Non profit

Somalia: cinque cooperanti rapiti

Stavano raggiungendo l'areoporto per venire in Italia a ritirare un premio. Ecco la ricostruzione dei fatti secondo Vita.it

di Emanuela Citterio

Sono cinque i cooperanti rapiti in Somalia, quattro uomini e una donna. A confermarlo è Giuliano Bortolotti, il presidente di “Acqua per la vita”, l’organizzazione non governativa italiana con sede a Trento per i quali tre dei cooperanti lavorano. Un altro collaboratore dell’ong, chiamato Aderow, direttore delle 36 scuole sostenute da “Acqua per la vita” , è scampato all’agguato, avvenuto a Mogadiscio ieri sera, ed è in volo verso l’Italia. «I nostri collaboratori viaggiavano su due auto separate verso l’aeroporto. Stavano venendo in Italia per ritirare a Trento il premio internazionale Alexander Langer» ricostruisce Bortolotti. «La prima auto è riuscita a passare, quella con a bordo Aderow, mentre la seconda è stata bloccata da un gruppo armato». I collaboratori dell’ong italiana rapiti sono tutti somali, ma sulla seconda auto viaggiava con loro un funzionario della Fao che aveva chiesto un passaggio, di cui non si conosce ancora la nazionalità. Insieme all’autista dell’auto, di cui non si conosce ancora l’identità e a un collaboratore del progetto di “Acqua per la vita” sono stati rapiti i cooperanti Mahamud ’Abdi Aaden, referente somalo e coordinatore dei progetti di “Acqua per la vita” e Faaduma Suldaan ’Abdirahman, sorella di Mana Suldaan, la fondatrice della villaggio somalo Ayuub, il progetto insignito del premio Alexander Langer. A ritirare il premio avrebbe dovuto essere proprio Mana, deceduta improvvisamente per un ictus lo scorso dicembre, a 54 anni. « La sua vita è stata stroncata non tanto da giorni e notti di lavoro generoso e febbrile, quanto dall’ansia causata dall’arrivo di sempre nuovi profughi in fuga da Mogadiscio» si legge sul comunicato del premio Langer. Mana e Faaduma Suldann sono le figlie dell’ultimo sultano di Merca. L’opera di “Acqua per la vita” è nata dall’incontro di questa donna musulmana, Mana, che aveva cominciato a raccogliere nel pieno della guerra civile orfani e donne bisognose di aiuto, con un prete cattolico e docente universitario di geologia, don Elio Sommavilla, che ora vive a Nairobi, in Kenya.


In seguito Mana si è battuta contro l’infibulazione ed è riuscita, insieme a Sommavilla e all’associazione “Acqua per la vita” a creare una rete informale di scuole in un Paese, la Somalia, senza governo e in preda alle lotte fra i signori della guerra, dove il sistema scolastico, semplicemente, non esiste. «Cristiani e musulmani insieme sono riusciti a fare del villaggio di Ayuub, fondato alle porte di Merca, un punto di riferimento per donne e bambini vittime della guerra. Da sei anni il villaggio di Ayuub ha un’amministrazione democratica che intende superare le divisioni tribali, di casta e di sesso, molto radicate nella società somala. Quando nel 2004 si apre uno spiraglio per la pace, con la creazione di un nuovo parlamento provvisorio, Mana Sultan si batte per una forte rappresentanza femminile che raggiungerà infine il 12% dell’assemblea.


Alla sua morte il testimone è stato raccolto da altri: la sorella e Mahamud ’Abdi Aaden, diventato coordinatore dei progetti. «Apprendendo che nel villaggio di Ayuub i bambini andavano a scuola, altri capi villaggio ci hanno chiesto di poter collaborare» racconta il presidente di “Acqua per la vita”. «Famiglie e comunità hanno raccolto fondi per costruire le scuole, poi abbiamo selezionato gli insegnanti, impegnandoci a garantire loro uno stipendio. Oggi le scuole sono 36, ma riusciamo a garantire un’istruzione a 13mila bambini. Gli insegnanti, sostenuti grazie ai gemellaggi con le scuole trentine, oggi sono 337 più i direttori delle scuole».

In molti villaggi Mana era riuscita anche a sostituire all’infibulazione sulle bambine un semplice e innocua puntura, salvando tutto l’aspetto tradizionale del rito ma senza danno per il fisico e la psiche delle donne. Un impegno, il suo, che non era ben visto da alcuni segmenti integralisti.
«Mana e don Elio sono andati avanti a collaborare negli anni, cercando sempre di promuovere il dialogo» racconta Bortolotti. «Con la sua pensione don Elio ha contribuito alla costruzione di una moschea a Ajub, che ha chiamato “Gesù” in arabo, visto che anche i musulmani riconoscono il figlio di Maria come un grande profeta».

