Non profit

In nome di Mana

Mana Suldaan è stata la fondatrice del villaggio di Ayuub. Nonostante il drammatico rapimento dei suoi successori, il premio Langer è stato consegnato al suo progetto

di Emanuela Citterio

La consegna del premio internazionale Alexander Langer al villaggio somalo “Ayuub” è avvenuto lo stesso, venerdì 4 luglio a Bolzano, nonostante il rapimento dei quattro cooperanti somali di Water for life (“Acqua per la vita”) avvenuto ad Afgoye, in Somalia. A ritrare il premio presso la Fondazione Langer c’erano Mariam Mohamed Osmam, figlia della cooperante rapita Faaduma Suldaan Abdirahman, e Aden Adero Ali Nur, il direttore dei progetti nel villaggio di Ayuub, che lunedì è scampato al rapimento perché aveva raggiunto Mogadiscio su un’ altra vettura. «Adero era scosso e in ansia per la sua famiglia in Somalia» racconta a Vita Edi Rabin, membro del comitato scientifico del premio intitolato ad Alexander Langer. «Sia lui che la figlia di Faaduma ci hanno però invitato a non sconvolgere l’impianto dell’incontro che accompagna la consegna del premio, il cui obiettivo è anche quello di approfondire e informare, e quindi, in questo caso, raccontare quanto sta accadendo in Somalia».
Nulla si sa dei quattro cooperanti somali rapiti lunedì scorso e del funzionario della Fao sequestrato con loro, proprio mentre si recavano all’areoporto di Mogadiscio per venire in Italia a ritirare il premio Alexander Langer. Intanto ieri un altro duro colpo è arrivato alle operazioni umanitarie in Somalia: il capo della missione Onu per lo sviluppo (Undp) in Somalia, Osman Ali Ahmed, è stato ucciso da uomini armati a Mogadiscio.
A Bolzano, alla consegna del premio, erano presenti anche l’inviato del governo italiano in Somalia Mario Raffaelli, il parlamentare europeo Sepp Kusstatscher ed Elio Sommavilla, docente di geologia e presidente dell’assocazione Water for Life per cui lavorano i somali rapiti.
«Il premio, che consegniamo dal 97, serve anche a presentare all’opinione pubblica il lavoro di persone anche sconosciute che con scelte coraggiose, indipendenza di pensiero, forte radicamento sociale siano capaci di illuminare situazioni emblematiche e strade innovative per costruire la pace» afferma Rabin. «È il quarto premio che diamo a persone e realtà africane. Nel ’97 abbiamo scelto Khalida Messaoudi, protagonista dei movimenti per i diritti civili per le donne in Algeria, che oggi è ministro della cultura, nel ’98 a due donne ruandesi: la tutsi Yolande Mukagasana e la hutu Jacqueline Mukansonera. La seconda salvò la prima dal genocidio. Ora Yolande è diventata una testimone del genocidio ruandese e di una riconciliazione possibile in tutto il mondo. Lo scorso anno, infine, abbiamo consegnato il premio a Zackie Achmat, direttore della ong Sudafricana “Treatment Action Campaign – TAC”, che si batte per l’accesso alle cure per i malati di Aids».

A ritirare il premio Langer sarebbe dovuta venire Mana Suldaan, fondatrice del villaggio di Ayuub, che però è morta improvvisamente lo scorso dicembre. In sua vece si stavano recando in Italia Mahamud ‘Abdi Aaden, responsabile dei progetti ad Ayuub per “Water for life” e la sorella di Mana, Faaduma Suldaan ‘Abdirahman, ma sono stati sequestrati lunedì scorso da un gruppo armato mentre viaggiavano da Merka all’aereoporto di Mogadiscio per raggiungere Bolzano e Trento dove avrebbero dovuto prendere parte alla cerimoni. Infine venerdì scorso la partecipazione della figlia di Faaduma e nipote di Mana, Marian e del direttore dei progetti ad Ayuub Aden Adero Ali Nur.

Ulteriori notizie sul lavoro del villaggio di Ayuub si trovano sul sito dell’associazione suo partner in Italia www.waterforlife.it


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