Formazione

Aver 20 annie sfidare Medvedev È laureata in economia. Guadagna 200 euro al mese.Lavora per una grande ong. Che lo scorso anno il potere voleva chiudere. Ma alla fine ha vinto lei… di Carlotta Jesi

L'altra Russia Il racconto di una giovane attivista

di Redazione

Bad light, cattiva luce. Anna Dobrovolskaya ha 22 anni, una laurea in economia, uno stipendio di 200 euro al mese e una certezza: il pericolo numero uno per i giovani attivisti russi come lei oggi è il clima di sospetto e di diffidenza che il governo di Dimitry Medvedev, come già quello di Putin, monta contro chiunque si batta per difendere i diritti umani. Una «cattiva luce» più temuta delle minacce e delle botte, «perché fa apparire i lavoratori delle ong come spie dell’Occidente assetati di potere, e ci isola». Dagli altri giovani, e dai propri amici, prima di tutto. Anna, responsabile del settore Formazione per l’ong International Youth Human Rights Movement, l’ha provato sulla sua pelle. «In Russia le università non offrono corsi di laurea o master per chi voglia lavorare nel sociale. Come molti altri giovani attivisti, sono andata all’estero, ho studiato su Internet e partecipato a seminari informali per imparare il più possibile sui diritti umani. Sono andata avanti mentre i miei amici restavano indietro, sperando che le cose non cambiassero e guardandomi con sospetto». Da Voronezh, 600 chilometri a sud di Mosca, oggi Anna lavora per cambiare le cose: organizza corsi di formazione sui diritti umani e sull’attivismo giovanile.
Vita: Quali sono le sfide più importanti per la società civile russa?
Anna Dobrovolskaya: Promuovere la partecipazione sociale e la consapevolezza che i cittadini possono risolvere molti problemi senza aspettare che sia lo Stato a farlo. Per anni, in Unione Sovietica, il terzo settore è esistito solo come forma di assistenza ai deboli o di protesta verso il regime.
Vita: Lavorare nel non profit è una carriera che tenta i giovani?
Dobrovolskaya: Assolutamente no. Perché non credono sia davvero possibile cambiare le cose dal basso, e per gli stipendi bassi: l’affitto dell’appartamento in cui vivo è di 200 euro al mese, come il mio stipendio. Mi mantengo dividendo la casa con altri ragazzi, ma a Mosca, dove un appartamento in affitto costa mille euro al mese, chi può permettersi di lavorare nel non profit? L’attivismo sociale è confuso con l’attivismo politico, e le iniziative dedicate ai giovani sono quasi sempre decise dall’alto: dal governo o dalle autorità locali. Si calcola che solo il 15% dei ragazzi sia impegnato nel sociale, come volontario o come operatore retribuito. Questo perché i giovani sono intimiditi e finiscono per preferire il puro intrattenimento all’azione. È una crisi motivazionale profonda.
Vita: L’elezione di Medvedev cambierà qualcosa?
Dobrovolskaya: In peggio, purtroppo: gli operatori delle ong si attendono nuove forme di controllo e un inasprimento dell’autoritarismo.
Vita: Nel 2006 Putin ha approvato una legge che estende il controllo del governo sulle ong. Che impatto ha avuto sul suo lavoro?
Dobrovolskaya: L’organizzazione per cui lavoro, una delle ong internazionali più grandi di Russia, è stata chiusa a causa di un errore burocratico. Secondo la nuova legge, essendo un ente non governativo internazionale, dobbiamo inviare un report e i bilanci della nostra attività a Mosca, cosa che abbiamo fatto. La Federal Registration Service (Frs), tuttavia, attendeva questi documenti a Nizhniy Novgorod, dove la nostra ong è registrata, e non avendoli ricevuti ci ha dichiarato inattivi e ha deciso di chiuderci. Siamo stati informati della cosa per lettera, appena una settimana prima della data fissata per il processo a nostro carico. Solo grazie a una massiccia campagna di sensibilizzazione, alla nostra innocenza e al supporto di altre sigle, le autorità hanno riconosciuto il loro errore. Il nostro è stato solo uno dei tanti casi di prepotenza verso le ong generati dalla nuova legge e denunciati da Human Rights Watch.


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