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Rom, Amnesty: «L’Ue condanni l’Italia»

L’organizzazione per i diritti umani condanna come discriminatorie le misure adottate da Roma per i campi nomadi e chiede l’intervento di Bruxelles

di Redazione

In una lettera inviata ai ministri europei degli Interni e della Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio giustizia e affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano condannati «gli atti di discriminazione nei confronti delle comunità rom in Italia, culminati nella raccolta di informazioni sull’origine etnica e la religione, nonché in quella delle impronte digitali, anche di minori».

Secondo l’Ufficio europeo dell’organizzazione per i diritti umani, la raccolta delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza è solo l’ultima di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle autorità italiane. «Dal 2007, per esempio, vi è stato un aumento degli sgomberi forzati tra cui quello di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran numero di persone (bambini e anziani inclusi) sono stati abbandonati nella notte dopo che il loro accampamento era stato distrutto».

«L’azione delle autorità» si legge nella letter «si è sviluppata in un clima di virulenta retorica anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali. Raramente gli autori sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni xenofobe».

«Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe presentata come una serie di ‘misure di sicurezza» ha detto Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso l’Unione europea. «Quello che è certo è che ora in Italia c’è un effettivo problema di sicurezza: quella dei rom».

Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto comunitario cui sono vincolati gli Stati membri dell’Unione europea, Amnesty International chiede al Consiglio giustizia e affari interni di:
– assicurare l’adozione di misure immediate per fermare pratiche discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e gli sgomberi illegali;
– garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di dichiarazioni dispregiative o razziste;
– riesaminare lo stato d’emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla sua adozione, per garantirne la compatibilità col diritto internazionale ed europeo.

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