Guidare con prudenza. Oltre a salvare la pelle, l’invito è d’obbligo per la tutela del portafogli. Perché anche un piccolo incidente fa schizzare i prezzi – già in salita per contro proprio – dell’assicurazione sull’auto. E quel che è peggio è che il meccanismo bonus-malus, se funziona “benissimo” stangando gli spericolati al volante, fa invece cilecca per gli automobilisti virtuosi.
Dati alla mano. Antonio Lirosi, garante per la sorveglianza dei prezzi, ha dimostrato che circa il 45% di italiani al volante che viaggiano in prima classe di merito non risparmiamo il becco di un quattrino, perché gli aumenti delle polizze compensano il risparmio di una buona guida. Ora Mr Prezzi vuole vederci chiaro. E perciò, invitando le compagnie a ridurre le tariffe, ha chiesto la collaborazione dell’Isvap per ottenere un quadro trasparente delle offerte che renda possibile un confronto su Internet.
E che il mercato sia ingessato, malgrado le ripetute sferzate dei venti della liberalizzazioni (inclusa quella sugli agenti plurimandatari), lo dimostra il basso tasso di mobilità dei consumatori. Solo l’8% degli italiani ha cambiato compagnia nell’ultimo anno. Tartassati e contenti? Non proprio.
Del resto il settore è regolamentato per legge. Se si possiede un’auto non c’è via di uscita, la polizza è obbligatoria. E per i big delle assicurazioni, in agitazione per il calo del ramo vita e la tempesta finanziaria che ha investito le società quotate, cercano di irrobustirsi nella cassaforte Rc auto, che oggi vale complessivamente il 50% del ramo danni, pari a 18 miliardi di euro.
«I dati delle compagnie», mette in guardia Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori, «sono spesso faziosi. Perché, nonostante una serie di interventi normativi come quello sul plurimandato degli agenti, la patenti a punti e l’indennizzo diretto, i premi non calano affatto. Con il malus il consumatore si accolla premi salatissimi, con il bonus invece non cambia nulla. Ora occorre una stretta per fare chiarezza sulla Rc, una macchina da utili per le compagnie che forse va riformata».
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