Formazione

notte prima degli esamiin kenya: la sfida della vita

maturità Parla il direttore italiano di un liceo di Nairobi. Dove studiare equivale a vivere

di Redazione

Visto da Nairobi, l’esame di maturità è tutta un’altra cosa. Mentre un’Italia molto imbarazzata faceva i conti con gli errori ministeriali nel tema e nelle altre prove scritte, alla scuola secondaria Cardinal Otunga, nella periferia nord della capitale keniana ci si preparava alla prova, che non mette in gioco le vacanze, ma il destino di vita di questi ragazzi.
Come ha spiegato Paolo Sanna, il direttore dell’istituto (che ha insegnanti tutti kenioti, tranne due italiani), in una lunga intervista rilasciata al sito ilsussidiario.net. È una testimonianza di grande interesse, di cui riprendiamo alcuni passaggi.
Vita: L’esame di maturità per molti studenti italiani segna solo un “contrattempo” prima delle vacanze estive. Cosa vuol dire “maturità” per uno studente della vostra scuola?
Paolo Sanna: Qui l’esame è più sentito: come dicevo è realmente determinante per il futuro dello studente per cui gli esami finali (che saranno a novembre) stanno già catalizzando tutta l’attenzione e l’impegno. Il problema del superamento dell’esame è qui una questione di sopravvivenza vera e propria, e non separa dalle vacanze, ma dalla possibilità di una vita più o meno dignitosa da un punto di vista economico. Dal voto dipenderà se riusciranno ad andare all’università (cosa che riesce solo al 10-12%) o comunque accedere a uno dei corsi professionalizzanti successivi alla scuola secondaria. Anche questi corsi triennali, indispensabili per accedere al mondo del lavoro, hanno un accesso rigidissimo e dipendente dal voto ottenuto alla fine dell’esame di maturità. Quindi è una questione di sopravvivenza.
Vita: E per gli altri?
Sanna: Quello che fa la differenza a livello di maturità è che gli anni passati insieme ai propri compagni possono, anche in questo contesto così violentemente competitivo, essere un patrimonio a livello umano. La sfida è la ricostruzione dei rapporti, visto che il Kenya è una società comunque basata su una forte appartenenza tribale: costruire un rapporto con i propri compagni vuol spesso dire farlo con persone di provenienza diversa, vuol dire superare un individualismo strutturale in questa società. La sfida è imparare a vedere l’altro come una risorsa “per me” a livello umano, e questo si capisce alzando lo sguardo al di sopra della circostanza dell’esame. Questa è una sfida su cui ci siamo sentiti di provocare i nostri ragazzi e che per alcuni ha segnato un cambiamento personale.
Vita: In questo quadro molto selettivo, nel contesto di una società povera e arretrata, qual è il compito principale di un insegnante?
Sanna: Qui, come in ogni altra scuola del mondo, il problema dell’intervento educativo su un ragazzo è che c’è il rischio di ridurre la propria missione a un “addestramento” all’esame, e credo addirittura che sia un rischio che si avverte più in questo Paese che non in Italia. In realtà, la sfida principale è riuscire ad aiutare la persona nella scoperta di se stessa. L’esame è un momento, certo fondamentale, e qui lo è davvero, ma l’obiettivo non è questo.
Vita: Cosa significa aiutare uno studente a scoprire se stesso in Kenya?
Sanna: Significa innanzitutto rimuovere due grandi impedimenti. Il primo è la mentalità assistenzialistica. Ad esempio, circa il 50% dei nostri ragazzi arriva mandato da una serie di ong che operano negli slum, le baraccopoli della città di Nairobi: sono abituati ad essere assistiti, molti hanno ormai acquisito questa forma mentis. Se hanno un bisogno, qualcuno deve soddisfarlo. Qui imparano che non è così. Li aiutiamo a scoprire che la prima risorsa per rispondere al bisogno sono loro stessi, con i loro desideri e le loro capacità. L’altro grande scoglio è l’individualismo. L’alternativa che ci sforziamo di dare è imparare a lavorare insieme, ad aiutarsi reciprocamente vedendo nell’altro studente non un avversario da battere, ma qualcuno con cui si sta condividendo del tempo, con cui è possibile un rapporto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA