Cultura

leader del non profit:cv e stili a confronto

Ricerche Sussidiarietà e fiducia come parole chiave

di Redazione

Ho atteso con un certo interesse l’uscita di questo libro. L’indagine era chiamata ad aggiungere tasselli conoscitivi rispetto a una impegnativa ipotesi di fondo: il terzo settore è generatore di una propria cultura (il cosiddetto “ruolo societario”), non derivata da adattamenti (o scivolamenti) verso le culture di Stato e Mercato? E all’interno di questo processo di “morfogenesi” quale ruolo giocano le persone con ruoli di leadership, che “guidano” i comportamenti e le scelte delle persone e delle organizzazioni?
Il libro non dà risposte definitive a queste domande. In parte perché si tratta di una ricerca basata su un campione limitato, in parte perché le interpretazioni tendono a confermare che percorsi biografici, culture e stili di leadership dei dirigenti sostengono un processo di segmentazione in diversi substrati culturali già osservato in altre indagini. La cultura societaria, in altri termini, sembra diffusa “a macchia di leopardo”, soprattutto fra i soggetti con più spiccata dimensione volontaristica, ma con essa convivono culture di chiara derivazione mercantile e statalista, tanto da ipotizzare che il concetto di terzo settore non sia (più) funzionale alla comprensione dei fenomeni che vengono ad esso riferiti.
In realtà questi dati mostrano che i confini fra le “culture plurali del terzo settore” risultano molto fluidi, permeabili e mutevoli (su base sia spaziale che temporale), ma non per questo con traiettorie divergenti. Anzi, sono visibili alcuni elementi intorno ai quali questi percorsi possono ulteriormente convergere. Due fattori emergono su tutti. Il primo è l’elevato livello di fiducia che muove l’azione dei leader del terzo settore, sia all’interno che all’esterno dei confini organizzativi, che si configura come elemento di competenza specifico di questa particolare “classe dirigente”. Il secondo elemento è la diffusa consapevolezza di come la sussidiarietà sia elemento portante del paradigma di sviluppo del terzo settore. Pur fra qualche “misunderstanding” emerge chiaramente che i dirigenti riconoscono nella sussidiarietà non solo un elemento valoriale di sfondo, ma un vero e proprio “asset” che caratterizza l’operato delle loro organizzazioni.

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