Famiglia

Le feste non sono uguali per tutti

Feste di Natale in famiglie in cui uno dei due genitori è immigrato. Come far vivere le tradizioni ai figli nel modo migliore? Risponde Barbara Ghiringhelli

di Redazione

Sono felicemente sposata con un egiziano e mamma di un bambino di 6 anni. Ora vivo una situazione che mi sta cogliendo impreparata: il Natale. Non è il primo, ma gli altri li abbiamo passati fuori dall?Italia (per lavoro viaggiamo spesso) e lontani dai preparativi occidentali e dalla festa della scuola. Non so come far vivere questo momento a lui e la stessa preoccupazione l?ha anche mio marito. Noi vorremmo passargli entrambe le nostre radici… ma non sembra così facile! Elisabetta (email) Comprendo la sua preoccupazione per concretizzare due desideri: trasmettere a vostro figlio entrambe le appartenenze e riuscire a farlo senza creargli delle difficoltà. L?esperienza di altre coppie miste ha evidenziato l?esistenza di differenti modalità di gestione della questione nelle relazioni con i figli. Vi sono coniugi che decidono di valorizzare entrambe le culture in modo da far conoscere tradizioni, valori, usi, per far vivere il figlio in una situazione di doppia appartenenza senza considerare minoritaria né l?una né l?altra realtà. La riuscita di questo percorso educativo dipende dalla maggiore o minore distanza tra i due mondi di origine e dal tipo di accoglienza che la società in cui si vive riserva a queste appartenenze. Dove ci sono tensioni e pregiudizi, il compito sarà più difficile. Vi sono poi coppie che decidono per l?accantonamento delle origini di uno dei due. Tale posizione, se è condivisa e se cade sulla valorizzazione dell?appartenenza di un genitore che è anche quella del contesto sociale in cui si è inseriti, risulta essere la più facile. Vi è continuità educativa tra famiglia, scuola e società. Va detto che non è possibile cancellare un?origine e che il bambino potrà manifestare la voglia e il bisogno di scoprirla, soprattutto quando vi sono in lui tracce ?visibili? di questa appartenenza o abbia frequenti contatti con coetanei che provengono dal Paese del genitore straniero. Infine, vi sono coniugi che non riescono a elaborare le differenze e a considerare di egual valore entrambe le culture. In queste situazioni le tensioni e le scelte ambivalenti possono portare i figli a vivere con problematicità la loro doppia appartenenza. Solo la costruzione di un progetto educativo supportato nel quotidiano darà la possibilità di costruire per i figli legami e appartenenze plurali senza che vi siano ambivalenze e distanze. Mi sembra di capire che tra lei e suo marito vi sia già stato un dialogo su questo e che la decisione si sia orientata verso la volontà di trasmettere a vostro figlio entrambe le appartenenze: è chiaro che questo non significa realizzare l?impossibile (essere in contemporanea cattolici e musulmani) ma passare quelli che sono i valori che accomunano le due fedi cercando di evitare ogni sincretismo e questo non è facile! Ora è importante che non lasciate a vostro figlio questo compito, dovete accompagnarlo e passare a lui il senso e il valore di questo progetto. Così sia voi che lui non vi troverete in difficoltà a dare risposte e a ricevere domande che possono nascere dal confronto con chi vive un?esperienza diversa dalla vostra. Il problema non è la festa a scuola, ma se vostro figlio si ritroverà nella scelta che prenderete per lui.


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