Welfare

Sudan: Msf costretta a lasciare il nord del Darfur

Negli ultimi giorni una serie di violenti attacchi ha riguardato il personale di Medici senza frontiere. Oggi l'organizzazione ha annunciato il ritiro dal nord del Darfur.

di Emanuela Citterio

Medici Senza Frontiere lascia il nord del Darfur, la regione sudanese al centro di una guerra civile e di una grave crisi umanitaria dal febbraio del 2003. Ad annunciarlo oggi in un comunicato è la stessa organizzazione, spiegando di essere stata costretta a evacuare il proprio personale da Tawila e Shangil Tobaya, nel nord Darfur, dopo una serie di violenti attacchi contro il proprio personale. Msf continua a fornire assistenza umanitaria in altri progetti nel Darfur settentrionale, meridionale e occidentale. Quella in Darfur è una delle maggiori operazioni di MSF al mondo, con 1500 operatori internazionali e sudanesi che lavorano su un’area vasta come la Francia.

La sospensione delle attività nel nord del Darfur «lascia oltre 65mila civili, la maggioranza dei quali sfollati, senza assistenza medica» si legge nel comunicato odierno. «Msf condanna con forza questi attacchi e lancia un appello per il rispetto degli operatori umanitari, affinché questi possano continuare a fornire la necessaria assistenza ai civili».

Durante l’ultima settimana, le equipe di operatori di Msf a Tawila e Shangil Tobaya sono state vittime di due attacchi simili. Gruppi di uomini armati sono entrati nei compound la notte, hanno minacciato il personale con le loro armi e hanno rubato tutto il denaro, compresi i salari per gli operatori sudanesi, insieme ad altri oggetti di valore. Gli operatori di Msf sono stati tenuti sotto la minaccia delle armi e intimiditi.
«In seguito a questi violenti attacchi, abbiamo dovuto sospendere le attività e evacuare tutto il nostro personale da Tawila e Shangil Tobaya», afferma Monica Camacho, capo missione di Msf in Darfur. «È stata una decisione difficile, perché questa sospensione delle attività lascia le persone prive di assistenza medica. Ma è impossibile per le nostre equipe lavorare e fornire assistenza medica senza una minima garanzia di sicurezza e senza il rispetto per il lavoro degli operatori umanitari».

Perché gli attacchi proprio ora?

Il 15 luglio il procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno-Ocamp ha chiesto il mandato d’arresto per il presidente del Sudan, Omar a-Bashir. E molti esperti avevano avvertito che in seguito a questa decisione ci sarebbero state ripercussioni sulle operazioni umanitarie.

Anche se non ci sono prove che gli attacchi a Msf siano collegati alle tensioni sul piano politico, di fatto qualche collegamento deve esserci se il 30 luglio Medici senza frontiere ha sentito il bisogno di pubblicare un comunicato sul proprio sito in cui rimarca la propria neutralità: «In riferimento all’incriminazione da parte della Corte Penale Internazionale del Presidente del Sudan Omar al-Bashir, riteniamo che ci sia molta confusione, deliberatamente provocata o derivante dalla mancanza di informazioni corrette, tra il ruolo degli stati che hanno ratificato lo statuto della Corte Penale Internazionale, le Nazioni Unite e le attività di organizzazioni umanitarie indipendenti come Medici Senza Frontiere» si legge in data 30 luglio sul sito di Msf.

Msf addirittura precisa: «Noi non abbiamo collaborato o inviato informazioni alla Corte Penale Internazionale e, come regola, non commentiamo le sentenze. Restiamo sempre indipendenti e imparziali, condizioni entrambe indispensabili per il prosieguo del nostro lavoro medico sul campo. Ci appelliamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché rispettino e facilitino la nostra attività medica che è essenziale per la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone oggi in Darfur»

A Tawila Msf era l’unica organizzazione medica a fornire assistenza gratuita alla popolazione

A Tawila, Msf è la sola organizzazione medica presente e fornisce assistenza medica a oltre 30mila persone sfollate che vivono in tre campi e alla popolazione civile che vive nelle zone rurali circostanti. A Shangil Tobaya, Msf fornisce una gamma completa di servizi medici – cure ospedaliere e ambulatoriali, programmi di assistenza nutrizionale, salute riproduttiva, cura delle vittime di violenze sessuali e programmi di salute mentale – a 28mila sfollati che vivono in due campi e a oltre 5mila persone nei villaggi circostanti.

Non è la prima volta che incidenti del genere avvengono in questa zona del Darfur. Nel corso dell’ultimo anno, l’equipe a Tawila è stata vittima di tre gravi incidenti di sicurezza ed è stata evacuata già due volte. A Shangil Tobaya, le attività sono state sospese per diversi mesi all’inizio del 2007. Quando le equipe hanno ricominciato a lavorare, si è verificata una nuova seria rapina a ottobre.

 

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