Non profit
Una lezione al mondo
Mentre i grandi misurano tutta la loro impotenza nell’affrontare le emergenze del mondo (vedi l’inutile teatrino del G8 giapponese) ci sono dei piccoli che muovono il mondo.
La consegna del premio internazionale Alexander Langer al villaggio somalo “Ayuub” avverrà lo stesso, domani, a Bolzano, nonostante il rapimento dei quattro cooperanti di Water for life (“Acqua per la vita”) avvenuto ad Afgoye, in Somalia, lunedì scorso. I quattro rapiti si stavano recando all’areoporto di Mogadiscio proprio per venire in Italia a ritirare il premio. Al posto loro lo faranno la figlia di Faaduma Suldaan Abdirahman, l’unica donna rapita del gruppo, in arrivo questa sera a Trento da Londra, e Aden Adero Ali Nur, il direttore del progetto, che lunedì è scampato al rapimento perché aveva raggiunto Mogadiscio su un’ altra vettura. A riferire la notizia a Vita è don Elio Sommavilla, il sacerdote trentino e docente di geologia, fondatore insieme alla somala Mana Suldaan Abdirahman, morta lo scorso dicembre, del villaggio di “Ayuub” che si trova alle porte di Merca, in Somalia. «Il villaggio di Ayuub continua a segnalare la possibilità, per le donne e gli uomini di buona volontà, di mantenere aperta la speranza di pace e di fraternità anche nelle condizioni più estreme: nonostante la guerra, contro la guerra» si legge nel comunicato di motivazione del premio della Fondazione Alexander Langer.
L’editoriale di Giuseppe Frangi
Mentre i grandi misurano tutta la loro impotenza nell’affrontare le emergenze del mondo (vedi l’inutile teatrino del G8 giapponese) ci sono dei piccoli che muovono il mondo. È la dimensione vissuta martedì 1° luglio, mentre questo numero di Vita andava in stampa, e dalla Somalia giungevano le notizie drammatiche del rapimento di quattro cooperanti locali di una ong dalla lunga storia, Acqua per la vita. I lettori hanno potuto seguire tutta la vicenda dall’home page del nostro rinnovato sito vita.it, grazie alle cronache e agli approfondimenti di Emanuela Citterio. E così sapranno che alcuni dei rapiti stavano recandosi all’aeroporto per arrivare in Italia dove avrebbero dovuto ricevere il premio internazionale Alex Langer 2008.
È proprio scavando nella storia di questa ong che si resta ammirati dalla quantità di speranza e di intelligenza che custodisce. All’origine c’è una donna. Mana Sultan Abdirahmaan, figlia dell’ultimo sultano di Merca, che nel pieno della drammatica crisi aperta dalla caduta del regime di Siad Barre nel 1992, si propone di aiutare i tantissimi bambini che girano sperduti, per le strade della città. Apre loro le porte di casa e con altre donne somale si prodiga per loro. Alla fine saranno 823 bambini, rifugiati a casa di Mana. Per gran parte di loro, appena le condizioni lo permisero, vennero rintracciati i genitori. Per altri 149 invece l’unica soluzione fu la creazione di un villaggio in cui potessero vivere con le loro mamme “adottive”: il villaggio di Ayuub (Giobbe, dal nome del primo bambino accolto).
Ma è a questo punto che la storia di Mana incrocia un’altra storia che viene invece dal nostro mondo: è quella di un prete cattolico trentino, Elio Sommavilla, che da tempo aveva scelto la Somalia come terra d’adozione. Nel 1987 padre Elio aveva anche fondato una ong, Acqua per la vita, proprio per fare un ponte tra la sua terra di origine e il paese in cui si trovava a esercitare.
Venuto a sapere del lavoro e dell’opera messa in piedi da Mana, padre Elio decide di far convergere sul villaggio di Ayuub i suoi sforzi. Il villaggio si ingrandisce. Si decide di dare priorità alla formazione e all’istruzione di base. Nel distretto di Merca vengono aperte molte scuole, che nel 2007 raggiungono ben 12.215 alunni. La maggioranza degli studenti sono femmine e anche questo indica quanto il progetto sia innovativo. L’amministrazione del villaggio è democratica, senza nessuna barriera di casta, di sesso o di tribù. Per garantire il fabbisogno viene costruita una rete di gemellaggi che oggi tiene collegate 23 scuole italiane con altrettante scuole di Merca (dove lavorano 337 insegnanti).
Muna Sultan è morta improvvisamente a dicembre dello scorso anno. Il suo posto è stato preso dalla sorella Faaduma, che è stata vittima del rapimento del 1° luglio. E oggi siamo tutti con il fiato sospeso, perché una storia carica di tanta positività e speranza non venga troncata. Quanto a padre Elio, ha messo i soldi per costruire la moschea della comunità locale di Ayuub. Una moschea che è stata chiamata con il nome arabo di Gesù. Altro che conflitti di civiltà…
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