Mondo

Congo, 30 condanne a morte dopo processo iniquo

La denuncia di Amnesty

di Redazione

Amnesty International ha rivolto un appello urgente al presidente della Repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila, chiedendogli di usare i suoi poteri per commutare immediatamente le condanne a morte emesse oggi nei confronti di trenta persone accusate di aver preso parte all?assassinio del presidente Laurent-Desiré Kabila nel gennaio del 2001. ?È evidente che gli imputati non hanno avuto un processo regolare: mandarli a morte in queste circostanze costituirebbe una violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che la Repubblica democratica del Congo è obbligata a rispettare? ? ha affermato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. Il processo nei confronti di 135 imputati, iniziato nel marzo dello scorso anno, si è svolto davanti al Tribunale per l?ordine militare, una corte marziale le cui procedure non rispettano gli standard internazionali in materia di processi equi. Agli imputati non è stato concesso tempo adeguato per preparare la propria difesa: sono stati informati dell?apertura del processo con soli due o tre giorni di anticipo ed hanno potuto incontrare gli avvocati solo in occasione della prima udienza. La giuria era composta da esponenti delle forze armate e dei servizi di sicurezza, dalla dubbia imparzialità e indipendenza e con scarsa o nulla preparazione giuridica. Gli imputati, compresi quelli condannati a morte, non potranno ricorrere in appello e dovranno affidarsi unicamente a un eventuale provvedimento di clemenza da parte del presidente Kabila. Le condanne a morte di oggi violano l?impegno assunto personalmente dal presidente Kabila, nel marzo 2001 di fronte alla Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani, a non sospendere la moratoria sulle esecuzioni fino a quando il parlamento non avesse dibattuto sull?abolizione della pena di morte. Sebbene questo dibattito non abbia mai avuto luogo, la moratoria è stata dichiarata conclusa il 23 settembre 2002. Immediatamente dopo, la pubblica accusa ha chiesto la condanna a morte per 115 dei 135 imputati. ?Dopo l?accordo firmato a Pretoria lo scorso 17 dicembre per porre fine al conflitto che ha devastato il paese negli ultimi quattro anni, è venuto il tempo per la pace e la riconciliazione. Commutare le condanne a morte e seguire la tendenza mondiale verso l?abolizione della pena capitale, rappresenterebbero uno stimolo quanto mai necessario per favorire il rispetto dei diritti umani e rafforzare il clima di riconciliazione? ? ha dichiarato Marco Bertotto. ?Al contrario, l?esecuzione delle trenta condanne a morte non farebbe altro che brutalizzare una società già profondamente traumatizzata?. Amnesty International riconosce il diritto di sottoporre alla giustizia le persone sospettate di aver preso parte all?assassinio del presidente Laurent-Desiré Kabila, ma sottolinea che gli imputati hanno il diritto di ricevere un processo equo, in conformità con le disposizioni internazionali, e di ricorrere in appello contro la propria condanna. L?organizzazione si oppone alla pena di morte in ogni circostanza, considerandola una violazione del diritto alla vita e del diritto a non essere sottoposti a trattamenti o pene crudeli, inumani e degradanti.


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