Welfare

Cassa Ammende, così i soldi per i detenutirimangono in cassaforte

L'inchiesta della Corte dei conti riapre un caso mai risolto

di Redazione

Odissea, inferno, tsunami?al pianeta carcere sono questi gli accostamenti più gettonati. Nessuno ne ha mai pensato come un'”isola del tesoro”. O meglio, quella del tesoretto. Precisamente il tesoretto custodito nella Cassa Ammende, il deposito che si alimenta con il denaro delle pene accessorie pagate da chi è dichiarato colpevole. La Corte dei conti in una recente relazione ha contato 139.343.309,46 euro gelosamente custoditi in quei “forzieri”. Risorse che per legge andrebbero indirizzate a interventi di assistenza economica in favore delle famiglie dei detenuti e degli internati (solo per citare un caso, i figli dei detenuti in Italia sono più di 15.500 e da anni Telefono azzurro ne denuncia la privazione dei diritti fondamentali) oltre che per favorire il reinserimento sociale degli stessi carcerati. E invece, accusano i giudici contabili, va segnalata «la cospicua presenza nel bilancio dell’ente di somme non utilizzate». I dati. Anno 2004. Consistenza Cassa: 106,6 milioni, spesa consuntivo: 255mila euro. Dal 2005 un leggero miglioramento si è verificato: spesi 2 milioni sui 119 a disposizione. La tendenza è stata confermata anche nel 2006, ultimo anno rendicontato (127,5 milioni in portafoglio e 3,5 spesi, soprattutto a supporto del piano post indulto). Insomma, qualcosa si è mosso, ma si tratta pur sempre di briciole.
«Sotto la mia gestione qualche cosa si è riusciti a fare. Per la prima volta sono stati investiti 5 milioni e presto esauriremo la valutazione di tutti i progetti presentati», si difende il capo del Dap uscente, Ettore Ferrara, che è anche presidente del consiglio di amministrazione della Cassa.
«Credo che una normativa più snella, slegata dalle regole della contabilità di Stato sarebbe utile», aggiunge Ferrara. «Poi a livello periferico della stessa amministrazione c’è un problema di responsabilità di chi gestisce questi progetti. Manca l’attitudine al rispetto delle procedure richieste».
Ma la Corte dei conti dice che sono prese in esame solo le proposte presentate dagli enti pubblici. «In questo caso la relazione della Corte dei conti non è aggiornata», reagisce il capo del Dap. «Noi, proprio in questi giorni, per la prima volta, come le dicevo, stiamo procedendo alla valutazione di tutti i progetti. Compresi quelli presentati dai privati».

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