Sostenibilità

L’Italia a basso consumo

stili di vita Consumo intelligente, riciclo, auto-organizzazione: così si fa strada la cultura della sostenibilità

di Redazione

Giulio è un “energivoro”. Si muove solo in macchina, usa lampadine ad alto consumo, figuriamoci se spegne lo stand by della tv, beve acqua imbottigliata, rigorosamente in plastica. Insomma, dell’ambiente si cura ben poco. Quelli come lui nel nostro Paese sono il 39% secondo una recente ricerca Enel e Procter&Gamble sui comportamenti degli italiani per l’ambiente e il risparmio energetico. Gli “ecosensibili”, invece, che conoscono i modi per ridurre i consumi di acqua ed energia e li adottano, sono solo il 26%.
Ma ultimamente, anche gli “energivori” iniziano a preoccuparsi per il caro petrolio e l’aumento del costo dell’energia. È soprattutto una questione di portafoglio, ma qualche buona pratica la seguirebbero, se sapessero come fare e – forse – se andasse di moda. Gli spunti non mancano, basta guardarsi un po’ in giro. Sul sito del WWF ci sono gli ecoconsigli per il comportamento più ecologico possibile in ogni occasione. Tipo: «Prima di comprare qualcosa, chiediti se ne hai veramente bisogno». E pensare che nel 1990 questo messaggio pubblicitario, parte della campagna Per un nuovo stile di vita, è stato rifiutato dalla stampa perché troppo forte.

Baratto hi-tech
La strada del consumo intelligente è quella del risparmio, ma anche del riuso, riciclo, scambio. Così, dal web arriva il baratto dell’era contemporanea: ZeroRelativo è una sorta di eBay senza transazioni in denaro. Si scambiano oggetti con oggetti. Del resto, a chi non è mai capitato, come a Francesca di Firenze, di avere nell’armadio un vestito che non usa mai? Invece di buttarlo, Francesca ha messo foto e annuncio su ZeroRelativo: «Mi hanno regalato una giacca in stoffa, ma non la metto perché mi sta grande. È in buone condizioni, peccato buttarla. La cedo in cambio di abiti e oggetti vintage, sapete quelle cose sepolte nelle soffitte o nei bauli delle nonne…». Paolo, il creatore di ZeroRelativo, è un pesarese. Ne sono fieri all’assessorato all’Ambiente del suo Comune. Appena possono gli fanno pubblicità, come durante gli incontri organizzati da febbraio a maggio dal Forum delle donne: La casa ecologica: una sfida possibile. «A nessuno importava cos’è la bioarchitettura in astratto, ma che interventi di ristrutturazione si possono fare in casa senza spendere un patrimonio», spiega Luca Palombi dell’assessorato.

Acquisti alternativi
Sul mercato entrano sempre più prodotti rispettosi dell’ambiente. A Verona 14 aziende artigiane e architetti alla ricerca della sostenibilità e sopravvivenza sul mercato, hanno creato il progetto Biosfera. Sono disponibili 74 prototipi di mobili in legno massello, coltivato biologicamente o riciclato e trattato a cera.
I produttori locali di generi alimentari spesso si salvano grazie ai gruppi di acquisto solidale, i Gas. Sono gruppi di persone che stabiliscono un rapporto diretto con uno o più produttori. La convenienza è da entrambe le parti: per chi vende, perché è sicuro del guadagno, e per chi compra, perché risparmia. Non solo denaro: acquistando a chilometri zero o quasi si riducono le emissioni di CO2 spese nei trasporti. Anche chi non fa parte di un Gas può comprare a km zero, nei circa 50mila punti vendita diretta da parte dei produttori di tutta Italia, diffusi soprattutto al Nord. In Lombardia il 40% del latte fresco si vende in filiera corta.
«Il primo Gas ha già 14 anni», racconta Mauro Serventi di Fidenza, provincia di Parma. «Io e mia moglie ci chiedevamo come fare a comprare le zucchine biologiche a un costo ragionevole. La soluzione è stata mettersi assieme, una decina di famiglie». Ora di Gas ce ne sono ovunque in Italia. Di solito nascono spontaneamente, a volte, come a Venezia e Ferrara, è l’ente locale che dà lo spunto. Nella città delle biciclette, Ferrara, dove il 26% degli abitanti va al lavoro su due ruote, il servizio Sviluppo sostenibile e partecipazione del Comune ha promosso la nascita di due Gas, con il coinvolgimento di quello che già c’era.

Quartiere per quartiere
Il Comune di Venezia cerca di coinvolgere i cittadini nelle pratiche di sostenibilità dal 2004, con il progetto Cambieresti?, un acronimo per “consumi, ambiente, risparmio energetico, stili di vita”. Un migliaio di famiglie si sono impegnate a provare sulla loro pelle cosa vuol dire riciclare, migliorare gli infissi in casa, comprare prodotti biologici locali, usare i mezzi pubblici, etc. Al primo progetto ne sono seguiti due simili, sul risparmio di energia e mobilità.
«Hanno funzionato bene le riunioni di quartiere. Lì le persone si incontrano e trovano il coraggio di adottare stili di vita alternativi al modello dominante, perché non sono soli. Così a Venezia e Mestre sono nate diverse esperienze di gruppo, ad esempio per l’autocostruzione di pannelli solari», racconta Eliana Caramelli, del Comune. La nuova frontiera dei Gas, d’altra parte, è acquistare energia dalle rinnovabili, per creare reti di territori indipendenti dalle fonti fossili. Venezia e Ferrara, assieme a molti altri enti locali italiani e stranieri, hanno partecipato alla Conferenza europea sul clima a Rovigo dal 2 al 4 aprile, organizzata dalla rete internazionale di enti locali Iclei.

Frittura d’auto
I sardi Matteo e Mattia non ne possono più della dipendenza da petrolio e da tre anni usano l’olio fritto di scarto dei ristoranti come biodiesel. Non inquina e non ingrassa le compagnie petrolifere. Eco2tour è un’iniziativa nata quasi per gioco, da un viaggio di piacere lungo il perimetro della Sardegna. «La gente ci ha accolto a braccia aperte, alcuni ci hanno anche offerto la cena, oltre all’olio fritto», racconta Matteo. «Abbiamo percorso già 180mila chilometri e l’auto va ancora bene. Il prossimo viaggio sarà da Roma a Bruxelles, senza grosse pretese: vogliamo solo dimostrare che ci sono tanti modi per non inquinare. Ognuno cerchi il suo».


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