Cultura

Informazione, più rispetto

Una lettura ragionata della relazione del Garante che ha toccato tanti temi socialmente sensibili. Eccone un resoconto dettagliato

di Benedetta Verrini

Un’annata densa di lavoro per il Garante privacy, che ha presentato ieri la Relazione annuale relativa al 2007.

La Relazione illustra i diversi fronti sui quali è stata impegnata l’Autorità nel suo undicesimo anno di attività, fa il punto sullo stato di attuazione della legislazione sulla privacy e indica le prospettive di azione verso le quali intende muoversi il Garante.
Il discorso del presidente, Francesco Pizzetti, fa riferimento ad un “Paese alle prese con un diffuso bisogno di protezione, originato anche da una presenza crescente di cittadini extracomunitari o di nuovi cittadini comunitari, in una società che invecchia”.
“Un Paese che vuole tutto sapere e tutto conoscere”, ha proseguito il Garante, “ma nel quale è purtroppo tuttora irrisolto il cortocircuito tra le ragioni della giustizia, dell’informazione e della tutela della riservatezza”.

“Un Paese nel quale avvengono intrusioni insopportabili nella vita quotidiana da parte di un marketing molto aggressivo mentre permane una diffusa indifferenza per la protezione dei dati in settori delicatissimi quali credito, sanità, amministrazione finanziaria, strutture di servizio”.

“Un Paese che vede i suoi giovani, ormai “nativi di Internet” e non più come noi, soltanto degli “immigrati in Internet”, vivere in un nuovo e virtuale “Mondo delle meraviglie”, dimentichi che sulla rete corrono idee e manifestazioni del pensiero, dell’arte e della creatività insieme a forme perverse e abiette di comportamenti umani”.

Vediamo dunque quali casi, nella densa attività dell’autorità (500 provvedimenti collegiali, oltre 3mila risposte a interrogazioni), hanno interessato le fasce più deboli.
La relazione integrale del 2007 (460 pagine) è disponibile su www.garanteprivacy.it

Trasparenza nei rapporti tra cittadini e Istituzioni

La “trasparenza” nell’azione dei poteri pubblici non significa necessariamente pubblicare una grande quantità di dati e di informazioni, spiega il Garante.
Possono esserci casi in cui, in base alle finalità da perseguire, i dati e le informazioni sono troppi e troppo generici e possono quindi indurre in errori di comprensione o ledere gravemente la dignità delle persone. Si pensi al nostro provvedimento col quale abbiamo imposto la cancellazione dei dati relativi a elenchi di disabili dal sito web della Regione Puglia.

Internet
“Apprezziamo le innovazioni come quelle promosse da Google, quali la localizzazione geo-satellitare, la detenzione in siti protetti dei dati sanitari degli utenti, l’archiviazione in siti dedicati di tutto il traffico mail degli utenti. Ne vediamo però anche le possibili derive”, avverte Pizzetti.
“Assistiamo con vigile attenzione al diffondersi di Youtube e dei nuovi Social Networks, quali, tra i tanti, Myspace, Facebook, Asmallworld, che consentono a milioni e milioni di persone di scambiarsi notizie, informazioni, immagini, destinate poi a restare per sempre sulla rete. Il che può determinare in futuro, specie nel momento dell’accesso al lavoro, rischi anche gravi per giovani e giovanissimi, che spesso usano queste tecnologie con spensieratezza e inconsapevolezza”.
Legge 194
L’Autorità ha inibito l’ulteriore diffusione del nome e cognome della donna protagonista di una vicenda relativa ad una interruzione volontaria della gravidanza, nel mese di febbraio 2008, presso l’Azienda universitaria ospedaliera “Federico II” di Napoli.
Alcuni quotidiani (per la gran parte locali) e agenzie di stampa avevano pubblicato il nome e cognome della donna, unitamente a descrizioni particolareggiate delle circostanze e modalità in cui sarebbe avvenuta l’interruzione della gravidanza. Sebbene l’episodio avesse assunto un rilevante interesse pubblico, la diffusione di tali dati personali non era comunque giustificata, anche perché le informazioni sull’interruzione volontaria della gravidanza ricevono una specifica protezione da parte dell’ordinamento (artt. 5, 11 e 21 l. 22 maggio 1978, n. 194). Inoltre, benché i dati identificativi dell’interessata fossero contenuti in atti parlamentari lecitamente conoscibili, non veniva meno il dovere dei giornalisti di valutare autonomamente il rispetto delle garanzie poste a tutela dei diritti fondamentali delle persone
(Provv. 5 marzo 2008 [doc. webn. 1523741]).
Sugli stessi princìpi si basa il richiamo del Garante agli organi di informazione con riferimento alle notizie emergenti sulle indagini in corso a Genova riguardo all’ipotizzata attività illecita di interruzione volontaria della gravidanza e, in particolare, alla tutela dei nomi delle donne coinvolte nella vicenda, anche se indagate
(Comunicato stampa14 marzo 2008).

Disagio sociale
L’Autorità, a seguito di alcune segnalazioni, ha invitato televisioni e giornali ad adottare tutte le cautele possibili affinché, nei servizi giornalistici sul disagio sociale e la povertà, non vengano rese riconoscibili le persone oggetto dei servizi (ades.,indugiando sul volto, nei servizi televisivi), senza il loro esplicito consenso.
Spesso, infatti, le persone vengono ritratte mentre frugano nei cassonetti o in situazioni che rivelano comunque, anche nello svolgimento di normali attività quotidiane, uno stato di indigenza e sofferenza sociale. L’Autorità ha osservato che è giusto e necessario documentare tali situazioni, ma nel rispetto della dignità della persona (Comunicatostampa4 marzo 2008).

Minori
Numerose le prese di posizione riguardanti i minori, in particolare su bambini protagonisti di cronache giudiziarie.
L’Autorità si è occupata della diffusione, da parte di un’emittente televisiva nel corso di un telegiornale nazionale, di immagini idonee a identificare i bambini di una scuola materna di Rignano Flaminio, coinvolti in un procedimento penale per presunti abusi sessuali compiuti ai loro Danni.

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