Romanzi. Perché leggere romanzi? Nell’era della cultura-intrattenimento questo sembrava un genere cucito apposta per finire nelle dolci onde della distrazione: il raccontare concepito come spinta ad uscire dalla gabbia del quotidiano. In realtà (per fortuna) le cose stanno altrimenti. Il romanzo, spinto dalla grande fame dell’industria culturale, nella stragrande maggioranza dei casi si è prestato al gioco. Ma nell’orizzonte per fortuna confuso e variegato si è fatto sfuggire qualche “scoria”, qualche scheggia impazzita, che si ostina a scavare dentro la realtà senza fare sconti. Così tra le mani ci siamo ritrovati romanzi o racconti che valgono più di tanti libri-inchiesta. Che documentano un mondo che vorrebbero ridurre al copione di un serial televisivo.
Non è così. E non c’è bisogno di assegnare paternità letterarie, perché il bisogno di raccontare ha ancora un qualcosa di primitivo e di istintivo. È uno sguardo immediato e bruciante sulla realtà. È una capacità di scorciare le distanze e di togliere la buccia scintillante con cui è stato ammantato il corpo delle cose e delle persone. Ci sono libri immancabili nell’elenco che vi proponiamo. Libri che non si può “non aver letto” (in particolare quelli di Cormac McCarthy e di Amos Oz). Ma ci sono anche libri che non avanzano simili “pretese” di essere un po’ dei punti fermi. Sono libri che per la passione per l’umano che li ha mossi, restituiscono un senso dell’avventura e del destino senza volerlo troppo stringere (come quello fascinoso di Goliarda Sapienza). Ci sono libri che lanciano suggestioni con leggerezza tutt’altro che gratuite (come quello di Baharier). O che hanno la capacità di farci cambiare il modo di guardare (e di ascoltare) il mondo (imperdibile in questo la grande lezione di musica di Oliver Sacks). Infine, tra gli altri, ci sono libri che guardano all’attualità non con uno sguardo polemico, ma con uno sguardo amoroso (e in questo Il Circo capovolto di Milena Magnani è un libro insostituibile).
