Volontariato

Il mondo impari cos’è la Cina

Dall'immagine di un grande fotografo l'auspicio per i Giochi che cominciano

di Giuseppe Frangi

Sulla lavagna di questa eccezionale fotografia di un artista cinese, Wang Qingsong, si legge, tra le tante, una scritta che è un emblema e un auspicio dei prossimi Giochi olimpici: «Fai andare la Cina verso il mondo, fai che il mondo impari cos’è la Cina». Non era mai accaduto che una manifestazione sportiva si caricasse di un compito geopolitico tanto rilevante. Il più grande Paese del mondo (per popolazione: oltre 1,3 miliardi di abitanti) si mette in vetrina e chiede una sorta di sdoganamento definitivo. Lo chiede in forza di un peso specifico che in proiezione lo porterà ad essere la prima potenza mondiale; e lo chiede anche in virtù di una sempre più completa integrazione nel sistema economico mondiale.
Le Olimpiadi rappresenteranno la consacrazione di un Paese che nell’arco di pochi decenni ha vissuto una trasformazione di una radicalità che non ha paragoni nella storia. Questo è un fattore che non va dimenticato, perché aldilà di tutte le obiezioni che si possono contrapporre, la Cina di oggi è una clamorosa testimonianza di quanto l’energia e l’intelligenza dell’uomo possano trasformare la scena della storia, anche su una scala colossale come è quella del Paese asiatico. E non si deve pensare che questa trasformazione riguardi solo l’aspetto esteriore così clamoroso di quelle grandi realtà urbane che oggi, con le selve dei loro grattacieli, fanno impallidire Manhattan. Anche i parametri sulla qualità della vita hanno avuto un’accelerazione molto positiva: oggi in Cina l’attesa di vita sfiora i 73 anni, l’alfabetizzazione è quasi al 90%. A fianco di questi dati ce ne sono altri che devono far pensare, come il Pil pro capite che resta molto basso (circa 2mila dollari) e che fa capire come questo potente sviluppo abbia favorito più il rafforzamento di un apparato che una ricchezza diffusa. È oggi quell’apparato che controlla rigidamente il destino del Paese e che chiede di sedere al tavolo dove si decidono i destini del mondo.
Qui si apre il grande capitolo delle libertà individuali e collettive, dei diritti civili fondamentale per capire un Paese aldilà della realtà che ci verrà raccontata dal luccicante e legittimo esercizio di orgoglio cui assisteremo nelle prossime settimane. In questo il lavoro di alcune organizzazioni e associazioni che in questi decenni non hanno mai staccato l’attenzione da ciò che avveniva nel Paese contro le versioni ufficiali che venivano raccontate, è stato preziossimo. È grazie a loro che oggi possiamo fotografare una realtà, a volte impietosa e drammatica (in particolare la condizione dell’infanzia o quella dei disabili). E abbiamo potuto fotografare anche le timide ma significative aperture, come quelle che riguardano la Chiesa e la vita della “grande” minoranza di cattolici cinesi.
Se in questi anni tante volte gli Stati occidentali, per opportunismo e reciproca convenienza, hanno continuato a tacere, la società civile organizzata non è rimasta con le mani in mano.


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