Famiglia
la lunghissima marciadei diritti dei minori
Aborti, eugenetica, malattie, discriminazione: le associazioni denunciano
di Redazione

Nemmeno la nascita sfugge al controllo dello Stato: i diritti dei minori in Cina sono compromessi in origine. La pianificazione familiare obbligatoria o legge del figlio unico, voluta dallo stesso Mao Zedong e tuttora applicata, in 30 anni di vigenza ha evitato la nascita di 300 milioni di bambini. È dentro questa cornice, dell’essere o del non essere, che necessariamente bisogna leggere tutti gli altri diritti: la scuola, la salute, il rispetto della dignità e la lotta allo sfruttamento nel lavoro sono ancora, nonostante i discreti passi avanti di questo ultimo decennio, una frontiera da conquistare.
Poco male se, secondo statistiche non ufficiali, un altro mezzo miliardo di persone non sono mai state registrate all’anagrafe. «In prevalenza bambine, che crescono come piccole invisibili», commenta Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty International Italia. Lo squilibrio maschi-femmine in alcune parti della Cina, soprattutto nelle province rurali, raggiunge il 30%. «La possibilità di un solo figlio fa pendere la preferenza dei genitori sui maschi», prosegue Pobbiati, «al punto che le autorità cinesi hanno vietato la determinazione del sesso durante i test prenatali, per evitare aborti selettivi». Aborti che, secondo Human Rights Watch, negli ultimi vent’anni hanno riguardato 40 milioni di feti femmine.
E l’aborto, in effetti, per gran parte delle donne cinesi non ha mai rappresentato una scelta: Amnesty ha raccolto denunce di medici inviati nelle campagne a effettuare «visite di promozione della salute» che si trasformavano in aborti e sterilizzazioni all’insaputa delle pazienti. Quasi leggende nere, se non fosse che le vittime hanno nomi e cognomi: «Mao Hengfeng è una donna che ha voluto tenere il suo secondo bambino», racconta Pobbiati sfogliando i dossier Amnesty. «Questo le ha fatto perdere il lavoro e trascorrere un periodo in un reparto di psichiatria. La terza volta che è rimasta incinta è stata costretta ad abortire e poco dopo arrestata». Carcere e tortura sono stati riservati anche all’avvocato attivista Chen Guangcheng, che aveva denunciato decine di aborti forzati: è detenuto con l’accusa di blocco del traffico. E se è vero che, in questi ultimi anni, la pressione sulle famiglie circa la scelta del figlio unico si è allentata, «chi cerca il secondo figlio», prosegue Pobbiati, «deve superare parecchi ostacoli: sanzioni economiche (una multa di 50mila yuan, circa 6.200 dollari ndr), l’esclusione dalla scuola e dall’assistenza sanitaria, il licenziamento dal lavoro per le madri».
L’altro capitolo che riguarda i minori in Cina è quello degli abbandoni: il China center for adoption ne stima 100mila l’anno, che vanno a incrementare una popolazione totale di 20 milioni e 600mila orfani, a cui si deve aggiungere il fenomeno più sommerso dei left-over children: circa 58 milioni di bambini lasciati nelle campagne dai genitori chiamati a lavorare nelle città. Infine i bambini di strada che «secondo una nostra stima sono almeno 150mila», prosegue la Lodi.
Non va meglio alle minoranze etniche: «L’educazione ufficiale è fornita in cinese e la maggior parte dei gruppi etnici non lo parla», spiega Arianna Banfi di ActionAid International. «Inoltre i bambini non ottengono deroghe sulle tasse. Per le famiglie povere la scuola è gravosa da sostenere economicamente». Ogni anno 3-4mila tibetani cercano di fuggire dal Tibet attraverso il Nepal, verso l’India. «Almeno la metà di quanti compiono questo pericoloso viaggio attraverso le nevi perenni sono bambini», sottolinea Cervellera. «I loro genitori vogliono per loro una scuola che mantenga viva l’identità tibetana, che la Cina soffoca».
L’altro fronte di malattia per i bambini, probabilmente legato all’inquinamento, è quello dei tumori, in particolare al cervello, che è anche la prima causa di morte tra tutte le patologie (il 10,7% delle malattie mortali è cancro). Al secondo posto viene la diarrea.
«I dati epidemiologici della Cina sono impressionanti: su 380 milioni di minorenni c’è un’incidenza di oltre 40mila nuovi casi di tumore ogni anno», commenta Paolo Morello, direttore generale dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze che, in collaborazione con la Regione Toscana e il governo cinese, sta costruendo a Pechino il più grande centro di oncoematologia del Paese. I lavori partiranno a ottobre e apriranno a una collaborazione scientifica tra Italia e Cina che durerà 10 anni. «In Cina un solo ciclo di terapie chemioterapiche costa 15mila euro», prosegue Morello. «Il centro consentirà la cura non solo farmacologica, ma anche con terapia cellulare, di 370 piccoli malati contemporaneamente, una capienza pari a quella di tutti i reparti oncologici pediatrici d’Europa: l’esperienza medica e l’avanzamento della ricerca, con una casistica così vasta, saranno enormi e consentiranno grandi passi avanti nella cura dei tumori infantili di tutto il mondo».
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