Non profit

Campagne: Magis raccoglie i cellulari per l’Africa

Dal 3 luglio sono ritirati nel Mel Book Store di Roma

di Redazione

Quanti sono i telefoni cellulari che giacciono inutilizzati nelle nostre case? Si tratta di oggetti la cui vita media non supera i due anni e per questo vengono dimenticati in un cassetto, anche perche’ non si sa mai bene dove buttarli. Oggi grazie ad una innovativa campagna di raccolta promossa dal Magis, Movimento ed Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo, questi oggetti acquisiscono un nuovo valore. La macchina della raccolta, la prima in Italia in questo genere, spiega una nota del Magis, vede impegnati in tutto il paese dall’aprile 2007 più di 250 gruppi di raccolta. Una diffusione capillare che ha già permesso la raccolta di parecchie migliaia di cellulari. Dal 3 luglio 2008 i vecchi telefonini possono essere donati anche all’interno della libreria Mel Book Store di Roma, in Via Nazionale 254. Un’azione come comprare un libro da leggere in vacanza puo’ dunque diventare l’occasione di compiere un gesto che non costa nulla, ma il cui ricavato verra’ devoluto per finanziare progetti in favore dell’Africa, come la realizzazione di cucine solari in Ciad e di una casa famiglia per bambini malati di Aids in Kenya. I vecchi telefonini si trasformano in finanziamenti per i progetti di cooperazione e sviluppo nel Sud del mondo grazie al riciclaggio da parte di una societa’ inglese, la Cmr, che separa i dispositivi ormai inutilizzabili da quelli ancora funzionanti. I primi vengono smaltiti in maniera adeguata, i secondi vengono riparati e, se necessario, immessi nel mercato dell’usato. In entrambi i casi viene assicurato al Magis un corrispettivo per ogni cellulare ricevuto dall’Italia, che sara’ interamente devoluto ai progetti in Ciad e Kenya.

I fondi raccolti con la campagna cellulari verranno destinati dal Magis, prosegue la nota, alla realizzazione di programmi di sviluppo umano, sociale, culturale, socio-economico, a partire da due iniziative dedicate alla realizzazione di cucine solari in Ciad e di un ospedale per bambini malati di Aids in Kenya. Nel primo caso, l’obiettivo e’ quello di introdurre nuove tecnologie che allevino la fatica delle donne nella ricerca quotidiana della legna per la preparazione dei pasti. Tecnologie che non danneggino l’ambiente e che anzi possano contribuire a rallentare il processo di desertificazione attualmente in corso. A questo punta il progetto ”Cucine solari in favore della donna e dell’ecologia”, in corso di realizzazione nell’area di Sahr e Mongo in Ciad, uno dei paesi piu’ poveri del continente africano. Qui la ricerca della legna assorbe la maggior parte del tempo: gli arbusti stanno diventando sempre piu’ rari e per la raccolta le donne si spingono sempre piu’ lontano dai loro villaggi, contribuendo all’ulteriore desertificazione del territorio. Si punta anche a favorire, da un lato, lo sfruttamento dell’energia solare mediante apparecchiature semplici, che richiedono una semplice manutenzione, e, dall’altro, la preparazione professionale dei giovani del Ciad con l’apprendimento di tecniche eco-compatibili. L’intervento coinvolge 300 gruppi di famiglie (da 5 a 10 famiglie per ogni gruppo) che useranno collettivamente le cucine solari, riducendo l’estirpazione di cespugli e arbusti prima destinati a far fuoco. Dieci giovani apprendisti saranno addestrati come fabbri per continuare l’attivita’ e assicurare la manutenzione delle cucine solari, nonche’ per svolgere attivita’ specifiche del fabbro. Si prevede che, constatata da parte di altre donne i vantaggi che derivano dall’uso di queste cucine solari, le stesse possano chiedere di seguire l’esperienza pilota cosi’ da allargare i benefici a favore loro e dell’ambiente. Il progetto e’ inserito nel quadro di un programma piu’ vasto, previsto dal piano pastorale delle Diocesi di Sarh e di Mongo, chiamato ”Donna e sviluppo”, che realizza programmi di formazione per le donne, orientati a promuovere la condizione femminile nel Ciad.

 Il secondo progetto e’ incentrato sulla casa per bambini Nyumbani, termine swahili che significa ”casa accogliente”, che si vuole far diventare un vero e proprio villaggio. La casa, fondata nel 1992 da Padre Angelo D’Agostino S.J. (scomparso nel novembre 2006), ospita un numero crescente di bambini infettati da Aids. In molti casi si tratta di neonati abbandonati perche’ sieropositivi, anche se nel 75% dei casi diventano sieronegativi entro il primo anno di vita e non sviluppano mai la malattia. A Nyumbani, che ospita un centinaio di bambini e giovani, ci si prende cura dei bambini fino ad una chiarificazione della loro sierologia. I bimbi che risultano negativi, sono adottati o trovano altre case. I bimbi positivi sono seguiti con assistenza nutrizionale, medica, in particolare antiretrovirale, psicologica, di istruzione, spirituale, e vivono a Nyumbani fino ad essere autosufficienti. Il Villaggio di Nyumbani, articolato in case famiglie e istituzioni comunitarie, armonizzera’ le energie dei giovani e la maturita’ dei grandi, per creare nuove famiglie miste per favorire la guarigione, la speranza, l’opportunita’. Tutto si basa sul modello della ”famiglia” con piccole case che ospitano 7/8 bambini ciascuna e con una madre di riferimento che si occupa di loro a tempo pieno con l’aiuto di personale volontario. Il villaggio si autososterra’ attraverso l’agricoltura, l’allevamento di pollame, i prodotti del latte, l’artigianato, servizi all’esterno e il commercio.

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