Non profit
Sarkò guarda a sud
Domani apre il vertice euromediterraneo. Invitati 41 capi di stato. Obiettivo: il lancio di una Unione che riguarderà 470 milioni di persone
Nicolas Sarkozy è un uomo felice: mai dal Secondo dopo Guerra un leader politico era riuscito a riunire nello stesso Vertice i rappresentanti di tutti i paesi affacciati al Mare Nostrum. Domani a Parigi si riuniranno 41 capi di Stato invitati dal presidente d’oltralpe per lanciare ufficialmente il progetto clou della presidenza di turno Ue francese: l’Unione per il Mediterraneo, già battezzata UPM. La stampa internazionale non ha mancato di sottolineare gli sforzi diplomatici enormi forniti dall’Eliseo e dal Quai d’Orsay (l’equivalente della Farnesina) per chiudere i conti con il processo di Barcellona, la prima iniziativa di riavvicinamento tra le due sponde del Mediterraneo avviata dall’Ue nel 1995. In un’intervista rilasciata ieri a Le Monde, il consigliere speciale di Sarkozy e grande ideatore dell’Upm, Henri Guaino, ha giustificato così l’iniziativa della Francia: “con Barcellona c’era un disequilibrio a favore del Nord. Con Barcellona era l’Europa che parlava al Sud, che gli offriva il suo aiuto e che di tanto in tanto gli dava pure delle lezioni. Al contrario, l’Union per il Mediterraneo vuole essere una co-proprietà, un partenariato in cui i diritti e i doveri sono uguali per tutti. Si tratta di un’iniziativa umile la cui finalità è molto ambiziosa. In gioco è il destino comune del Mediterraneo”. Ma quanta fatica per convincere i propri partner. A Nord come a Sud.
Tutto inizia il 7 febbraio 2007 a Tolone. Allora candidato alle elezioni presidenziali, Sarkozy annuncia in piena campagna elettorale il suo desiderio di creare un’Unione Mediterranea votata “a collaborare intensamente con l’Europa”. Inizialmente i media non ci cascano. Anzi del suo discorso, i media focalizzano la loro attenzione soprattutto sulle frecciate lanciate da Sarkò contro la Turchia. Per il futuro inquilino dell’Eliseo, “non c’è motivo di accogliere la Turchia nell’Unione europea per il semplice motivo che la Turchia non è un paese europeo”. Da cui l’idea di proiettare le relazioni tra Bruxelles e Ankara nell’alveo dell’Unione mediterraneo. Ma sulle rive del Bosforo qualcuno non la pensa allo stesso modo.
Una volta eletto, Sarkozy lancia il 25 ottobre scorso a Tangeri un appello ufficiale in cui chiede “ai popoli del Mediterraneo di passare dalle parole ai fatti”. Passano qualche mesi, assieme a José Luis Zapatero e Romano Prodi il presidente francese formalizza a Roma il suo progetto con l’obiettivo di avviare “un’unione di progetti” dedicati all’acqua, alla lotta contro l’inquinamento ambientale o ancora alle infrastutture. Se l’iniziativa presenta molti punti oscuri, il chiaro desiderio di escludere i paesi settentrionali dell’Ue dalla partnership euromediterranea manda su tutte le furie la Commissione e il Parlamento europei. Il 3 marzo 2008, Sarkò è costretto dalla cancelliere tedesca, Angela Merkel, di rivedere al ribasso le sue ambizioni, sia nella forma (il progetto si chiamerà ormai “Unione per il Mediterraneo”) che nella sostanza (“non escluderà nessuno” all’interno dell’Ue). La stroncatura definitiva avviene due settimane dopo quando Bruxelles recupera l’iniziativa solitaria della triade “Sarkozy-Zapatero-Prodi” costringendo Parigi a rivedere i suoi programmi per la futura presidenza di turno. A Varsavia, Bucarest e Praga ci si congratula: i fondi che Bruxelles ci deve non si toccano!
Chiusa la diatriba tra europei, ecco aprirsi quella tra i paesi della sponda Sud del Mare nostrum. Da Algeri a Rabat, da Tunisi a Damasco, i governi arabi si oppongono con fermezza all’idea di associare Israele all’Upm. Non bastasse, il leader libico Muhammar Gheddafi, peraltro legato a Sarkozy dagli accordi commerciali siglati l’anno scorso tra Francia e Libia, giudica l’Unione per il Mediterraneo una minaccia per l’unità del mondo arabo e dell’Africa. Da Dakar, il presidente senegalese, temendo che i finanziamenti europei ‘riservati’ al continente africano verranno re-indirizzati ai paesi del bacino mediterraneo, fa sapere che i rapporti tra Europa e Africa sono a rischio. A ruota, la diplomazia algerina vincola la sua partecipazione al Summit di Parigi sulla garanzia di accogliere ad Algeri la sede del futuro Segretariato dell’Upm. Insomma, la confusione è massima.
Nel tentativo di minimizzare le mezze-sconfitte incassate negli ultimi mesi, l’Eliseo corre ai ripari puntando tutto sui successi registrati: da quelli più importanti (la capacità di rilanciare un processo di Barcellona finito su binari morti) a quelli più simbolici (riunire per la prima volta allo stesso tavolo un presidente siriano e un premier israeliano). A Parigi è in ballo il destino comune di 470 milioni di esseri umani e un’area, quella del Mediterranea, in cui oltre ad illustrarsi per i profondi divari socio-economici tra le due sponde, totalizza appena il 2% degli investimenti europei.
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