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Fao-Italia: esordio per cooperazione decentrata

Si tratta di una nuova forma di aiuto ai Paesi in via di sviluppo. Un fondo fiduciario italiano di 2,3 milioni di dollari permetterà l'avvio nei prossimi due anni di progetti pilota

di Paolo Manzo

Per la prima volta, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e il Governo italiano hanno firmato un programma di cooperazione decentrata che stabilisce una nuova forma di partenariato tra gli enti locali italiani e le collettività locali dei paesi in via di sviluppo in materia di sicurezza alimentare e di sviluppo rurale. Un fondo fiduciario italiano di 2,3 milioni di dollari permetterà l’avvio nei prossimi due anni di progetti pilota di cui beneficeranno le comunità rurali in un certo numero di paesi in via di sviluppo. Si tratta di un nuovo approccio nella lotta contro la fame e l’insicurezza alimentare che coinvolge non solo i governi a livello centrale, ma anche collettività locali dei paesi sviluppati (comuni, province o regioni) e dei paesi in via di sviluppo, dicono alla FAO. Se si pensa che in Italia ci sono circa 8000 comuni, un centinaio di province e una ventina di regioni, ci si rende conto dell’effetto moltiplicante che potrebbe avere questa nuova iniziativa. L’obiettivo è di mobilitare le risorse sociali, umane e finanziarie delle collettività locali italiane a favore della lotta contro la fame e la malnutrizione. La cooperazione decentrata si inserisce nel quadro di un contesto internazionale dove società civile e collettività locali giocano un ruolo sempre più importante nella lotta contro la fame e la povertà. Essa stabilisce dei legami trasversali permanenti tra collettività favorendo nel contempo la partecipazione democratica e la mobilitazione delle risorse. Inoltre, la partecipazione diretta delle collettività locali rinforza il sentimento nazionale di appropriazione delle scelte politiche, condizione necessaria per uno sviluppo duraturo, secondo la FAO. Questa nuova forma di partenariato di tipo triangolare (FAO, collettività locali dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo) risulta, tra l’altro, dall’impegno preso dalle differenti parti coinvolte durante il Vertice mondiale sull’alimentazione: cinque anni dopo (giugno 2002), di rinforzare e di unire le forze nel quadro di un’alleanza mondiale contro la fame. Durante il Vertice mondiale sull’alimentazione, nel 1996, i capi di Stato e di governo del pianeta si erano impegnati a fare tutto il possibile per ridurre a meno della metà, entro il 2015, il numero di persone che soffrono di malnutrizione cronica. Questa cifra è attualmente stimata a 840 milioni di persone. Numerosi programmi realizzati dalla FAO possono rispondere agli orientamenti scelti dalle collettività locali, in particolare il Programma speciale per la sicurezza alimentare (PSSA). Questo aiuta gli agricoltori dei paesi a scarso reddito e in deficit alimentare ad eliminare le costrizioni sociali ed economiche che costituiscono un handicap e a produrre meglio e di più grazie a tecniche agricole semplici, poco costose e rispettose dell’ambiente. Un primo progetto pilota di cooperazione decentrata potrebbe presto essere lanciato a Kigali dalla FAO e dal comune di Roma con il sostegno del Governo italiano. Si occuperá dello sviluppo dell’agricoltura nella cinta urbana della capitale del Rwanda. Iniziative simili sono previste con le collettività locali di altri paesi, dicono alla FAO. Così, il comune di Montreuil in Francia potrebbe dare manforte alle collettività locali del Mali con la partecipazione di esperti vietnamiti nel quadro della cooperazione sud-sud del PSSA. Secondo la FAO, i risultati attesi da questi progetti pilota dovrebbero favorire la moltiplicazione di nuovi programmi di cooperazione decentrata, con il sostegno di altri donatori. Per ulteriori informazioni contattare: Loretta Sonn, Esperta FAO (+39) 06 57055330 loretta.sonn@fao.org


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