Non profit
tsunami 2004: gli sms scopronola trasparenza
il caso La raccolta di Stato pretese chiarezza. In questo modo
di Redazione
È un fatto, e lo ribadiamo. Per le associazioni non profit le raccolte fondi tramite sms solidali sono «un ottimo», se non «il miglior strumento» di fundraising. Anche se qualcuna riconosce che «la vera trasparenza» imporrebbe altre regole.
«Richiederebbe un’altra impostazione», ammette il direttore Fundraising di Telethon, Niccolò Contucci, «ma ho la massima fiducia negli operatori telefonici, che non hanno mai dato alcun motivo per nutrire dubbi, quindi ogni sospetto di irregolarità è insensato». Fin qui, tutti d’accordo. Nessuno, tantomeno noi, abbiamo mai avanzato alcun sospetto di «irregolarità», semmai abbiamo ipotizzato un miglioramento generale nella accountability del sistema, per renderlo ancora più efficace e sicuramente più trasparente, nell’interesse di tutti: donatori, beneficiari e “mandatari”, ovvero grandi aziende di telefonia con la csr in testa.
Tanto più che qualcuno, in un recente passato, è riuscito a strappare agli operatori telefonici regole di rendicontazione sicuramente migliori di quelle assicurate alle associazioni non profit. Con garanzie scritte nero su bianco.
Abbiamo interpellato a proposito un esperto di contratti del Movimento Consumatori, che ha personalmente visionato un mandato speciale con rappresentanza. «Gli accordi relativi a costi, interessi e report ci devono essere per forza, magari da qualche altra parte», ha detto a Vita Piero Pacchioli, «altrimenti evidentemente questi aspetti devono far parte di un regolamento interno che non viene mostrato a nessuno». «Non si dice ad esempio nulla», aggiunge, «sui costi operativi del servizio, né su chi ricadano, e quando si parla del conteggio degli sms non si specifica in che modo avvenga, né quali siano le modalità del conguaglio». «È anche vero», conclude, «che nel contratto tra privati vale ciò su cui ci si mette d’accordo, il resto è a discrezione».
Ma come mai, chiediamo noi, gli attuali accordi sottoscritti con le onlus non contengono le stesse garanzie messe nero su bianco ai tempi dello tsunami? Perché i termini contrattuali stabiliti per la raccolta fondi a favore della Protezione civile sono rimasti un unicum? Due pesi e due misure? «Assolutamente no», risponde Luca Gelli, responsabile dei Rapporti con le onlus per Tim – Telecom. «È che siamo in due sfere diverse. Un ente pubblico di emanazione della Presidenza del Consiglio fa riferimento alle leggi della pubblica amministrazione, con un soggetto privato si stipula un accordo privato». «Il contratto fu redatto dal dipartimento della Protezione civile, ci fu praticamente imposto», aggiunge il manager Csr di Wind, Amedeo Tartaglia, «ma oggi noi diamo le stesse garanzie ai piccoli».
C’è chi riconosce, però, che i costi incidono sul trattamento. «La totale gratuità del servizio messo a disposizione delle associazioni», spiega Chantal Hamende, responsabile dei Rapporti con le onlus di 3, «impone all’operatore telefonico, per evitare costi aggiuntivi, anche l’essenzialità gestionale». Ovvero, diciamo noi: trattare tutti come la Protezione civile costa troppo. Una volta basta e avanza?
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