Non profit

Eluana: il Pg chiede sospensione della sentenza

Soddisfazione della Roccella, «una decisione responsabile improntata al principio di precauzione» per Scienza& Vita

di Sara De Carli

Il Procuratore generale della Repubblica di Milano ha presentato ieri ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello e ha chiesto la sospensione del decreto, che sarebbe esecutivo in qualsiasi momento. Il ricorso è stato presentato da Maria Antonietta Pezza.  Secondo la procura la Corte non avrebbe accertato sufficientemente l’irreversibilità dello stato clinico della giovane donna.Una decisione che arriva a sorpresa, dopo che nei giorni scorsi il Procuratore Gianfranco Montera aveva annuncitao che si sarebbe preso tutto il tempo previsto dalla legge per decidere sul ricorso (ovvero fino a un anno); Montera oggi ha epsresso il suo disaccordo rispetto alla decisione della collega.

Sempre ieri la Camera aveva votato sì alla sollevazione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, contestando alla Cassazione un invasione di campo nelle cometenze legislative del Parlamento.

«Siamo soddisfatti», commenta il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, che ricorda: «Abbiamo ritenuto che quella sentenza fosse poco documentata sul piano medico (la letteratura scientifica piu’ aggiornata non definisce lo stato vegetativo come sicuramente irreversibile) e che rappresentasse un pericoloso precedente sul piano giuridico: se fosse stata applicata, infatti, Eluana sarebbe morta prima di ottenere una sentenza definitiva».«Sollievo» è stato espresso da Luca Volonté (Udc),

Per Scienza & Vita, promotrice di una raccolta di firme, è «una decisione assunta responsabilmente dalla Procura che appare, in tutta la sua logica, improntata al principio di precauzione. Almeno così ci piace leggere questa grande novità che restituisce speranza a quanti credono che la vita debba essere tutelata dal concepimento alla morte naturale, che a nessuno possa essere attribuito il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano, che si debba infine saper dire no sia all’accanimento terapeutico sia all’eutanasia».


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