Cultura

Che ciclone sul marocco!internet ha dato le ali ai giovani

senza frontiere così le tecnologie regalano spazi di libertà

di Redazione

Quando penso ai miei coetanei in Marocco, vedo dei giovani che non riescono a portare avanti un processo di autocritica in un contesto che a volte non accetta questo genere di approccio. Infatti, i giovani marocchini tendono ad autolimitarsi nella loro realtà circostante per motivi di conformismo o perché nessuno è profeta in patria. In molti ritengono che questa passività nei confronti del vissuto quotidiano abbia a che fare con l’identità e con il rapporto con l’entourage di parenti e amici.
Anch’io ero di questa idea, ma ultimamente mi sono dovuta ricredere perché i giovani marocchini una nuova patria l’hanno trovata; non si trova né a Oriente né a Occidente ma è una piattaforma che è al di sopra delle parti, che è accessibili a tutti, è una proiezione del nostro mondo: internet.

Blog a briglie sciolte
Ormai i confini dell’autocritica e del dissenso non vengono più amplificati da noi immigrati che critichiamo e autocritichiamo la società dei nostri Paesi di origine dall’Occidente; anzi veniamo pure visti male perché siamo accusati di non conoscere le evoluzioni di un Marocco in continua trasformazione e di ignorare come i nuovi confini dell’autocritica vengono modificati proprio dall’interno tramite nuove forme di espressione come i blog, facebook, e-mule…
Navigando sui blog dei miei coetanei che vivono dall’altra parte del Mediterraneo, è impossibile non notare un forte senso di autocritica nei confronti della nostra cultura che trova espressione attraverso forme diverse, da convinti appelli per sostenere la libertà di espressione a quelli più ironici sulla mal gestione della politica.
«Facebook c’est du tberguig puuuur!», facebook è il gossip puro, ha scritto una ragazza marocchina sul suo blog per il semplice motivo che su facebook si trovano un varietà di gruppi che criticano e fanno autocritica nei confronti della mentalità e la politica marocchina, anche tramite foto insolite e divertenti, affidandosi specialmente allo strumento dell’ironia.

La bordello music
Anche la musica è diventata una piattaforma mediatica di autocritica. Questo è il caso degli Hoba Hoba Spirit, un gruppo musicale famoso per avere creato un nuovo genere musicale “haiha music”, bordello music, un genere che prospetta una forte analisi di coscienza della società e della classe politica marocchina attraverso il termine “bordello” che vuole comunicare il senso di ribellione piuttosto che quello di bordello classico. Purtroppo questa forma di autocritica non è scampata dalla censura. Questo gruppo è accusato di essere stato dietro agli attacchi di Casablanca perché la loro musica incita al cambiamento, assurdo no?
Sul blog di Larbi, invece (non si sa se questo tizio vive in Marocco o all’estero), tempo fa avevo trovato delle accuse pesanti sui dati forniti dal governo sulla disoccupazione in Marocco. Il suo post è diventato un’icona pro cambiamento. Tra i tanti commenti ricevuti c’era anche quello dello stesso ministro. Questo è stato il primo segno della vittoria della critica: quando dalla critica si passa all’autocritica.
Insomma, la comunicazione dell’autocritica non è più reale ma è soprattutto virtuale e i miei coetanei marocchini lo hanno ben capito e hanno iniziato la loro rivoluzione silenziosa proprio da questo mezzo. Quindi, è vero, «nessuno è profeta in patria ma siamo tutti profeti su internet»: lo specchio di una coscienza che si sta formando.

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