dedicato a ”L’agricoltura ha messo il turbo”, cioè al boom dell’economia legata alla terra (cresciuta del 6,9%). Il pezzo cita Coldiretti e sottolinea la capacità creativa degli imprenditori, spesso giovani. A fianco, si analizzano anche gli investimenti nel settore di banche e assicurazioni: “I nuovi contadini? Banche e assicurazioni”.


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