Famiglia

Inserimento lavorativola crescitacorre a due cifre

coop B sotto la lente I numeri di Federsolidarietà

di Redazione

Si è tenuto il 24 aprile scorso, nella sede di Confcooperative Brescia, un incontro congiunto dei componenti dei focus group di Confcooperative-Federsolidarietà sull’inserimento lavorativo e su “carcere e territorio”. Si è trattato della prima tappa di un percorso itinerante dei due gruppi di politiche settoriali, voltoa a proseguire l’attività di promozione legislativa e delle buone prassi esistenti.
La riunione ha visto la partecipazione e il contributo delle esperienze eccellenti del territorio bresciano, da sempre protagonista nella cooperazione sociale impegnata nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
All’apertura dei lavori di Sandro Giussani, presidente di Federsolidarietà Lombardia e di Valeria Negrini, presidente della federazione provinciale di Brescia, è seguita l’introduzione di Vilma Mazzocco, presidente Federsolidarietà nazionale.
Nella relazione ha messo in evidenza che, delle 4.700 aderenti a Federsolidarietà, 1.443 sono le cooperative sociali attive nell’inserimento lavorativo, con una crescita pari al 18% nel biennio 2005-2007. Le stesse contano oltre 31mila lavoratori con 12.500 persone svantaggiati inserite (di cui circa la metà disabili), ovvero il 40%: ben oltre la percentuale del 30% richiesta dalla legge 381 del 1991. Negli ultimi anni si è assistito ad un percorso positivo di crescita dimensionale – con 23 dipendenti in media, 10 dei quali soggetti svantaggiati – e di consolidamento – il fatturato al netto dell’inflazione è cresciuto del 3% annuo e la redditività si sta stabilizzando su valori compresi tra l’1,5% e il 2%. Tra le aderenti emerge, inoltre, anche la maggiore presenza dei volontari nelle cooperative sociali di tipo B, che sono stimati al 14% dei soci.

Obiettivo lavoro per tutti
In particolare, è stato messo in evidenza il contributo importante che la cooperazione sociale può mettere in campo nel quadro dell’integrazione lavorativa dei disabili anche con gli strumenti introdotti attraverso le modifiche alla legge 68 del 1999 intervenute con le norme attuative del protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007. A livello nazionale è possibile stimare al 6,3% la quota di disabili inseriti nelle cooperative sociali rispetto al totale di quelli che lavorano, a dimostrazione della capacità di riuscire ad adottare un modello capace di trasformare in vantaggi competitivi i fattori organizzativi e gestionali che producono le risposte più adeguate ai bisogni delle fasce deboli della comunità.
Nel corso dei lavori è stato fatto un buon approfondimento degli scenari attuativi delle normative regionali e sono state analizzate in particolare le leggi delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, e la disciplina dell’impresa sociale.
Buona parte del pomeriggio è stata dedicata agli interventi di confronto a cui hanno partecipato cinquanta dirigenti dei consorzi e delle cooperative sociali maggiormente impegnate sul versante delle politiche del lavoro.
Dal dibattito è emerso l’impegno, accanto ai settori tradizionali, nell’housing sociale, nel settore energetico ed ambientale e nel campo dei beni culturali e del turismo sociale. Da segnalare l’importanza di un allargamento delle categorie di soggetti svantaggiati, in conformità alla normativa comunitaria, assai più coerente con l’inquadramento dei problemi dello svantaggio nell’ambito delle politiche attive del lavoro.
Analizzate anche le azioni di promozione legislativa per lo sviluppo del lavoro con le case circondariali: sono cresciuti infatti negli ultimi anni gli interventi delle cooperative sociali sia all’interno degli istituti, sia con i detenuti ammessi alle misure alternative e al lavoro all’esterno che a livello nazionale, secondo l’indagine Istat relativa al 2005, erano circa 2.600. All’introduzione di Valerio Luterotti e Beppe Pezzetti, che hanno illustrato le proposte di modifica legislativa dell’ordinamento penitenziario, è seguito l’intervento di Gianni Pizzera del Consorzio Sis di Milano sul lavoro condotto negli istituti della Lombardia.
Molti gli interventi dei partecipanti ai lavori volti a mettere in rete le esperienze eccellenti e condividere una serie di proposte per permettere alle cooperative sociali di avere un ruolo più incisivo nei percorsi di rieducazione e reinserimento sociale.


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