Volontariato

Vacanze senza rischicon le pillole in valigia

salute in viaggio

di Redazione

Partire all’avventura va bene, ma guai a dimenticarsi i fedeli farmaci “per tutte le evenienze”. Che siano pillole, aspirine o sciroppi il discorso non cambia. Da casa non ci si muove senza un’adeguata prevenzione sanitaria. Secondo l’indagine Demoskopea Gli italiani: turisti non per caso, condotta nell’ambito della campagna mediCina 2008 (legata all’Olimpiade di Pechino alle porte), per l’87% dei viaggiatori della Penisola i medicinali sono un chiodo fisso.
Si piazzano infatti al quinto posto della classifica degli oggetti da mettere in valigia. Abbigliamento, scarpe, biancheria intima e beauty case, sarebbero i primi quattro pensieri degli italiani. Ma nella top 10 seguono appunto farmaci, macchina fotografica, spazzolino e dentifricio, guide e mappe, caricabatteria e costume da bagno.
Naturalmente i dati oscillano in base alle differenze di genere. Le donne, come al solito, risultano le più attente e considerano i farmaci al quarto posto della graduatoria dopo scarpe, abiti e biancheria intima. Per l’uomo, invece, il rischio non è mai abbastanza. Le medicine scivolano così al sesto posto. Ma per una volta sono i giovani a ricevere la palma di “più giudiziosi”. A sorpresa, infatti, i turisti meno inclini a portare le pillole in vacanza sono proprio gli adulti tra i 45 e i 65 anni.

Automedicazione
Dalla ricerca condotta online su un campione di 500 italiani tra i 18 e i 65 anni che nell’ultimo anno si sono spostati almeno una volta per motivi professionali o personali, la propensione al “fai da te” non si ferma neanche di fronte all’ansia sanitaria. Solo il 30% degli intervistati si rivolge al medico di famiglia prima di fare la valigia, il 15% si rivolge al farmacista, mentre il 55% si affida all’esperienza passata e soprattutto alle capacità individuali di analisi. Propensione che ben si sposa con la stessa organizzazione delle vacanze, che per l’88% è affidata a internet e semmai alle guide turistiche. Sempre meno graditi i tour operator e le agenzie di viaggio.
Ma sbaglia chi pensa a un turista sprovveduto e in balìa dell’improvvisazione. Anzi, l’attenta valutazione dei rischi è una delle prerogative dell’italiano medio. Secondo l’indagine, infatti, la scelta dei farmaci sarebbe direttamente legata alla meta turistica. Nove intervistati su dieci sono consapevoli delle pericolosità di alcune particolari destinazioni tanto che l’80% del campione, in caso di soggiorno in zone a rischio aviaria, sarebbe disposto a pagare di tasca propria pur di potersi assicurare un antivirale mirato. Insomma, l’indagine condotta nell’ambito del progetto MediCina 2008 curato da Walter Pasini, direttore del Centro collaboratore Oms per la medicina del turismo di Rimini, fotografa un turista italiano tutt’altro che sprovveduto e anzi attento alle possibili insidie che si nascondono dietro al turismo fai da te.
Un atteggiamento responsabile che trova riscontro anche nei dati dell’Istituto superiore di sanità sulla diffusione della malaria, la malattia più frequentemente “importata” nel nostro Paese. Dal 2000 si registra una diminuzione dei casi che, negli ultimi cinque anni, si sono ridotti del 28% tra gli italiani: la prevenzione si fa strada, anche se c’è ancora parecchia strada da fare visto che la malaria resta la malattia maggiormente “importata” dall’estero (vedi box accanto).


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