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il calcio tra i piedidi mr. undicidita
romanzi Debutto narrativo di un autore di teatro
di Redazione

Da anni in Italia non usciva un romanzo sul calcio. Nel Paese che più di ogni altro mangia pallone dalla mattina alla sera, il genere del racconto sul rettangolo verde non ha mai sfondato: i vari Marìas, Soriano od Hornby sono prodotti di successo, ma anche di importazione. A spezzare la melina ci prova oggi, con esiti brillanti, questo vivace romanzo breve di Maurizio Zottarelli, giornalista e autore teatrale milanese.
Per vestire la sua storia a Zoccarelli serviva però un calcio lontano da quello, tutto milioni e veline, che va per la maggiore di questi tempi. Kevin McKee, il protagonista, è la star del calcio britannico degli anni 40 e 50. Un po’ Best, un po’ Meroni, è un artista romantico della pedata. Lo chiamano Kevin Undicidita McKee non a caso. Fra i suoi piedi la palla è una trottola impazzita, che i difensori non riescono a intercettare, quasi che il maghetto nascondesse negli scarpini un dito di troppo.
Un’infanzia difficile a Belfast, la fuga da emigrante irlandese in un sobborgo di Londra, la guerra e la perdita dei genitori, quindi il successo e la casacca del Manchester United. «Un giorno ho cominciato a capire cos’è il calcio. Cosa vuol dire inseguire quella palla. È il desiderio di possedere qualcosa che non sarà mai veramente tua. È strano, ma mi piace». L’inseguimento di Kevin lo condurrà a una vita di successo, ma fuori dagli schemi. Niente sesso, droga e rock’n roll: solo una fiammante motocicletta per scappare a fine partita, in cerca di sensazioni sconosciute. Per Zottarelli il calcio fine a se stesso non serve a nulla. Il suo McKee, malgrado la comune origine e il modo di stare in campo, con Best c’entra poco. Il segreto inconfessabile di Kevin non ha niente a che vedere con gli ettolitri di whisky che si scolava Best. Una notte, dopo la partita più importante, McKee imbocca la strada che lo porterà anni luce lontano dall’Old Trafford. Che è successo?
Dal football L’undicesimo dito non ha ereditato solo la scena, ma anche il ritmo. Avvincente dalla prima alla 93esima pagina come in una finale di Champions, grazie a una prosa secca e spezzata, quasi che il romanzo fosse la traduzione di un’opera in lingua inglese.
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