Salute

litio: costa poco,potrebbe fare molto.e i malati sperano

sla Il minerale arresterebbe la progressione della malattia

di Redazione

Il primo aggettivo che usa è «sconvolgente». Poi il dottor Mario Melazzini riacquista il suo aplomb e si ritira su un «estremamente interessante». Nel frattempo però ha anche detto che, se fosse vero, «la scoperta merita il Nobel». A suscitare tutto questo entusiasmo è la recente scoperta fatta dall’équipe del professor Francesco Fornai, dell’università di Pisa: il litio rallenta il progredire della sclerosi laterale amoiotrofica (Sla), una gravissima malattia neurodegenerativa e progressiva per cui, fino ad ora, non ci sono cure.
Lo studio è stato pubblicato a febbraio su una rivista scientifica americana, Pnas. Detto in parole semplici, il professor Fornai ha scoperto che un farmaco da due soldi come il litio ha un valore enorme: il litio infatti stimola l’autofagia delle cellule, un processo che consente alla cellula di rinnovare il proprio contenuto e di rimuovere selettivamente gli organelli danneggiati e d’altro canto diminuisce la formazione di proteine tossiche per il sistema nervoso, in particolare il glutammato. La conseguenza di tutto ciò è un sostanziale arresto della progressione della Sla, constatato non solo sui topi di laboratorio, ma anche sull’uomo. «Il professor Fornai ha già condotto uno studio su 16 pazienti e per quindici mesi questi malati sono rimasti in condizioni sostanzialmente identiche, una cosa che abitualmente con la nostra malattia non succede», spiega Melazzini. «Certo, i numeri sono piccoli e i pazienti presentavano tutti un quadro atipico, migliore della media, ma le premesse fanno ben sperare».
Tant’è che Melazzini, in quanto presidente di Aisla, ha già scritto ai neurologi vicini all’associazione per sollecitarli ad avviare uno studio osservazionale: «Li ho invitati a prescrivere i sali di litio ad alcuni dei nostri malati, in uno studio che coinvolgerà almeno 200 persone, e in meno di un anno i risultati, se ci sono, saranno evidenti, così che potranno esssere codificati in tempi brevissimi», ci dice. «Certo è importante redigere un protocollo, individuare i criteri di outcome, perché il litio è un farmaco non scevro da effetti collaterali importanti a livello cardiaco, renale, tiroideo: però penso che entro un mese potremo partire». Parteciperanno allo studio persone nella fase iniziale della malattia, quando è più evidente il mantenimento o la modifica delle funzioni: «Diciamo pazienti a 12/18 mesi dalla diagnosi, con un punteggio elevato nella scala Als-Frs», spiega Melazzini. Nel frattempo Fornai continuerà con i suoi studi e con altro protocollo.
Ma sul fronte Sla ci sono anche altre novità. Melazzini infatti sta concludendo in questi giorni uno speciale “giro d’Italia” che lo ha portato a incontrare gli assessori alla Sanità di quasi tutte le Regioni italiane (Campania e Calabria escluse) per fare il punto sull’assistenza ai malati di Sla: «Un viaggio con ombre e luci», ci dice: «Ombre perché abbiamo riscontrato quasi ovunque la non osservanza dei diritti dei malati, soprattutto in termini di assistenza; luci perché abbiamo trovato una grande disponibilità a collaborare: quasi tutte le Regioni hanno attivato dei tavoli ad hoc e si sono impegnate per garantire l’assegnazione dei comunicatori vocali».


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