Economia

l’economia socialeresiste se comunica

coop sociali Seconda edizione dell'Osservatorio Isnet-Aiccon

di Redazione

La crisi economica ha ormai permeato tutti i settori produttivi, ma la cooperazione sociale può uscirne indenne se continua a investire sulle dinamiche di rete.
Il messaggio arriva dal secondo Rapporto dell’Osservatorio sulle imprese sociali, condotto dall’Osservatorio Isnet e Aiccon sulla base allo sviluppo percepito dai dirigenti di 400 cooperative prese a campione. I dati dell’indagine inducono all’ottimismo. Proprio grazie alle capacità di ampliare la rete, oltre l’80% delle cooperative sociali “tiene” nonostante la congiuntura sfavorevole; anzi il 44%, rispetto al 35% del 2007, sembrerebbe migliorare la propria performance economica. Particolare peso sul sentiment allo sviluppo avrebbe la soddisfazione nel tipo di rapporto istaurato. Per oltre il 60% dei casi l’ampliamento di rapporti soddisfacenti si sarebbe accompagnato a una crescita economica sostenuta, soprattutto nei casi di relazioni con altre organizzazioni di terzo settore. Naturalmente il trend di crescita più marcato riguarda cooperative di tipo A e A+B e quasi esclusivamente dislocate nel Centro Italia, ma il fenomeno sembra toccare generalmente tutto il mondo della cooperazione.
«L’indagine rileva una sostanziale vivacità della cooperazione e una fiducia incondizionata nelle dinamiche di rete», spiega il presidente di Isnet, Laura Bongiovanni. «Proprio questo atteggiamento consente al settore di guardare con ottimismo al proprio sviluppo futuro anche in un conteso economico sfavorevole». Ma il rapporto evidenzia anche alcuni aspetti critici del modello di sviluppo attuale. L’ampliamento delle relazioni sembra, infatti, ridursi alla conferma dei tradizionali network. Rimane stabile, se non in aumento, il rapporto con il pubblico, da sempre principale partner, mentre cresce rispetto al 2007 (40% contro il 28% della scorsa rilevazione) la percentuale di cooperative restie ad allacciare rapporti all’infuori del mondo del terzo settore. Ancora difficile, infine, il rapporto con i media. Anche se nel corso del 2008 si è registrato un graduale avvicinamento, ancora quasi la metà del campione ammette di non avere alcun rapporto con giornali, tv e radio.
«Il problema è ancora una volta culturale», afferma il direttore di Aiccon, Paolo Venturi. «Ancora non si riesce a capire quale sia il vantaggio di ampliare all’esterno la propria rete, così il fatto di spostare lo sguardo dal pubblico al privato è percepito come un costo altissimo per l’organizzazione. D’altronde, senza l’apporto dell’ente pubblico non ci sarebbero entrate, anche perché le strategie di comunicazione e raccolta fondi non vengono viste come prioritarie». Altro aspetto critico rilevato dall’indagine è l’ignoranza rispetto ai punti nodali della nuova legge sull’impresa sociale. Basti pensare che quasi il 50% degli intervistati non conosce la normativa e ancora molti la giudicano lesiva dell’identità stessa della cooperazione.
«Questo dato dimostra che non c’è stata una vera campagna di sensibilizzazione sul tema», spiega Flaviano Zandonai, ricercatore all’Iris. «Alla legge non è seguita una comunicazione capillare, tanto che oggi gli stessi sportelli delle Camere di Commercio sono chiusi o non sono ancora pronti per fornire informazioni. Ma cosa ancora più grave è che anche le organizzazioni di rappresentanza del terzo settore sembrano incapaci di definire un vero piano di comunicazione, e si fermano ai soli dibattiti tra tecnici. Forse il problema è che non sono ancora ben chiari i benefici economici delle nuova normativa».


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