Economia

bloccate il decretoche blocca il non profit

fisco Le coop che lavorano col settore pubblico sono in difficoltà

di Redazione

Se fosse una favola, sarebbe quella del lupo e dell’agnello. Il cosiddetto decreto “blocca pagamenti”, il provvedimento licenziato lo scorso 18 gennaio dal ministero dell’Economia che obbliga la pubblica amministrazione – prima di effettuare un pagamento – a verificare la regolarità della posizione fiscale del beneficiario, evoca infatti le scuse pretestuose della fiaba di Esopo.
Si assiste, in particolare, a un capovolgimento dei fatti. Come il lupo, che è a monte del ruscello, accusa l’agnello di sporcargli l’acqua, così lo Stato, che con i suoi ritardi nei pagamenti ai fornitori di servizi determina il ritardo di questi ultimi nell’adempiere gli obblighi fiscali, rimprovera i suoi creditori d’essere dei furbetti che non vogliono pagare le imposte e blocca perfino i pagamenti. Il punto è che se i Comuni, ad esempio, pagassero in tempo la cooperativa sociale che assiste i disabili, questa verserebbe in tempo i contributi previdenziali e tutto filerebbe liscio.
Ma come funziona, nel dettaglio, il famigerato decreto 40/2008? La pubblica amministrazione, prima di effettuare un pagamento superiore a 10mila euro, deve verificare che il beneficiario non sia moroso e che, in particolare, non abbia un inadempimento verso il fisco superiore ai 10mila euro. Per verificarlo, l’ente pubblico inoltra per via telematica una richiesta di accertamento della posizione del creditore a Equitalia, il soggetto che istituzionalmente provvede alla riscossione. Trascorsi cinque giorni dall’interrogazione, se la risposta è negativa, e dunque la posizione fiscale del creditore (la cooperativa, ad esempio) è regolare, oppure non giunge risposta, la pubblica amministrazione può pagare. Nel caso opposto, scattano il blocco dei pagamenti fino a concorrenza dell’ammontare del debito (una sospensione, per l’esattezza, di 30 giorni) e la procedura di recupero della somma dovuta al fisco. In quei 30 giorni, infatti, Equitalia notifica al debitore (la cooperativa) l’atto di pignoramento. Se però in questo lasso di tempo il debitore paga al fisco oppure interviene una riduzione del debito, l’agente riscossore lo segnala all’ente pubblico che sblocca il pagamento. Trascorsi, ad ogni modo, i 30 giorni senza che Equitalia abbia proceduto al pignoramento, l’ente pubblico può saldare il suo creditore.
Come uscire da questo labirinto che sta mettendo in seria difficoltà il terzo settore e che rischia a sua volta di penalizzare i servizi sociali affidati alle cooperative? «Si potrebbe prevedere una sorta di compensazione virtuale», suggerisce Sergio D’Angelo, vicepresidente nazionale e presidente regionale della Campania di Legacoop sociali. «La pubblica amministrazione potrebbe rilasciare un’attestazione con cui riconosce l’esistenza del credito vantato, cioè delle imposte da pagare, ma riconosce allo stesso tempo che la responsabilità del ritardato pagamento al fisco è dovuto al suo ingiustificato ritardo nei pagamenti». Un’ammissione che farebbe scattare la deroga al blocco.
La seconda soluzione, propone D’Angelo, è «l’innalzamento a 50mila euro dell’importo di imposte non pagate, in modo da ridurre la platea di soggetti che finiscono in questo accidente». Un altro fattore che contribuisce a ingarbugliare la matassa, segnala il vicepresidente di Legacoop sociali, è il caso delle cartelle erariali contestate: in alcuni casi hanno prodotto il blocco nonostante ci fosse appunto un contenzioso in atto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA