Economia

Conf e Lega, prove tecniche di matrimonio

cooperazione Accesso al credito: disco verde al Confidi nazionale

di Redazione

L’argomento matrimonio per ora è bandito. Un po’ per scaramanzia, un po’ per sano realismo. Ma i fidanzati, dopo mille litigi e dichiarazioni, avvicinamenti e prese di distanza, hanno ripreso a parlarsi. E a sognare progetti in comune. Intanto le due centrali, Confcooperative e Legacoop, cercano una casa da condividere, un luogo dove far nascere un Confidi nazionale. Una struttura consortile in grado di sostenere lo sviluppo delle cooperative, garantendone l’accesso al credito. «L’obiettivo primario è dare una mano allo sviluppo delle imprese», afferma Giuliano Poletti, presidente di Legacoop,«ma allo stesso tempo poniamo una pietra per un’eventuale fusione».
Vita: A che punto siete con la costituzione del consorzio fidi nazionale?
Giuliano Poletti: L’iniziativa è in cantiere. In questa prima fase di trattative stiamo definendo regolamento e statuto. E soprattutto stiamo raccogliendo l’adesione dei confidi regionali. Perché senza il consenso delle federazioni e dei fidi del territorio, non si va da nessuna parte.
Vita: Perché è così importante la nascita di un organismo unico di garanzia?
Poletti: Lo richiede il testo unico della finanza. Senza una media dimensione patrimoniale si rischia di essere tagliati fuori. E poi c’è il nuovo sistema di rating imposto da Basilea 2 che ci impone di diventare grandi per continuare ad operare. L’accesso al credito delle coop è un problema che fa soffrire tutto il comparto. Serve uno strumento più forte ed efficiente.
Vita: Il nuovo confidi è l’anticamera delle future nozze tra Lega e Confcooperative?
Poletti: Si tratta di un’alleanza strategica, peraltro già presente su base regionale in qualche consorzio, riproposta su tutta la penisola. All’orizzonte c’è anche l’idea di un’intesa tra Lega e Conf. Una fusione graduale che passa per piccoli e medi progetti. Il nostro compito è di salvaguardare le specifiche tradizioni all’interno del confidi e di assicurare che le aggregazioni non sacrifichino il rapporto con i territori.
Vita: Fatto il consorzio fidi, vi manca solo una banca. Dopo la scalata – fallita – di Unipol su Bnl…
Poletti: La banca delle coop c’è già. Ed è rappresentata dalle 395 Bcc e da Unipol banca. L’esperienza di Bnl, con tutte le sue conseguenze negative, ci ha segnato profondamente. Non intendiamo buttarci in situazioni avventurose.
Vita: Negli ambienti della cooperazione si continua a parlare di accordi Unipol – Bcc. È allo studio almeno una partnership sul bancassurance?
Poletti: Vale il solito ragionamento che si fa per Conf e Lega. Bisogna partire dai singoli soggetti, su base regionale. E le intese si stringono solo se sono utili ai soci. Quando si presenteranno le condizioni opportune, le centrali saranno sicuramente facilitatori di eventuali alleanze.
Vita: Da Bruxelles intanto potrebbe arrivare un freno allo sviluppo mettendo in forse le agevolazioni fiscali della grande distribuzione. Se passasse questo orientamento. cosa accadrà?
Poletti: Nell’immediato nulla di catastrofico. Ma si apre una prospettiva negativa per tutto il comparto. Gli utili delle coop sono destinati a riserve, un volano per lo sviluppo e la tenuta patrimoniale. Se queste prerogative del mutualismo verranno colpite si mette a rischio tutto il mondo cooperativo.


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