Non profit

asili, si chiude.per colpa di roma

welfare Il Veneto contro il patto di stabilità 2006

di Redazione

Togliere subito le spese per il sociale dai limiti posti dal patto di stabilità: è questo l’appello che l’assessore veneto alle Politiche sociali, Stefano Valdegamberi rivolge al ministro Sacconi. Tutto parte da un paradosso: la Regione Veneto ha ben 40 milioni di euro da assegnare ad asili e strutture per l’infanzia, ma in base alle regole del patto di stabilità dettate dal governo Prodi deve tenerli in cassa. «Una scelta scellerata», sbotta Valdegamberi, «inserire il sociale nel patto di stabilità. C’è il rischio di mandare al fallimento i servizi per l’infanzia: parliamo di servizi innovativi, strutture statali e non statali che hanno bisogno assoluto di questi finanziamenti».
In ballo c’è il destino di circa 110mila bambini veneti: se si chiudono i rubinetti – nonostante i soldi ci siano – le strutture dovranno mantenersi da sé, ricadendo sui bilanci famigliari: «Se non si prenderanno provvedimenti», continua l’assessore, «si costringeranno molti servizi all’infanzia a valutare la chiusura. Stiamo parlando di servizi irrinunciabili prossimi al collasso se il pubblico, che pur sa bene qual è il risparmio per le proprie casse favorito dall’esistenza delle strutture scolastiche gestite dal privato sociale, non saprà agire con urgenza».
Per Valdegamberi, nell’inserimento del sociale nel patto di stabilità emerge il paradosso per cui lo Stato concede fondi ma poi impedisce di spenderli. Sotto accusa però non è soltanto l’Italia, ma anche la Ue: «È paradossale che l’Europa ponga degli obiettivi, come Lisbona 2000, e poi impedisca la crescita della spesa per il loro raggiungimento». Valdegamberi mette sul piatto un’altra questione: il diritto dei cittadini di avere servizi a fronte delle tasse: «Non esiste un patto di stabilità al contrario, cioè un tetto alla tassazione qualora i servizi diminuiscano. Occorre perciò che le entrate generate in misura sempre crescente dai cittadini, ottengano sempre maggiori risposte in termini di servizi». Più paghi più ricevi, meno ricevi meno paghi. Che nei meandri degli uffici Ue e del governo si siano dimenticati di questa regola fondamentale dell’economia?

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