Welfare
Servizi sociali,ecco le eccellenzenell’innovazione
speciale EuroPA I progetti premiati al Salone delle autonomie locali
di Redazione
Si chiama Prisma il progetto del Comune di Torino che è stato premiato a Rimini. Ma avrebbe potuto chiamarsi anche Passepartout. Dal nome del servizio che opera da anni nella città sabauda e che mette insieme le esperienze pubbliche e del terzo settore nel campo delle relazioni di aiuto. Passepartout, come la chiave che apre tutte le porte. Specie a chi è in condizione di abbandono. Prisma, come il cristallo che, attraversato da un fascio di luce, dà vita allo spettro dei colori. Prima di avvicinarsi al dolore degli altri, questo il messaggio del progetto, bisogna imparare a riconoscere il colore del disagio degli altri. La fatica di vivere ha sfumature diverse a seconda delle storie personali. Tonalità, purtroppo, che si fanno ogni giorno più variopinte. Le condizioni di fragilità, infatti, coinvolgono gruppi sociali più estesi. Fattori come la diminuzione del reddito, la perdita dei legami affettivi, la lontananza dalla terra d’origine, si aggiungono al malessere prodotto dall’uso di stupefacenti e alcolici, dai disturbi alimentari o dagli eventi inaspettati e improvvisi come i lutti, gli incidenti o le malattie. A Torino hanno provato a fare il percorso inverso a quello del fascio di luce che attraversa il prisma. Hanno unito le idee e le forze di chi opera nelle relazioni di aiuto.
Il servizio Passepartout, attraverso gli sportelli di ascolto, accoglie le domande delle persone e famiglie che vivono condizioni di disagio e fragilità e le orienta al “progetto aiuto” più idoneo. Pubblico e privato sociale, dunque, condividono prassi e metodi di lavoro. Un modo per superare la tradizionale asimmetria fra volontariato che chiede all’amministrazione risorse finanziarie ma rivendica la propria autonomia, e pubbliche amministrazioni che si limitano invece a mettere mano al portafogli per offrire servizi e presìdi. Prestazioni formali che, però, sono insufficienti ad assicurare benefici a chi sconta la solitudine e la disperazione. Il progetto Prisma, invece, non punta a fornire prestazioni, quanto favorire opportunità d’incontro, di scambio e di solidarietà tra pari. Cominciando dalle organizzazioni che lavorano sul territorio. Dall’analisi preliminare è emerso che le associazioni d’aiuto lamentano, soprattutto, demotivazione data dal basso numero dei partecipanti (30,7%), difficile gestione dei soggetti disturbanti (9,6%), cambio del facilitatore (6,9%).
Il costo del progetto è di 75mila euro finanziati da Città di Torino, Centri servizi al volontariato e fondazione bancarie.
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