Non profit
Il mondo cooperativova al contrattacco
fisco La manovra finanziaria e i sospetti europei
di Redazione

Si stava meglio quando c’era Bersani. E le lenzuolate delle liberalizzazioni sfornavano nicchie di mercato per ridare fiato al crollo dei consumi. Ora invece, nell’era Tremonti, il carrello delle Coop finisce per assomigliare alle trivelle dei petrolieri, alle casseforti delle banche o alle polizze degli assicuratori. Tanto che le frecce sociali della Robin Hood Tax, appena scoccate dal ministero dell’Economia per distribuire ai poveri i maxi-utili dei ricchi, hanno centrato in pieno il sistema cooperativo.
Ma mentre i petrolieri di casa nostra non sembrano preoccuparsi troppo (visto che, per esempio l’Eni avrà un maggior esborso di 350 milioni su 19 miliardi di utili) e mentre i liberi professionisti alzano i calici lasciandosi alle spalle l’incubo prodiano chiamato tracciabilità, le cooperative si preparano a «resistere resistere resistere», come diceva il magistrato Borrelli. Un’iterazione che è il caso di usare, visto che in realtà sono due i fronti da cui guardarsi. Interno ed esterno.
Quanto al mondo cooperativo, oltre a confidare in una modifica, osserva con preoccupazione quella che Luigi Marino, presidente di Confcooperative, definisce «un’erosione progressiva delle specificità dell’ordinamento civilistico – fiscale delle cooperative». Il fatto è, prosegue Marino, che «non si è tenuto conto che gli aspetti normativi specifici sono stati riconosciuti alle cooperative in virtù del fatto che sono imprese che non hanno obiettivi lucrativi. L’idea di avvicinare le cooperative alle spa – cioè trattare in modo uguale cose diverse – è, nel migliore dei casi, un equivoco». «Le misure adottate, come l’aumento dell’imposizione sul prestito sociale», esemplifica il presidente di Confcooperative, «riducono l’importanza di uno strumento fondamentale per controbilanciare parzialmente la sottopatrimonializzazione delle cooperative. Se si vuole lo sviluppo dell’Italia bisognerebbe fare il contrario di quello che si fa: bisognerebbe rafforzare, e non indebolire, il sostegno alla capitalizzazione delle cooperative».
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