Sono ancora ignote le cause del rapimento. «Trattandosi di somali e non di occidentali è difficile pensare a una richiesta di riscatto come motivazione» afferma Bortolotti, «ma è anche vero che viaggiavano su un’auto con l’insegna della ong, come hanno di recente chiesto gli etiopi (l’esercito etiope è ancora in Somalia in difesa del governo ufficiale e contro le Corti islamiche che nel 2006 erano arrivate a controllare gran parte del Paese, ndr)». In queste ore si affollano le domande: «Da chi sono stati rapiti? Perché? Come e da chi sono stati informati i rapitori del loro passaggio in quella parte di Mogadiscio?». «Non escludiamo nessuna pista» prosegue Bortolotti, «per ora restiamo in attesa di notizie, non ci resta che sperare».


Ecco il comunicato del Comitato scientifico che assegna il premio:
«Il comitato scientifico della Fondazione ha deciso di attribuire il premio internazionale Alexander Langer 2008, offerto dalla Fondazione Cassa di Risparmio, al villaggio somalo Ayuub, fondato da Mana Sultan Abdirahmaan ‘Ali ‘Iise alle porte di Merca, con il sostegno decisivo di don Elio Sommavilla, un sacerdote-trentino docente di geologia, e dall’associazione “Water for life – Acqua per la vita».

L’emergenza del 1992
Nel 1992, nel pieno della crisi che investe la Somalia dopo il crollo del regime di Siad Barre, le strade di Merca sono piene di donne e bambini abbandonati, in fuga dalla guerra e dalla fame. Mana Sultan Abdirahmaan, nata nel 1953, figlia dell’ultimo sultano della città, apre loro le porte della sua casa. Li cura e li nutre con l’aiuto di un gruppo di donne somale pure loro vittime della violenza diffusa. Tra questi anche il piccolo Ayuub, Giobbe, trovato accanto alla giovane madre morta da diversi giorni, dal quale nel 1992 prenderà nome un villaggio autogestito sul modello del SOS Village austriaco.
A sostenere lo straordinario lavoro di Mana Sultan interviene Elio Sommavilla, che da tempo aveva scelto la Somalia come sua terra d’adozione. Nato a Moena (Trento) nel 1927, docente di geologia a Ferrara, era arrivato a Mogadiscio nel 1976 con un incarico di docenza alla locale università, dove con altri giovani somali aveva avviato progetti di ricerca dell’acqua con tecniche semplici, rispettose delle tradizioni locali. Nel 1987 Sommavilla ha fondato l’associazione Water for Life – Acqua per la vita, con sede a Trento, e collaborazioni significative a Ferrara, Alessandra, Amelia.

Il villaggio Ayuub
Nel 1992, 823 bambine e bambini si rifugiano a Merca. Non appena le condizioni lo permettono, Mana Sultan si mette alla ricerca delle famiglie d’origine e li riconsegna alle loro cure. I 149 piccoli che rimangono vengono affidati a mamme adottive, scelte di preferenza tra giovani donne sole o vedove che pure avevano chiesto rifugio e aiuto. Si avvia parallelamente un progetto di adozione a distanza e la costruzione di un piccolo villaggio capace di garantire sicurezza, istruzione, sostentamento, ai membri della nuova comunità. Il villaggio cresce rapidamente per numero di ospiti. Si decide di dare priorità alla formazione e all’istruzione di base. Nel distretto di Merca vengono aperte molte scuole, che nel 2007 raggiungono ben 12.215 alunni. La maggioranza degli studenti sono femmine e anche questo indica quanto il progetto sia innovativo. Il villaggio si arricchisce di una scuola materna con centro nutrizionale per 500 bambini, un centro di salute, con cinque sanitari e otto ostetriche, un centro di formazione professionale per l’avvio al lavoro dei giovani con più di 15 anni.
Da sei anni il villaggio ha un’amministrazione democratica che intende superare le divisioni tribali, di casta e di sesso, molto radicate nella società somala. Quando nel 2004 si apre uno spiraglio per la pace, con la creazione di un nuovo parlamento provvisorio, Mana Sultan (scomparsa nel 2007) si batte per una forte rappresentanza femminile che raggiungerà infine il 12% dell’assemblea.

Il ruolo di Acqua per la vita
La nascita e la crescita di Ayuub non sarebbero state possibili senza il convinto sostegno di Water for Life – Acqua per la vita che ha saputo mobilitare sia finanziamenti pubblici che privati, attraverso l’adozione a distanza e il gemellaggio che coinvolge oggi 23 scuole in Italia e altrettante nel distretto di Merca. Si tratta di un intenso scambio culturale che stimola insegnanti e ragazzi somali al recupero delle loro migliori tradizioni artistiche ed espressive. Attorno alle scuole sono nati o rinati infatti complessi di danza, musicali e teatrali, gruppi sportivi e laboratori artigianali che producono oggetti artistici venduti nelle scuole gemellate. I ragazzi italiani rispondono inviando messaggi, videocassette e piccole somme raccolte in famiglia, combattendo sprechi o rendendosi utili con piccoli lavori domestici.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA