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Intervista a Lula. “Sono la riscossa dei poveri”

Il primo gennaio il trionfatore delle elezioni di ottobre s’insedia nel palazzo di Planalto. Una svolta storica. Il neo presidente confida i suoi progetti e i suoi sognI.

di Paolo Manzo

Lula, lei è nato a Caetés, nel poverissimo Stato di Pernambuco. Poi a 7 anni è arrivato, dopo 13 giorni di viaggio su un camion, nello Stato di San Paolo. Da povero in canna a presidente del Brasile, dopo 50 anni. L?avrebbe mai detto?
Luiz Inácio Lula da Silva: Stia a sentire. Per me è stato molto più importante, e almeno tanto significativo come essere eletto presidente della Repubblica, riuscire a risvegliare nelle classi più povere della popolazione, nei lavoratori, l?idea che, se loro avessero avuto volontà politica e fiducia e si fossero organizzati, sarebbero potuti arrivare come classe là dove adesso io, come persona, sono arrivato. E risvegliare l?idea che la gente può cambiare molte cose, come farà adesso qui la gente. Siamo arrivati. Siamo arrivati al potere.
Vita: Come si spiega questa vittoria sua e del Pt (Partido dos Trabalhadores), giunta al quarto tentativo?
Lula: Ce l?abbiamo fatta, perché abbiamo dato credito alle organizzazioni della società, dalle associazioni alle ong. Perché abbiamo puntato sulla democrazia e sul dialogo. Credo che la mia traiettoria sia una lezione di vita, a prescindere dal sottoscritto. Non mi vedo come qualcuno che è arrivato al potere da solo, né come un qualcosa di estemporaneo. Credo che questa sia una lezione, non solo per il Brasile, ma per le sinistre in generale.
Vita: In che senso, scusi?
Lula: Perché ci sono molti progressisti che si stanno candidando per le elezioni in altri Paesi. Persone molto preparate. Ma questi gruppi, queste persone, molte volte perdono, com?è accaduto tante volte a noi, perché non stipulano le alleanze elettorali giuste. Noi questa volta abbiamo fatto l?alleanza giusta, al di là della base sociale che avevamo già. Quella di Zé Alencar (un imprenditore, 70 anni, del Pl, partito liberale, ndr) è stata una grande scelta per l?alleanza con il nostro partito. È stato un momento decisivo, importantissimo. È stata davvero una grande scelta quella di Zé Alencar come vice presidente…
Vita: Il primo gennaio 2003 lei sarà nominato, ufficialmente, presidente del Brasile. Quella mattina, quando si guarderà allo specchio, che Lula vedrà? L?emigrante del Nord-Est, l?ex operaio, il tornitore con il mignolo della mano sinistra fatto a pezzi da una macchina o l??ignorante? famoso, come in tanti la chiamavano qui, a causa della mancanza di un diploma?
Lula: Dal punto di vista personale è una cosa che mi rende molto orgoglioso. Davvero. Ma l?ho sempre detto e lo ripeto in questo momento: io non sono il risultato della mia intelligenza, sono il risultato della grande coscienza politica della società brasiliana. Che si è evoluta, e io con lei. E non ho alcun dubbio che farò un governo infinitamente migliore di quelli che mi hanno preceduto.
Vita: Un problema in Brasile, ma anche in molti altri Paesi, sono i mezzi di comunicazione. In che modo pensa di democratizzarli, ora che è presidente?
Lula: Io sono uno strenuo difensore della democratizzazione dei media. Al riguardo credo che Internet faccia già un bene enorme e sia un grande progresso, indipendentemente da ogni altra considerazione. Internet permette alla gente di parlare con il mondo intero e ha creato un canale, ma penso, comunque, che televisione e radio debbano educare di più, in senso più ampio, e so che questo è un punto oggetto di discussione. In tv la società civile deve essere più presente, i temi che la riguardano devono essere più discussi e i media non possono essere visti e usati come qualcosa di esclusivamente commerciale. È ovvio che tv e radio siano anche questo, nessuno lo mette in discussione, ma sono anche qualcosa di più, di molto di più: sono il canale di comunicazione con la popolazione e hanno un?enorme responsabilità visto il ruolo che ricoprono.
Vita: La sua idea, quindi, non è interferire ma creare alternative?
Lula: Sì, creare alternative affinché la gente possa davvero rendere democratico al massimo il possesso e l?uso dei media in Brasile.
Vita: Che pensa del salario minimo in Brasile, pari a 200 reais che corrispondono a circa 60 euro?
Lula: Che le promesse che io vengo facendo da anni non cambiano certo ora che sono stato eletto presidente: vogliamo recuperare il potere d?acquisto del salario minimo e ciò è pienamente realizzabile. Le ripeto: è assolutamente possibile, in quattro anni, raddoppiare il potere d?acquisto del salario minimo in Brasile.
Vita: Quando, nel 1980, lei era prigioniero a San Paolo nel Dops (il Dipartimento d?ordine politico e sociale e luogo di tortura dei nemici del regime militare), il capo del carcere era l?attuale senatore Romeu Tuma. Come la trattava?
Lula: Era il capo del Dops. Mi ha trattato molto bene ed è nata anche una relazione d?amicizia molto rispettosa, tra me e Romeu Tuma.
Vita: Come accadde?
Lula: Mia madre all?epoca era condannata a morte, a causa di un cancro maligno. Tuma permetteva che io uscissi tardi la notte per andarle a fare visita. E questo senza che nessun altro lo sapesse. Io andavo a visitare mia madre. Molta gente pensava che sarei dovuto fuggire, ma non ho mai voluto farlo?
Vita: Perché?
Lula: Perché avevo molti amici prigionieri. Come potevo darmela a gambe e lasciare i miei compagni in catene? E Tuma, le ripeto, mi trattò con molta dignità e, da allora, è nata una relazione di grande rispetto reciproco tra di noi.
Vita: Cosa le fa venire in mente lo stadio di Vila Euclides (dove parlava di fronte ai metalmeccanici in sciopero,in piena dittatura militare)?
Lula: Mi fa ricordare tutto. Se non ci fosse stato Vila Euclides, io non sarei nulla. Vila Euclides ha un ruolo decisivo nella mia formazione e nella mia vita. Assemblee come quelle? è certo che dopo di allora ho tenuto discorsi davanti a platee molto maggiori, ma assemblee come quelle, con quella tensione, nel bel mezzo della dittatura da un lato, i lavoratori dall?altro, gli industriali dall?altro ancora? e a quell?epoca. È stata la linea di demarcazione per la conquista della democrazia nel nostro Paese.
Vita: Cosa si sente di dire al Brasile, sia a quello che l?ha votato che a quello che lo ha combattuto durante la campagna elettorale, il nuovo presidente, Luiz Inácio Lula da Silva?
Lula: Che tutti possiamo continuare con una speranza, che tutti possiamo continuare a pensare in modo positivo. Miglioreremo il Brasile. Sono convinto di ciò. E percepisco quest?obiettivo come la maggiore responsabilità che mai ho avuto in vita mia. So quanto questo pesa e peserà sulla mia schiena, perché conosco la dimensione della speranza che da oltre vent?anni sto, assieme ai miei compagni, disseminando per tutto il Brasile. So esattamente cosa il popolo brasiliano s?aspetta da me, sento il peso di tutto questo, ma mai ho avuto paura delle cose difficili, e ritengo che, per il Brasile, passare per quest?esperienza del Pt sarà molto positivo. Perché noi cambieremo questo Paese.

Storia di don Lula
San Paolo, dicembre
C?è un uomo che 50 anni fa passava il Natale masticando fagioli nel Nord-Est del Brasile. Per riempirsi lo stomaco. Quest?anno, quell?uomo brinderà a champagne, con la moglie Marisa e i tre figli: Fábio, Sandro e Luiz Claudio. Nella sua casa di São Bernardo do Campo, Stato di Sao Paulo. Quell?uomo è Luiz Inácio da Silva, ai più noto come Lula, il volto nuovo del Brasile che, in casa, festeggerà il Natale e, in anticipo, brinderà al 1° gennaio 2003, giorno in cui diventerà ufficialmente il primo presidente di sinistra del Brasile. Lula è da sempre vicino al sociale e la sua vittoria, di larga misura, può essere messa a confronto con quella, risicatissima, del leader dell?altro Paese più grande e popolato del continente americano: George Bush jr. Il presidente Usa è nato ricco. È figlio di petrolieri, nipote di petrolieri, è circondato nel suo governo da petrolieri, fa affari con i petrolieri. E fa le guerre. Sempre per i petrolieri. Lula, invece, è nato poverissimo, a Caetés, un paesino del Nord-Est, la zona più misera del Brasile. La madre Eurídice diede alla luce 12 figli ma quattro morirono in fasce e Lula è il settimo della nidiata. Il padre, Aristides Inácio da Silva, abbandonò moglie e figli per andare a San Paolo in cerca di boa sorte, ?buona fortuna?, ma quando la famiglia decise di raggiungerlo scoprì che nella metropoli del Sud se n?era fatta un?altra, di famiglia. All?epoca Lula aveva 7 anni e affrontò il viaggio con mamma, fratelli e sorelle sotto il telone di un camion: 13 giorni di tragitto durante i quali il futuro presidente vide per la prima volta in vita sua una bici e promise a se stesso che un giorno ne avrebbe posseduta una. Da quel Lula, bimbo e poverissimo, al Lula attuale, cinquantenne e presidente, ci sono anni luce di differenza. Nel mezzo, il Lula tornitore che perde il mignolo della mano sinistra, il Lula che non vuole saperne del sindacato e solo per le forti pressioni del fratello prende la tessera, il Lula che inizia a difendere i diritti dei lavoratori delle fabbriche, il Lula che è sbattuto un mese in carcere dai militari (nel 1980), il Lula che fonda il Partido dos Trabalhadores (PT – Partito dei lavoratori), il Lula che si candida alla presidenza e perde nel 1989, nel 94 e poi nel 98. Ma continua, instancabilmente, a lavorare su programmi sociali e a tessere contatti sempre più a 360 gradi. Tanto che sono in molti a ritenere, anche industriali, anche conservatori, che mai il Brasile ha avuto un presidente preparato come Luiz Inácio Lula da Silva. Nonostante non abbia un diploma. E proprio per il suo background, per il suo passato che non gli ha risparmiato dolori laceranti, Lula è la speranza di tutti quelli che credono che ?un altro Brasile è possibile?. Un Brasile che non sia il Paese che è oggi. La speranza che Lula suscita deriva proprio dalle sofferenze che ha patito, in quanto membro del popolo, anzi del popolino.
La gente sa che ha vissuto il dramma della morte della prima moglie e del figlio al momento del parto, lasciati senza alcuna assistenza in un ospedale pubblico per poveri di Sao Paulo, soli. Perché lui l?hanno avvertito solo il giorno dopo.
Anche per questo il Brasile è da considerarsi un vero laboratorio, un test per le speranze di chi crede che ?un altro mondo è possibile?. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più del nuovo presidente Lula da Silva attraverso quest?intervista per la quale si ringrazia Mino Carta, direttore di CartaCapital, uno dei settimanali più autorevoli e indipendenti nel panorama editoriale verde-oro.

Il Primo festa con Chico Buarque
«Come prevede la costituzione brasiliana, Luiz Inácio Lula da Silva si insedierà il primo gennaio a Brasilia». A confermarlo è Giancarlo Summa, responsabile di Lula per i rapporti con la stampa estera. Unico italiano nell?entourage stretto di don Inácio, l?ex giornalista dell?Unità anticipa a Vita che «il Pt (il Partido dos trabalhadores, il partito di Lula) organizzerà a Brasilia una grande festa per celebrare l?evento in cui ci aspettiamo tra le 150mila e le 200mila persone» che, per la capitale del Brasile (con i suoi tre milioni di abitanti, nulla a che vedere con Rio e San Paolo) è un numero esorbitante. «C?era stato chi aveva avanzato la proposta di posticipare la data dell?insediamento al sei gennaio per poter avere come ospiti alla cerimonia alcuni capi di Stato di Paesi importanti che logicamente non potranno presenziare il primo giorno dell?anno, ma non è stato possibile modificare la legge costituzionale brasiliana», spiega Giancarlo. Secondo il segretario organizzativo del Pt, Sílvio Pereira, «le precedenti investiture dei presidenti, qui in Brasile, non hanno mai riunito più di 50mila persone. Questa volta, invece, saremo in tanti e alla festa del primo gennaio interverranno molti artisti sconosciuti, ma anche star di livello internazionale. Per adesso l?unico nome che posso fare è quello del cantautore Chico Buarque». E allora …champagne!

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