Non profit

G8, per i giornali italiani la star è Berlusconi

Grande spazio al premier. Intanto il summit va verso il fallimento

di Redazione

G8

Silvio Berlusconi assoluto protagonista sulle pagine dei giornali italiani di oggi dedicate al G8.
Al vertice il Corriere della Sera dedica due pagine, la 5 e la 6 con un richiamo fotografico della Merkel e del leader giapponese Fukuda in prima sotto il titolo: “G8, i leader si dividono sull’africa e su Mugabe”.

Capitolo Zimbabwe. Berlusconi si schiera con la linea morbida (“le sanzioni possono portare alla guerra civile”) sostenute dai paesi africani che parteggiano per un accordo di unità popolare, il premier brittanico Gordon Brown è invece il capofila della linea più intransigente e propone sanzioni contro il regime se Mugabe non lascerà il potere. Insomma uno stallo che di fatto sta rinviando l’approvazione del documento sull’Africa. Un testo che però, stando alle anticipazioni dell’ong Oxfam nascerebbe già monco: gli Otto infatti non sottoscriverebbero l’impegno a far salire gli aiuti annui all’Africa di 50 miliardi di dollari entro 2010 come promesso. Il Corsera dà conto anche di una polemica fra il nostro premier e la sezione italiana dell’ong Action Aid. Berlusconi infatti ha detto di avere già impegnato negli aiuti un miliardo di dollari. Secondo AI infatti Roma avrebbe tagliato di 170milioni il contributo di 730 milioni promesso per ciascuno dei prossimi due anni.

Nella seconda pagina dedicata al vertice nipponico, ancora Berlusconi in apertura che si oppone all’allargamento del G8, come invece vorrebbe Sarkozy.
Per i più curiosi infine anche un pezzo dedicato al menu servito dagli chef giapponesi ai leader del G8: foglie di grano ripiene di caviale, bulbi di giglio d’inverno in gusto d’estate, cubetti di carne grassa di tonno, avocado, salsa di soia in gelatina e erbe, agnello al latte, agnello arrosto, tartufo nero e olio di pinoli.

Non molto differente il taglio deciso da Repubblica con una fotonotizia in prima (con Berlusconi e Medvedev). I servizi sono alle pagine 9, 11 e 30. Claudio Tito parla di Speculazione, al G8 la ricetta dell’Italia: “Antitrust e maggiori vincoli sui futures”
Berlusconi rilancia l’idea di Tremonti, valorizzare le antitrust (europea e americana) contro gli speculatori, elevare i margini di deposito sui futures (adesso al 5%) ribadisce di essere in «totale sintonia» con il Papa, conferma di non essere d’accordo con la proposta francese di allargare ai paesi emergenti («Il G8 deve rimanere l’incontro dei paesi occidentali. Poi lo si può fare seguire da un appuntamento fisso con gli altri cinque») e annuncia la sua partecipazione all’inaugurazione delle Olimpiadi.

Tornando al petrolio, il premier italiano dice.: «La Commissione europea ha gli strumenti per intervenire. In passato si è messa in azione per gli asciugacapelli, perché non per la benzina?»

Mario Calabresi da invece conto del press kit americano: “Leader controverso nel Paese dei corrotti” gaffe e scuse della Casa Bianca al Cavaliere. Riporta le frasi incriminate e aggiunge la ciliegina. Il commento, a microfono aperto, di Bush: «Ho letto che i tribunali ti stanno di nuovo addosso». «Sempre», è la laconica risposta.

p. 11: Maurizio Ricci, L’Occidente contro lo Zimbabwe ma Berlusconi vota no alle sanzioni. Ricci nota che di G8 in G8 le promesse di aiuto si rinnovano. Costantemente insoddisfatte di vertice in vertice. Segue cronistoria dal 2006. Impressionante balletto di cifre: pronunciate o scritte sui documenti, non costano nulla. Ieri la proposta di Barroso: stornare verso l’Africa un miliardo di euro di sussidi agli agricoltori rimasti inutilizzati nelle casse Ue. Quanto al dittatore, tutti contro, ma l’idea delle sanzioni è rimasta in sospeso.
La stoccata la dà, a pagina 30, Federico Rampini, “L’agenda del falimento”: «Più di 30 anni dopo questo embrione di governo globale si ritrova alla casella di partenza. È di nuovo alle prese con una gravissima crisi energetica che propaga ilv irus dell’inflazione su tutto il pianeta, senza aver fatto passi avanti per ridurre la nostra dipendenza dagli idrocarburi». Prosegue analizzando la crisi in America («a partire dalla presidenza di George Bush padre, ha rinunciato a essere il laboratori di una nuova modernità») e la posizione insostenibile di Bush figlio (che non vuole India e Cina nel G8, ma nello stesso tempo dice che non si può fare un’azione seria contro l’inquinamento senza di loro).

