Cultura

Ho accettato l’islamma non cambiato dio

chi ha fatto il salto Parla Guido, sposato e convertito

di Redazione

Guido, lei è italiano e ha sposato una donna musulmana. Qual è il suo pensiero riguardo i matrimoni interreligiosi?
Guido: Nelle nostre società multiculturali e multireligiose sta diventando sempre più normale che i matrimoni siano contratti da persone di religione diversa. Credo che si debba essere tolleranti e capire che il matrimonio è un’unione tra due persone che possono avere diverse credenze. In ogni caso, quando due persone si amano trovano di solito anche delle soluzioni perché le credenze religiose di ognuno vengano rispettate il più possibile, facendo dalle due parti qualche compromesso, se necessario.
Yalla: Crede che un uomo cristiano debba convertirsi all’Islam per poter sposare una donna musulmana?
Guido: Il discorso può riguardare il matrimonio religioso, perché per il matrimonio civile non ci sono problemi. Ci sono spesso degli impedimenti o delle condizioni quando si tratta di matrimoni religiosi “misti”, per tutte le tre religioni monoteiste. Al di là di quel che penso, credo che si debba tener conto degli sviluppi possibili in questo campo, che possono essere oggetto di analisi da parte dei teologi e degli altri esperti del settore.
Yalla: Cosa comporta una conversione?
Guido: Dipende dalle persone. Vanno distinti due piani: quello pratico e quello interiore. In certi casi la conversione, sul piano pratico, non produce grossi cambiamenti nella vita di tutti i giorni, mentre in altri casi le pratiche religiose influenzano certi aspetti. Ma non credo che rispettare gli obblighi religiosi possa creare cambiamenti davvero “rivoluzionari” nella vita di qualcuno. Sul piano più profondo e interiore, poi, dipende da come si vive la “conversione”, ossia se è una ricognizione di qualcosa che già esiste o una svolta nel proprio modo di pensare e di relazionarsi con la famiglia e la società in cui si vive. Si diventa forse più sensibili, in certi casi, nei confronti di certe questioni morali, soprattutto se si passa da un modo di vivere completamente materialistico a un nuovo modo di percepire la realtà, più spirituale. Ma chi già aveva certe sensibilità continua a vivere come prima, o quasi.
Yalla: Come ha vissuto la sua conversione?
Guido: Il termine “conversione”, per quanto mi riguarda, non è esatto. In effetti credo di aver concepito il mio rapporto con Dio, in quanto credente, fin da ragazzo, quindi si è trattato semplicemente di una presa di coscienza. In altre parole, mi sono “trovato” nell’Islam. Ciò significa che ho potuto conoscere l’Islam, qui in Francia, e che ho così realizzato che i suoi principi fondamentali erano conformi al mio modo di sentire. Non credo, in generale, che si debba “drammatizzare” l’adesione all’Islam di un “occidentale”. Si tratta di capire che ebrei, cristiani e musulmani credono tutti nello stesso Dio, anche se in maniera diversa. Abbiamo talmente tante cose in comune che la conversione all’Islam si risolve in un modo di vivere un percorso coerente.
Yalla: Una coppia mista riscontra problemi nell’educazione dei figli?
Guido: Credo che sia opportuno spiegare ai nostri figli le differenze tra le diverse religioni; saranno poi loro a decidere, quando saranno più grandi. Dovranno prima di tutto realizzare se sono credenti o meno, e poi fare le loro scelte religiose (in senso lato), che noi genitori dovremo in ogni caso rispettare. L’importante è non precludere loro nessuna strada, dato che non si può obbligare nessuno a credere in Dio, né tanto meno ad aderire ad una religione determinata.
Yalla: A livello istituzionale quali sono i problemi che deve affrontare una donna musulmana per poter sposare un uomo non musulmano?
Guido: In Francia, dove vivo, non esistono problemi “istituzionali”, perché il matrimonio è un contratto giuridico “laico” nel quale l’aspetto religioso non è contemplato.

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