Formazione

servizio civile, nasce quello “fai da te” L’ente campano lancia i Laboratori di servizio civile. Ai committenti tre volontari in servizio per 4 mesi “costano” 5mila euro di Stefano Arduini

trend L'iniziativa, prima nel suo genere, dell'Amesci

di Redazione

Nasce in Campania il servizio civile fatto in casa. A lanciare la formula home made, con tanto di registrazione del marchio, è l’Amesci che, a inizio anno, dopo una prima fase di sperimentazione, ha varato i Laboratori di servizio civile. Si tratta di pacchetti che prevedono ognuno l’impiego di tre giovani fra i 18 e i 28 anni per 4 mesi e per 15 ore la settimana in sei settori di intervento prevalenti (sicurezza, protezione civile, ambiente, servizi sociali, cultura e turismo). Il costo del Laboratorio è pari a 8.400 euro. Di questi, 5mila sono a carico dei committenti (3mila a copertura delle borse formative riconosciute ai partecipanti a cui vanno aggiunti altri 2mila euro destinati all’Amesci per la formazione), il resto invece è garantito da un fondo privato che l’ente ha costituito attraverso il fund raising.
Proprio in questi giorni si è chiusa la selezione di 15 giovani, richiesti dalla Provincia di Napoli, che saranno impegnati in attività di protezione civile e di 51 ragazzi che il Comune di Salerno impiegherà per tamponare l’emergenza rifiuti. In quest’ultimo caso a partecipare alle selezioni sono state 600 persone. Anche nella fase di rodaggio, ad interessarsi ai Laboratori di servizio civile sono stati esclusivamente enti pubblici. Fin dalla denominazione, il richiamo al servizio civile nazionale – l’Amesci fra l’altro, è un ente accreditato fra i più attivi – è immediato. In questo caso però i progetti non sono valutati da alcun ente esterno e le selezioni sono gestite in prima persona dall’ente. Che, avendo natura privata, si mette al riparo da ogni possibile ricorso amministrativo: «Applichiamo comunque gli stessi criteri che utilizziamo per i progetti finanziati dal ministero della Solidarietà sociale», rassicura il presidente Enrico Maria Borrelli.
Quanto alla natura del rapporto professionale che si accende fra i partecipanti e l’ente, «non c’è un’unica strada», interviene Borrelli, «dipende dalle esigenze del committente: nel caso di Salerno, per esempio, abbiamo stipulato una serie di contratti a progetto». Come le normali società di lavoro interinale? Borrelli sgombra il campo da dubbi: «C’è una differenza sostanziale. nei nostri Laboratori i ragazzi partecipano a corsi di formazione sulla responsabilità sociale e la cittadinanza attiva, nulla a che vedere con il lavoro in affitto».


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