Anche La Stampa con l’inviato Giovannini parla di “nulla di fatto globale”. Due gli approfondimenti proposti dal quotidiano torinese.

ALLARGAMENTO: Bocciata la proposta di fare entrare nel club i cinque Paesi emergenti (o già emersi da tempo…): Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica, che già partecipano di fatto ad alcune riunioni. Il g8 diventerebbe un g13 (qualcuno propone un g15 con l’aggiunta di Indonesia e Corea del Sud o addirittura un g17 con Australia e
Spagna). A sostenere la proposta del g13 era tra gli altri Sarkozy, ma il presidente Usa Bush si è opposto subito seguito come detto da Berlusconi e dal premier giapponese Fukuda.

AIUTI: nella prima tornata di lavori non c’è stata intesa sugli aiuti: pare anzi che i Paesi del g8 vogliano recedere dagli impegni del Summit di Glenagles del 2005, in
cui si impegnarono ad aggiungere ogni anno 50 miliardi di dollari di aiuti «di qualità». A Hokkaido è in corso un tentativo di cancellare

Forse il commento più duro rispetto al summit è quello del Sole 24 ore. Con il fondo a firma di Adriana Cerretelli: il G8 è la prima vittima della globalizzazione, un club allo sbando. Galleggia sui problemi e poi li annega nei comunicati finali, peraltro poi quasi mai rispettati nei fatti. Perché i problemi globali ormai non si possono liquidare con soluzioni nazionali. Soprattutto quest’anno: dall’agosto scorso con la crisi dei mutui subprime (e quel che ne è seguito) il mondo non è più lo stesso. Quindi che fare? Allargare il G8 ad altri paesi potrebbe essere una soluzione? Difficile: si moltiplicherebbero gli interessi di cui tener conto. Conclusione? Forse questo G8 segnerà la fine della globalizzazione disordinata e il ritorno a una più rassicurante e meno selvaggia. Forse.

Da segnalare sul tema la posizione controcorrente dell’Avvenire, che dedica al G8 l’apertura, con toni positivi: “G8, prime risposte al’appello del Papa”. Anche se poi il titolo viene mitigato dal fondo di Elio Maraone. L’avvio del G8 conferma quanto si diceva alla vigilia, ovvero «la natura inadeguata» del meeting di fronte «alla
vastità dei problemi che preende di risolvere», «la crisi di legittimità (gli 8 paesi rappresentano appena un decimo della popolazione mondiale e contano poco più del 40% dell’economia della Terra) e di efficienza del gruppo». Conclusione di Maraone: «di fronte a tale vaghezza è forte la tentazione di assegnare al papa il ruolo oseremmo dire esclusivo, senza confronti, di lucido osservatore e di lungimirante suggeritore di una
poltica econimica davvero globale, ovvero attenta ai reali bisogni del
mondo».

Altre segnalazioni.
Diverse testate danno notizia della donazione spontanea di 200 milioni a un fondo per i cittadini poveri, da parte dell’Eni legandola, almeno graficamente, alla possibile modifica della cosidetta Robin Tax

Su La Stampa, infine, intervista a Walter Veltroni in un primo piano che apre sulle manifestazioni anti-lodo Alfano con in testa Antonio Di Pietro. Duro il giudizio di Veltroni sull’ex pm: «Sottoscrisse un programma riformista, e sulla giustizia – penso alla materia delle intercettazioni- proposte limpidamente garantiste. Avessimo vinto,
sarebbe rimasto dove doveva stare: avendo perso, ha cominciato col non rispettare il patto sulla formazione di un unico gruppo parlamentare. Poi ha proseguito con gli insulti e il resto, pensando di riempire il vuoto lasciato dalla sinistra radicale». E ancora:
«Chi urla ha più spazio di chi parla». La posizione del leader del Pd è che la contrapposizione frontale non fa che aiutare Berlusconi, facendo avvitare tutto sul pro o contro premier senza affrontare i veri problemi del Paese. Veltroni lancia un’esca anche a Bossi: tutto va nella direzione opposta al federalismo.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.