Formazione

Placido: «Scoprire il benelà dove non te l’aspetti»

L'attore fa il bilancio di questo primo anno a San Luca. Intervista

di Redazione

Lui minimizza. Parla di impulso, di reazione non programmata di fronte a situazioni non previste. Sarà anche così. Ma un fatto è certo: Michele Placido è uno dei pochi artisti, anzi probabilmente il solo, che di fronte alla strage di Duisburg ha scelto di intervenire, di “sporcarsi le mani”, di fare qualcosa, colpito, come lui stesso racconta, non tanto dalle «immagini della strage quanto dal paese d’origine dei ragazzi ammazzati. Le immagini della televisione sono sempre impietose e riescono a mettere sotto accusa una comunità non facendo un distinguo fra chi organizza il male e chi ha voglia di bene. Vedevo le facce di quei giovani e ho avuto voglia in qualche modo di contribuire alla lotta contro una solitudine culturale, ambientale, muovendomi fisicamente. Sono andato a San Luca con Marica Gungui e Andrea Ricciardi, che collaborano con me al teatro Tor Bella Monaca. E lì ci è venuta l’idea di fare un teatro. Un piccolo contributo a una società che ha bisogno anche di iniziative singole di persone. Non solo di aspettare o implorare lo Stato. Uno fa la sua piccola parte. Da cui possono nascere anche diverse altre cose».
Vita: Avete avuto un aiuto dalle istituzioni?
Michele Placido: Siamo partiti senza le autorità, come teatro stabile di Roma, in modo autonomo. Poi sono venute le autorità locali a chiederci di partecipare al progetto. Essendo un gruppo che lavora al teatro di Tor Bella Monaca, abbiamo chiesto un contributo al Comune di Roma. Ma l’impulso iniziale è stato quello di andare a San Luca e conoscere e far compagnia a queste persone. Poi è venuta l’idea di questo piccolo teatro.
Vita: San Luca come emanazione dell’esperienze di teatro decentrato al Tor Bella Monaca di Roma?
Placido: Sì, in un certo senso. Sono cose entrambe sorte sull’emozione. Tor Bella Monaca è nato così: per sentirmi bene in uno spazio che non fosse il solito spazio teatrale, non fosse il centro storico. Allo stesso modo è nata l’idea di San Luca. Adesso proseguiremo su questa strada.
Vita: Il futuro, appunto…
Placido: Questo dipende da noi. Già è pronta una missione che sostituirà gli attori che sono stati lì lo scorso anno. Non posso chiedere ad Andrea e a Marica di stare lì anche l’anno prossimo. A settembre, andrà un gruppo di 4/5 giovani giovani attori dell’Accademia nazionale di arte drammatica, sperando naturalmente che continui il rapporto con Tor Bella Monaca, che ci consente di avere a disposizione risorse finanziarie e umane da destinare anche a San Luca. Questo gruppo starà giù fra novembre e febbraio, che è il periodo di maggior isolamento.Continueranno il lavoro. Poi il sindaco e il parroco mi dicevano che stanno arrivando richieste anche dai comuni vicini. Si sta spargendo la voce. Tutti vorrebbero un centro culturale sul modello di quello che abbiamo impostato noi.
Vita: Segnale del coinvolgimento locale…
Placido: Parliamo di comuni ad alta densità criminale. Probabilmente i dirigenti hanno capito che politicamente gli serve anche questa cosa. Noi però non siamo nati per combattere l’ndrangheta, ma ovviamente siamo contenti se riusciamo ad evitare arruolamenti nell’ndrangheta…
Vita: Quali aspetti l’hanno colpita di più in questa esperienza?
Placido: Le sorprese sono state moltissime. A cominciare ad esempio dalle persone. Persone come il prefetto di Reggio Calabria, Musolino, che ha preso molto a cuore questa iniziativa. Ha capito che è importante che lo Stato sia presente non solo per quanto riguarda il governo del territorio e la repressione. Ha compreso che si possono fare delle cose diverse dal mandare in strada i poliziotti. Che non si può sempre risolvere le situazioni difficili inviando le forze dell’ordine. Sta contribuendo a far sì che tutti i cento ragazzi siano presenti al saggio romano, in ottobre. Inoltre può darsi che il prossimo anno ci sia da parte della Prefettura anche un contributo finanziario. Allora sì che potremo andare anche nei comuni vicini che hanno richiesto la nostra presenza.
Vita: E dal punto di vista umano?
Placido: Più notevoli sono state le reazioni dei ragazzi, che giorno per giorno hanno acquistato fiducia nei confronti di qualcosa. E poi tante figure che ci hanno sostenuto. Il parroco, don Pino Strangio, il sindaco di San Luca. Sono venuti a Roma qualche settimana fa per ringraziarci e per dirci che in questi mesi la situazione è cambiata più che nei precedenti cinque anni. Non ce l’aspettavamo. Non si era fatto un calcolo del genere. Grazie al meccanismo teatrale, si possono stabilire relazioni diverse da quelle che possono derivare dalla curiosità giornalistica. All’inizio nemmeno con noi l’approccio è stato facile. Pensavano che gli attori fossero giornalisti spioni. Quando sono partiti, invece, i ragazzi piangevano…
Vita: Un risultato gratificante…
Placido: Sul piano umano, abbiamo capito molte cose. Cos’è il mondo, come pulsa. Cos’è il bene e cosa il male. Come il bene ci sia anche dove non lo si aspetta. Soprattutto penso ai bambini, ai ragazzi ancora innocenti che possono reagire positivamente se viene data loro una presenza umana diversa. Vedremo fra qualche anno la risposta definitiva del territorio.
Vita: Ci vuole un po’ di tempo…
Placido: Siamo ottimisti ma cauti. La verità, o almeno quello che ci hanno detto in molti, è che da un anno siamo lì e non è successo nulla di grave. Cioè ci sono stati meno atti criminali. Da quando ci siamo noi la faida non c’è più, apparentemente…


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