Sostenibilità

Carovita, per i prezzi dei servizila concorrenza non basta

parliamone

di Redazione

Quante banche e compagnie di assicurazioni operano in Italia? Decine e decine. Quindi vi è un mercato altamente pluralistico, la condizione primaria per una effettiva concorrenza. E non ci insegna la teoria classica che la concorrenza fa abbassare i prezzi? Bella teoria, sicuramente, ma come rispondo alla domanda: «Allora, perché in Italia i costi dei servizi bancari e assicurativi sono tra i più alti in Europa?», seguita da un’altra: «In Italia, operano diverse banche e assicurazioni straniere. Come mai qui i loro prezzi sono assai più alti che nel loro Paese d’origine, ad esempio in Inghilterra?». Difficile rispondere, ma si può tentare, anzitutto con tre tipi di iniziativa.
1. La trasparenza, che il regolatore (Bankitalia e Isvap) deve accogliere ed imporre, va estesa ai costi – e non solo ai prezzi. Così come i consumatori vogliono sapere e chiedono a Mister Prezzi di accertare quanto incidono i diversi passaggi dal produttore ai grossisti e da questi al dettagliante e da questi ultimi infine ai consumatori, le banche dovrebbero rendere “visibile” – e comprensibile – il meccanismo del costo “industriale” dei servizi bancari e assicurativi offerti, almeno di quelli fondamentali. Questa è una richiesta fondamentale, che l’associazionismo dei consumatori dovrebbe, il più unitariamente possibile, rivolgere a Bankitalia e Isvap.2. Accertato questo dato fondamentale, toccherà all’Antitrust verificare se non vi siano “allineamenti” sospetti che facciano pensare a cartelli, anche taciti, e su questi ovviamente indagare con tutti gli strumenti, anche ispettivi, che ha a disposizione. Ricordo che proprio questo tipo di allineamenti dei costi di gestione delle polizze (i cd caricamenti) portò anni fa a scoprire e sanzionare una intesa fra compagnie assicurative.3. Nell’ambito della sua verifica, e avendo a disposizione la “radiografia” delle dinamiche dei costi, l’Autorità della concorrenza ben potrà confrontare i costi e i prezzi italiani con quelli degli altri Paesi dell’UE. E ove verificasse – e spesso lo verificherebbe – netti scostamenti fra i prezzi italiani e le “migliori pratiche” europee, ben potrebbe presumere un accordo teso a limitare la concorrenza di prezzo e chiamare le imprese bancarie e assicurative che praticano i prezzi più alti, a giustificare specificamente quel livello abnorme. E questo l’Autorità può fare, in applicazione della norma sugli abusi di posizione dominante, che vietano, fra l’altro, l’applicazione di prezzi ingiustificatamente gravosi. Norma che si applica anche quando la posizione dominante sia detenuta non da una sola impresa, bensì “congiuntamente” da una pluralità di imprese che sul mercato si presentino come un “fronte” comune fondato appunto su una politica sostanzialmente omogenea di prezzi alti. (II – continua)


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