Cultura
San Luca, teatro anti faida
laboratori Michele Placido ha organizzato un progetto per i ragazzi del paese calabrese
di Redazione

Per fare la differenza, a volte bastano anche pochi mesi. Durante i quali, una iniziativa stabilisce che esiste un “prima” e un “poi”. Così è stato per San Luca, dove un artista famoso come Michele Placido ha voluto creare un teatro. Lo racconta lui stesso nell’intervista a fianco. Non è stata una decisione premeditata, semmai un impulso. Fondato su un’idea che troviamo del tutto condivisibile: la cultura può arginare le solitudini e rendere vivo un territorio, svolgendo un ruolo efficace almeno quanto il controllo di polizia e l’azione preventiva.
Per qualche giorno San Luca è stato ripreso, mostrato nei tg, raccontato sui giornali. Poi quelle immagini sono sbiadite e ci si accingeva a rispettare il copione di sempre. Che prevede che tutto rimanga esattamente come prima. Questa volta, invece, uno spettatore “speciale” ha pensato che fosse il caso di fare qualcosa: davanti alle immagini del tg, ha scelto di intervenire. E da Roma, dove è – fra l’altro – direttore artistico del teatro Tor Bella Monaca, Michele Placido è partito alla volta della Locride. Intanto per cominciare a rendersi conto della realtà e poi perché un’idea gli frulla per la mente: fare un progetto culturale per San Luca, mettendo a frutto anche l’esperienza di Tor Bella Monaca, un quartiere della capitale assai popoloso e ciò nonostante piuttosto trasandato (200mila abitanti e nemmeno una sala cinematografica).
Da quando Placido ha assunto la direzione artistica (tre anni fa), le cose sono cambiate. Con una programmazione che collega periferia e centro, con una proposta ben calibrata che alterna commedie e classici rivisitati, anche questi romani possono sentirsi un po’ meno “di serie B”.
Ovviamente anche le istituzioni locali hanno voluto fare la loro parte mettendo a disposizione un appartamento, dei tecnici e degli operai della Forestale (nota bene: un impegno proseguito anche quando alla giunta di centrosinistra diretta da Giuseppe Mammoliti ne è succeduta una dello schieramento opposto).
Ma anche che erano disposti a partecipare. Ad andare a vedere gli spettacoli, a cominciare dal recital inaugurale dello stesso Placido. Ad apprezzare “persino” il concerto di un trio d’archi: «Temevamo fosse una scelta un po’ azzardata. Musica classica… Poi invece è stato bellissimo vedere i ragazzini del paese ascoltare completamente rapiti quelle note», commenta Ricciardi.
A fine maggio si sono svolti i saggi di fine corso. «Un’esperienza unica. Intensa. Bellissima. Certo il mio lavoro rimane quello dell’attore», nota Ricciardi, «ma ho scoperto l’importanza di relazionarsi con ragazzini svegli, attentissimi, intelligenti. Di giorno li vedi giocare nelle strade di San Luca… Come succedeva trenta – quarant’anni fa nelle strade delle città. Orde di ragazzi all’aperto. Un vero spettacolo. Poi però quando è stato il momento di impegnarsi hanno dato moltissimo e ho capito come sia possibile aprire una prospettiva, uno spiraglio d’immaginario che poi ovviamente deve continuare a crescere per conto suo. È come dare acqua ad una piantina. Innaffi per qualche giorno, poi aspetti. Quando è il momento la vedrai dritta e verde… Non nascondo che in certi momenti è stata anche dura. Ma senza dubbio ne valeva la pena», conclude l’attore che, assieme alla collega Gungui e a Michele Placido, ha ricevuto il 10 agosto la cittadinanza onoraria di San Luca e che si sta occupando del saggio-spettacolo che i ragazzi reciteranno a ottobre al teatro Tor Bella Monaca di Roma.
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